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"La malevolenza costituisce pur sempre l'unica attenzione che la maggior parte degli esseri umani potrà mai ricevere da altri esseri umani."

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LANDINI FA DA SPONDA ALLA FINTOCRAZIA MELONIANA
Di comidad (del 20/02/2025 @ 00:05:06, in Commentario 2025, linkato 4135 volte)
Non si può escludere in assoluto che dietro le esternazioni di Trump vi sia qualcosa di simile a una strategia, però al momento nulla lo conferma; semmai certi eccessi comunicativi farebbero sospettare il contrario. L’approccio dell’amministrazione Trump infatti presenta evidenti affinità con quelle tecniche di management per le quali ogni nuovo dirigente di un’azienda tende immancabilmente a presentare la sua persona come la cesura e il ponte tra un’epoca oscura di apatia, corruzione e incompetenza, ed una nuova era di luminosi destini. I toni messianici e palingenetici fanno parte ormai del comune bagaglio comunicativo di qualsiasi dirigente di SpA, di ASL, di municipalizzata o di istituto scolastico, così come ne fanno parte la tendenza ad insolentire i dipendenti e a trattarli come parassiti, le promesse di drastici repulisti e gli annunci di un caos rigeneratore. D’altra parte il caos non sempre riesce a prevalere sulla routine, per cui le aziende vanno avanti nonostante i loro dirigenti.
Assodato che il salvatore dell’umanità è il tipo più comune di essere umano, si potrebbe persino supporre che le attuali “vittime” di Trump stiano esagerando la sua minaccia e la sua presunta anomalia per accreditare a loro volta l’avvento di qualche altro messia designato a gestire la nuova emergenza ed a scongiurare la solita catastrofe incombente. Il mantra attuale è che la politica dei dazi di Trump stia facendo saltare il modello “mercantilista” dell’Unione Europea; un modello basato sul primato delle esportazioni rispetto al mercato interno. Ma si potrebbe anche ragionevolmente ritenere che la vera priorità fosse quella di deprimere il mercato interno non quella di esportare. Ciò spiegherebbe anche la spensierata disinvoltura con la quale le oligarchie europee si sono imbarcate nell’ultima avventura bellica, di cui erano scontati gli effetti devastanti sull’industria. Tre anni di calo incessante della produzione industriale hanno infatti determinato un 2024 di profitti record per le banche italiane e dell’eurozona, ribadendo ancora una volta che le sfortune dell’economia reale coincidono con le fortune della finanza. Quando c'era il quantitative easing, la BCE creava moneta per comprare azioni delle banche, mentre oggi la stessa BCE aumenta i tassi di interesse; in un modo o nell’altro le banche ci guadagnano sempre.
Del resto è ovvio, dato che muovere denaro risulta molto più facile e veloce che mobilitare lavoro e materie prime, per cui un prodotto industriale può richiedere anni di sforzi mentre un prodotto finanziario lo si allestisce in un attimo. L’Unione Europea è nata in funzione della mobilità illimitata dei capitali, quindi la deindustrializzazione ne era l’esito prevedibile; tanto è vero che anche le grandi imprese industriali si sono trasformate in finanziarie, ed hanno continuato a tenere su la finzione di stabilimenti e capannoni solo come alibi per ottenere fiumi di miliardi di sussidi governativi che finiscono per la gran parte in operazioni puramente finanziarie. Ogni riferimento a Stellantis ed alla sua banca è puramente casuale.
Dare soldi alle imprese “industriali” non blocca la deindustrializzazione e la finanziarizzazione, poiché quei soldi troverebbero un impiego molto più remunerativo in speculazioni di Borsa oppure in creazione di finanziarie per offrire prestiti.

L’unico modo per fare controtendenza rispetto alla deindustrializzazione sarebbe quello di far riprendere il mercato interno, cioè aumentare i salari. Sembrerebbe allora che abbia ragione Maurizio Landini, che invita alla “rivolta sociale”. In supporto alla CGIL è arrivato anche il povero Alessandro Barbero, il quale, replicando alla Meloni, ci ha ammonito che il conflitto non è “tossico”. Il problema però è che per esserci un vero conflitto dovrebbe esserci una vera controparte; mentre Landini se la prende con la Meloni, che non è per niente una controparte ma una semplice passacarte. Il vero nemico degli aumenti salariali è la lobby finanziaria con i suoi enti assistenziali, cioè la Banca Centrale Europea, il Fondo Monetario Internazionale e la NATO. Giorgia e Giorgetti prendono ordini da quegli organismi, e se non lo facessero il governo gli verrebbe sfilato da sotto; la maggioranza di governo inoltre è ricattabile non solo per i conflitti di interesse di Fininvest, ma anche per gli intrecci d’affari con la sanità privata lombarda e con la Leonardo.
Giorgia non vuole dire addio alla bella vita di viaggi, ricevimenti e frequentazioni di VIP. E bisognerebbe pensare anche alla delusione che proverebbero i suoi follower, che vivono tutta quella euforia mondana tramite il feeling con la Meloni. La conflittualità puramente retorica e psicodrammatica di Landini ha il solo effetto di far indignare i follower di Giorgia e spingerli a stringersi attorno al loro idolo. Del resto, quanto a “disciplina europeista” (cioè ossequio alla lobby della finanza), Landini non è da meno della Meloni; anzi, può rivendicare un primato di anzianità di servizio.
Ma il maggior contributo alla fintocrazia Landini lo offre quando gioca a sindacalista buono e sindacalista cattivo con Luigi Sbarra, già segretario della CISL, da poco dimissionario. Sbarra ha presentato una proposta di legge di iniziativa popolare per la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende. Già negli anni ’50 e ’60 circolavano queste visioni di idillio interclassista, nelle quali lavoratori grassi e sorridenti entravano nei consigli di amministrazione e partecipavano all’azionariato. Probabilmente Sbarra guarda, almeno in parte, al modello Volkswagen, nel quale i sindacalisti coinvolti nella gestione aziendale venivano corrotti con ogni genere di privilegio, comprese le prestazioni di squillo di lusso. In Italia purtroppo non accade niente del genere, tanto che l’ex segretario della CISL, Raffaele Bonanni, a suo tempo fu costretto ad autogestirsi, cioè a corrompersi da solo aumentandosi a dismisura lo stipendio, sino a trecentotrentaseimila euro l’anno.
Da noi non c’è bisogno di corrompere i sindacalisti, dato che sono proni un po’ per riflesso condizionato e un po’ per timore di essere accusati di complicità col terrorismo. Landini avrebbe potuto semplicemente replicare a Sbarra, ed al governo (il quale finge di prendere sul serio i suoi deliri cogestionari), che il modello Volkswagen è saltato perché la deindustrializzazione ha investito pesantemente anche la Germania; quindi per i lavoratori la partecipazione alla gestione delle aziende vorrebbe dire cogestire il proprio licenziamento. Landini ha invece reagito affermando che la proposta di legge della Cisl potrebbe diventare un pretesto per aggirare la contrattazione. Certo che tra contrattare il proprio licenziamento e cogestirlo ci sarebbe una differenza abissale. D’altra parte, tanto per discutere di nulla, si potrebbe anche proporre di introdurre la cogestione attraverso una contrattazione, in modo da fare tutti contenti. (5) Landini non è stato neppure originale, dato che ha rubato la battuta proprio a Sbarra. Questi nel 2021 se la prese con gli interventi legislativi sul lavoro affermando che toglievano spazio alla contrattazione. Quando si dice il gioco delle parti.
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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