MARCHIONNE SI FA LA SUA COSTITUZIONNE
La grande notizia è che l'Amministratore Delegato della FIAT, Marchionne, dopo l'ennesima dichiarazione di abbandono dell'Italia, finalmente dovrebbe incontrare il governo nei prossimi giorni. Per far vedere che si tratta di una cosa seria, si è tenuto da parte del governo a sottolineare che Berlusconi andrà all'incontro accompagnato da tutti e due i suoi tutori, il ministro Giulio Tremonti ed il sottosegretario Gianni Letta. Ciononostante, secondo le previsioni, il tutto si ridurrebbe semplicemente alla stesura di un comunicato di rassicurazione, dopo il quale Marchionne continuerà a fare quello che gli pare, come ha sempre fatto.
Marchionne tiene in pugno tutti quelli che gli hanno dato credito sinora, perché se questi smentissero lui, sarebbero costretti a smentirsi a propria volta; ma meno che mai potrebbe smascherarlo l'attuale governo, il quale ha basato la sua linea economica sulla proposta di modifica dell'articolo 41 della Costituzione, quello che parla dell'esercizio della libertà economica. Nella prima stesura della proposta di modifica si passava dalla responsabilità sociale dell'impresa a quella individuale dell'imprenditore, come a dire che l'imprenditore è l'unico giudice di se stesso, e non deve rendere conto a niente e a nessuno. Nella proposta presentata ieri dal governo, la formulazione sembrerebbe a prima vista puramente tautologica, per cui sarebbe permesso all'imprenditore tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge. La superfluità dell'affermazione cela però un espediente retorico, per suggerire che adesso ci sia qualche oscuro nemico che lega le mani all'imprenditore. Dalla formulazione esplicita si ripiega nell'allusione, nel sottinteso, in modo da aumentare la confusione e quindi l'arbitrio.
Appare chiaro che la proposta di modifica costituzionale avanzata dal governo avrebbe un iter troppo complesso per sperare di essere approvata, perciò il vero obiettivo è, ancora una volta, solo quello di delegittimare l'attuale Costituzione per crearne una virtuale, basata sui colpi di mano del più prepotente. Ed è stato così che Marchionne ha potuto crearsi una Costituzione a proprio uso e consumo, che gli ha consentito di scavalcare governo e parlamento, e di legiferare abusivamente in materia di relazioni industriali, nonostante che la legge lo vietasse espressamente.
Il golpe strisciante che sta avvenendo da anni in Italia, infatti non consiste nel cambiare davvero le regole e le istituzioni, ma di travisarne il senso, facendone dimenticare la funzione originaria. In tal modo la vera istituzione, la vera Costituzione materiale, diventa la propaganda: chi controlla la propaganda fa le regole. Risulta ovvio che queste regole siano schizofreniche, dettate solo dall'interesse del momento e quindi destinate a contraddirsi; ma la schizofrenia della propaganda riesce spesso a colpire e coinvolgere anche coloro che la segnalano.
Nella manifestazione al Palasharp di Milano, lo scrittore Umberto Eco ha denunciato la schizofrenia di Berlusconi, ma poi lo stesso Eco, allorché ha dovuto cercare un Paese "cattivo" da paragonare all'attuale condizione dell'Italia, non ha trovato di meglio che rivolgersi ai "mostri" fabbricati dalla propaganda, nel caso specifico l'Iran. Ma la vera malvagità dell'Iran consiste nel non far parte dell'Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO), e nell'aver creato una borsa petrolifera alternativa a quelle anglo-americane.
Che l'instaurazione di governi-fantoccio come quello italiano possa avere qualcosa a che fare con le organizzazioni internazionali ed i trattati internazionali che impongono le loro direttive coloniali agli Stati nazionali, costituisce un'ipotesi che non può sfiorare quasi nessuno. Quando mai la propaganda ufficiale ci parla di WTO? Quante persone ne conoscono l'esistenza e le funzioni?
Il WTO è un governo invisibile, che pure esiste nell'ufficialità dei trattati internazionali, un governo di cui si potrebbe sapere tutto tramite il sito del Ministero degli Esteri, ma di cui però non si sa nulla. Il fatto che i trattati internazionali, come quelli istitutivi del WTO, abbiano travolto gli Stati nazionali e li abbiano ridotti ad amministrazioni locali, non vuol dire che lo Stato non esista più. Il punto è che oggi sono i trattati internazionali e la loro dittatura a costituire lo Stato, quello vero.
Ed il problema è che la nostra Costituzione sotto attacco, quella che alcuni vorrebbero difendere con le lacrime agli occhi, contiene il suo vizio di origine proprio nel riconoscere uno status di superiorità ai trattati internazionali, i quali non possono essere neppure sottoposti a referendum abrogativo. A suo tempo lo scopo era di impedire che venisse messo in discussione il trattato di pace appena firmato da De Gasperi; ma sta di fatto che ciò creava una sorta di vulnus giuridico all'assetto costituzionale: una Carta che da un lato si pone come Legge suprema di un Paese, ma dall'altro lato riconosce nei trattati internazionali una direttiva superiore ed intoccabile.
Che i trattati internazionali costituissero uno strumento di colonialismo era noto sin dall'800, dato che la Cina, formalmente sempre rimasta indipendente, di fatto era stata ridotta ad un territorio d'oltremare della Gran Bretagna tramite l'imposizione di trattati militari e commerciali. I nostri Padri Costituenti dovevano perciò intuire le conseguenze di ciò che facevano nel momento in cui non ponevano alcun argine costituzionale allo strapotere dei trattati internazionali, cioè nessun argine al colonialismo.
Quindi non si può difendere una Costituzione che non vuole essere difesa. In compenso si può attaccare la subordinazione ai trattati internazionali, e sarebbe anche ora.
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