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"L'elettoralismo risulta così euforizzante perché è una forma di pornografia, attiene cioè al desiderio puro, magari con quella dose di squallore che serve a conferire un alone di realismo alla rappresentazione. Ma i desideri, i programmi e le promesse elettorali non sono la realtà, che è invece scandita dalle emergenze. L'emergenza determina un fatto compiuto che azzera ogni impegno precedente, ed a cui ogni altra istanza va sacrificata, come ad un Moloc. Carl Schmitt diceva che è sovrano chi può decidere sullo stato di eccezione. Ma nella democrazia occidentale vige uno stato di emergenza cronica, cioè uno stato di eccezione permanente, l'eccezione diventa la regola."

Comidad
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NEL DDL SICUREZZA LA MELONI CONFESSA TUTTO
Di comidad (del 23/01/2025 @ 00:05:40, in Commentario 2025, linkato 31 volte)
Bisogna ringraziare il governo Meloni per aver finalmente messo nero su bianco cose che qualunque persona di buon senso già sapeva, ma che per conformismo intellettuale dovevano essere relegate nel calderone delle teorie del complotto.
Poco meno di un ventennio fa Umberto Eco aveva ufficialmente squalificato culturalmente tutte le ipotesi riguardo al ricorso da parte del potere ad attentati e operazioni “false flag”, per cui anche nella sinistra “antagonista” si temeva di far brutta figura al solo accennare dubbi sulle versioni ufficiali fornite per eventi terroristici. Nel 2007, nella sua rubrica su “l’Espresso”, Eco avallava uno degli argomenti tipici del cosiddetto “debunking”, cioè la “prova del silenzio”, la mancanza di una “gola profonda” nel caso 11 settembre. In base a tale argomento, sarebbe impossibile per tanti cospiratori mantenere il segreto del loro crimine. Tutto il falso ragionamento di Eco e dei “debunker” si basa sull’inghippo semantico di catalogare pretestuosamente come cospirazione e come crimine ciò che in realtà per tutti i servizi segreti è mera routine. Non c’è potere che non si eserciti come abuso di potere, alternando legalità ed illegalità a seconda delle convenienze. La teoria liberale si illude di limitare il potere attraverso la separazione delle funzioni ed il loro bilanciamento; sennonché il potere ricostruisce i suoi intrecci attraverso l’illegalità, tanto che esistono apparati istituzionalmente deputati ad agire illegalmente e in segreto. La stessa nozione di “Stato” si dimostra molto labile e chimerica, dato che il potere reale è gestito da lobby d’affari trasversali al pubblico ed al privato, ed anche al legale ed all’illegale. Gli incantesimi retorici del “debunking” si basano sul mito del “potere legittimo”; in realtà la legittimazione avviene a posteriori e per via fraudolenta, cioè ogni potere giustifica la propria esistenza fronteggiando il caos che esso stesso crea.
In tutto ciò che riguarda il terrorismo, il pathos e l’orrore sono mera convenzione politica e illusione mediatica, entrambe soggette a decadere se cambiano interessi e “alleanze” (o, per meglio dire nel nostro caso, sudditanze). Abbiamo appena assistito alla cordiale stretta di mano tra il nostro ministro degli Esteri, ribattezzato per l’occasione “Al Tajani”, con Al Julani, già leader di Al Qaeda e Al Nusra. Non si tratta soltanto del solito doppiopesismo, poiché in una logica coloniale è opportuno che il tuo vassallo locale sia un personaggio “spregevole”, in modo che i presunti “pregevoli” lo possano far ridiventare un bersaglio non appena faccia comodo. La “sinistra” è abbastanza bigotta da cadere in queste trappole psicologiche, ed ancora ci si ricorda di Ingrao e della Rossanda che nel 2011 davano del “mascalzone” a Gheddafi; come se da queste parti ci fosse qualcuno in grado di rivendicare una moralità superiore. Non è un caso che Israele in questa ultima settimana abbia cominciato a bombardare quegli stessi mercenari camuffati da jihadisti, quelli che sino a pochi mesi fa venivano ospitati e curati negli ospedali israeliani, con Netanyahu pronto a stringere loro la mano in quanto suoi dipendenti.

Su un aspetto l’attuale DDL Sicurezza sembra porsi nella linea delle riforme avviate da Giuliano Amato nel 2007, cioè la crescente funzione di controllo da parte dei servizi segreti su una serie di ambiti, come industria, ricerca e Università. Ma stavolta c’è qualcosa in più. In ossequio alla routine delle frequentazioni e manipolazioni del terrorismo, all’articolo 31 del DDL Sicurezza ci si riferisce esplicitamente alla possibilità per i servizi segreti di organizzare e dirigere gruppi terroristici nazionali e internazionali. La gestione del terrorismo fa da sempre parte della prassi di questi organi del sedicente “Stato”, ma ci si guardava dal dirlo. In questo caso, invece della misera “gola profonda” di cui si sarebbe accontentato Umberto Eco, ci ritroviamo un’ugola d’oro che ce le canta a squarciagola senza omettere i dettagli piccanti. Più che un DDL è una confessione da rivista di gossip. Si tratta però di capire il motivo per il quale si sia voluto uscire così platealmente dall’ipocrisia e ammettere ciò che era considerato inammissibile ammettere.
La risposta a questo interrogativo sta probabilmente nello specifico richiamo dell’articolo 31 alla necessità dell’autorizzazione del Presidente del Consiglio per questo tipo di operazioni sotto copertura. L’idea sarebbe quella di garantire preventivamente l’impunità totale agli agenti segreti, a condizione però di condividere le loro magagne con la Meloni. Qui sta l’aspetto maldestro, ed anche un po’ patetico, del DDL Sicurezza; un goffo tentativo della Meloni di legalizzare ufficialmente il ricorso all’illegalità pur di ottenere personalmente un pass per la stanza dei segreti. Sono gli effetti della psicologia da Cenerentola carrierista della Meloni, disposta a compiacere senza ritegno i potenti pur di infilarsi anche lei al Gran Ballo; anzi, a tutti i balli.
Alcuni commentatori hanno sottolineato un paradosso dell’articolo 31, domandandosi se i servizi segreti potrebbero mai chiedere al Presidente del Consiglio l’autorizzazione per un attentato che avesse come obbiettivo l’eliminazione dello stesso Presidente del Consiglio. Ma non c’è bisogno di richiamarsi a questa eventualità tanto estrema per notare che nell’articolo 31 ci sono degli evidenti risvolti imbarazzanti per il Presidente del Consiglio.
Poco più di un mese fa un’operazione di polizia ha portato all’incriminazione dei componenti di un presunto gruppo neonazista, che sarebbe denominato “Lupi Mannari”. Tra i programmi del gruppo ci sarebbe stato anche un attentato nei confronti della Meloni. In base all’articolo 31 del DDL Sicurezza gli imputati di questo gruppo avrebbero piena legittimità a fondare la propria linea difensiva sull’ipotesi investigativa di una manipolazione da parte dei servizi segreti. Potrebbero essere chiamati a testimoniare i capi dei servizi e la stessa Meloni. In base all’articolo 31 la stessa Meloni potrebbe essere legittimamente sospettata di aver manipolato quel gruppo neonazista in modo da costruirsi un alone di vittima del terrorismo ad honorem. Il fatto che sarebbero proprio dei nazisti a volerla far fuori, le restituirebbe una verginità politica anche agli occhi della “sinistra”. Da due anni la Meloni è oggetto di una santificazione mediatica, ed alla torta non poteva mancare la ciliegina del vanto di essere nel mirino dei terroristi. In base all’articolo 31 del DDL i servizi segreti potrebbero ottenere l’immunità anche se si accertasse il reato; ma, stando alla lettera dell’articolo 31, invece la Meloni non se la passerebbe liscia. Meno male che i tribunali hanno una concezione della legalità altrettanto “elastica” di quella dei servizi segreti, perciò è improbabile che la Meloni venga chiamata a rispondere dell’auto-attentato che confessa in quel DDL.
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


23/01/2025 @ 05:10:43
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