LE PRIVATIZZAZIONI NON DORMONO MAI
L'Unione Europea sembrerebbe ossessionata dal problema dei "diritti umani" a Cuba. Dopo l'assegnazione del Nobel per la letteratura ad un ex romanziere (ora opinionista anticastrista, ed anti-Chavez ed anti-Morales, del quotidiano spagnolo "El Pais"), l'ultima perfomance a riguardo è stata l'assegnazione, da parte del Parlamento Europeo, del Premio Sacharov al "dissidente" cubano Guillermo Farinas, il quale, secondo la propaganda ufficiale, avrebbe condotto vari scioperi della fame per la liberazione dei detenuti politici a Cuba. Sulla vicenda è subito circolata una battuta, cioè si è domandato se tale richiesta di liberazione si estenda anche ai detenuti - o sequestrati - nella base militare USA di Guantanamo, situata su un pezzo di territorio cubano sottratto alla giurisdizione del governo locale. Nessuno di quei sequestrati di Guantanamo potrà mai accedere al rango di "dissidente", poiché si tratta di persone a cui è stato sottratto nome e identità. Per queste persone l'UE si è accontentata della promessa generica del Presidente USA, Barack Obama, di chiudere, un giorno o l'altro, il campo di concentramento di Guantanamo; nel frattempo in Europa, nella base militare USA di Bondsteel in Kosovo, è sorta una Guantanamo bis, stando a quanto denunciato nel 2005 dall'inviato per i Diritti Umani della stessa Unione Europea, Alvaro Gil-Robles.
Non si tratta soltanto dei due pesi e due misure che il Sacro Occidente applica sistematicamente in tema di diritti umani, e neppure si potrebbe concludere che, visto che i diritti umani li violano tutti, allora è come se non li violasse nessuno. Il punto è che l'ossessione dimostrata dall'Unione Europea nei confronti di Cuba, risulta talmente inattendibile nei moventi dichiarati, da implicare una completa inattendibilità anche di tutta l'informazione "occidentale" riguardante il regime castrista.
Mentre il regime cubano viene criminalizzato dalla propaganda ufficiale per il suo "fallimento economico" e per la sua "violazione dei diritti umani", non si rinuncia neppure a denunciarne la presunta incoerenza rispetto ai principi rivoluzionari. Qualche settimana fa la propaganda ufficiale ci ha presentato addirittura un Fidel Castro sionista, mentre in questi giorni ci si fa sapere che Raul Castro si sarebbe anche lui convertito alle privatizzazioni. Insomma, chi più ne ha, più ne metta.
Quando un Paese che, a ragione o a torto, viene identificato come simbolo del socialismo, viene fatto oggetto di un attacco così sistematico, allora è segno che dietro una tale persecuzione propagandistica deve esserci la volontà di legittimare una ulteriore ondata di privatizzazioni. In Europa i Diritti Umani dormono, ma le privatizzazioni non dormono mai.
I giornali ci hanno, come al solito, pseudo-informato sul nuovo "patto di stabilità" firmato dai Paesi dell'Unione Europea; ci hanno fatto sapere che Tremonti ha esibito soddisfazione per aver ottenuto norme più elastiche, mentre la Banca Centrale Europea non sarebbe contenta. In effetti la soddisfazione di Tremonti non poggia su nulla, dato che l'aver strappato la concessione che tra i parametri del debito venga considerato anche l'indebitamento delle famiglie, poteva rivestire un significato positivo per l'Italia sino ad una decina di anni fa, quando eravamo ancora la patria del risparmio; ma oggi il finanziamento ai consumi ha invaso il nostro Paese, perciò gli Italiani hanno cominciato ad indebitarsi per accedere anche ai consumi più consueti e meno lussuosi. Quindi, ancora una volta, Tremonti ci prende in giro, ma questa non è una sorpresa.
In realtà il testo della bozza di patto che ha cominciato a circolare da maggio, che è stato presentato in Parlamento, e di cui giornali come "Il Sole-24 ore" hanno fornito un sunto, contiene una di quelle espressioni in gergo "unioneuropeo" che fanno intendere quale sia il principale scopo di questo accordo, che non è affatto quello relativo alla stabilità delle finanze pubbliche.
http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2010-05-13/riscrive-patto-stabilita-rafforzare-092000.shtml
Nel testo si parla infatti di "ampliare la sorveglianza economica per prevenire e correggere gli squilibri macroeconomici e di competitività", una locuzione oscura ed involuta che, tradotta, suona semplicemente come "privatizzare"; privatizzare ancora, privatizzare tutto. "Competitività", "concorrenza", "riforme strutturali" (anche Togliatti plagiato!) sono tutte espressioni che sono diventate altrettanti sinonimi per "privatizzazioni", una parola che ormai si cerca di pronunciare il meno possibile, poiché ha assunto un suono odioso per molta gente. Con quello che costano le privatizzazioni in termini di aumento della spesa pubblica, cioè di sovvenzioni ai privati prima, durante e dopo l'acquisizione dei beni, la "stabilità finanziaria" se ne va a farsi friggere; un fatto che indica come le politiche di bilancio della UE siano soltanto un pretesto.
Nel 2004, prima di costruirsi ad arte una fittizia fama di "no-global", Giulio Tremonti si vantava di essere stato il ministro dell'Economia che più aveva privatizzato nella Storia d'Italia, e inoltre sottolineava che, grazie a lui, l'Italia era il Paese che più aveva privatizzato al mondo.
http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:SeAZxsfsgfUJ:ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/10/13/tremonti-contro-le-societa-privatizzate.html+tremonti+privatizzazioni&cd=12&hl=it&ct=clnk&gl=it
Allora era una millanteria, dato che molte delle privatizzazioni tentate da Tremonti furono a suo tempo bloccate dalla Corte dei Conti. Negli ultimi due anni, purtroppo, la millanteria è diventata realtà: l'Italia è stata privatizzata a tappeto, acqua compresa, ma pare che ci sia ancora qualcosa su cui mettere le mani: patrimoni immobiliari, beni culturali, previdenza e ammortizzatori sociali. In tutti i business in questione le varie cordate affaristiche sono sempre guidate da multinazionali anglo-americane, ma anche tedesche o francesi, il cui vero obiettivo è di mettere le mani sulla "roba", cioè sulla ricchezza reale e tangibile dei patrimoni immobiliari, perché in fondo il denaro non è tutto. Quindi la "globalizzazione" è solo uno slogan, mentre la colonizzazione dell'Italia costituisce un dato di fatto.
Tremonti intanto non rinuncia a seminare confusione, e ancora sino a poco tempo fa lanciava frecciatine a Bersani, responsabile nel 1999 dello spezzettamento dell'Enel e della sua trasformazione in SPA. Così gli opinionisti ufficiali possono continuare a propinarci la fiaba del Tremonti statalista e "colbertista", ed a coprire così le privatizzazioni mascherate dal "federalismo demaniale" e dal "federalismo fiscale", due provvedimenti tendenti a cedere completamente ai privati sia i patrimoni immobiliari pubblici, sia i servizi delle aziende municipalizzate, e persino l'esazione fiscale. Ma in fondo Tremonti non fa altro che obbedire alle "direttive europee", che, guarda caso, sono la fotocopia delle direttive del Fondo Monetario Internazionale, un'istituzione che, altrettanto casualmente, ha la sua sede centrale a Washington.
Perché viene data per scontata l'accettazione del colonialismo statunitense? Perché non se ne parla né a destra né a sinistra? Perché nessuna forza politica che aspiri ad una rappresentanza parlamentare accenna al colonialismo imperante in Italia?
Forse perché sanno che, in caso di elezioni, non gli verrebbero riconosciuti ufficialmente neppure i voti dei parenti più prossimi.
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