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"Se la pace fosse un valore in sé, allora chi resistesse all'aggressore, anche opponendosi in modo non violento, sarebbe colpevole di lesa pace quanto l'aggressore stesso. Perciò il pacifismo è impotente contro la prepotenza colonialistica che consiste nel fomentare conflitti locali, per poi presentarsi come pacificatrice."

Comidad
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PROVE TECNICHE DI FINTOCRAZIA
Di comidad (del 16/11/2023 @ 00:05:00, in Commentario 2023, linkato 7848 volte)
Lo strafalcione di Bruno Vespa sugli ignoti presidenti della Repubblica di Spagna e Inghilterra è diventato indirettamente l’occasione per veicolare un’idea distorta sul ruolo di questo personaggio; come se il suo appoggio alle iniziative del governo Meloni sul premierato e sullo spostamento di migranti in Albania rientrasse nel consueto servilismo dei giornalisti nei confronti del potente di turno. Non si deve invece confondere Vespa con un Tommaso Cerno qualsiasi, e neppure travisare l’effettivo rapporto gerarchico tra lui e la Meloni. Mentre Vespa è un vero oligarca, la Meloni è solo una precaria con contratto a tempo determinato.
Se si osserva quel video che ha suscitato tanti sarcasmi e si prescinde per un attimo dalle gaffe, si riconosce immediatamente lo schema narrativo con il quale Vespa prima delle elezioni ha confezionato nel suo salottino/laboratorio l’ologramma della Meloni come Presidente del Consiglio in pectore. Ci è stata narrata la fiaba di una ragazza di umili origini che è arrivata ai vertici grazie al suo impegno, al suo lavoro ed alla sua buona volontà. A completare il quadretto, alla Cenerentola Meloni infatti è stata contrapposta una sorellastra invidiosa, la figlia di papà Elly Schlein. Nel video Vespa ci offre l’immagine di un governo che si dà da fare e cerca di risolvere i problemi, mentre l’opposizione fa inutilmente casino. In realtà il casino lo sta facendo proprio Vespa, dato che l’opposizione non è assolutamente in grado di impedire o ritardare l’azione di un governo che dispone di una maggioranza parlamentare schiacciante. Questo eccesso di difesa dà adito al dubbio che lo scopo di certe iniziative di governo sia esclusivamente quello di suscitare critiche in modo da potere spacciare la solita fiaba vittimistica dei benefattori ostacolati dai disfattisti. Insomma, prove tecniche di fintocrazia.
Non ci sarà mai il rischio di sopravvalutare l’importanza della narrativa vittimistica del potere nella riproduzione delle gerarchie sociali. Il vittimismo dei potenti non è semplice ideologia, è uno schema manipolatorio e relazionale che può dar luogo ad automatismi comportamentali. La narrativa vittimistica è uno spazio nel quale si consuma la complicità, o il gioco di sponda, dell’opinione pubblica col potere. L’opinione pubblica infatti si relaziona come un bambino che vuole farsi raccontare sempre la stessa fiaba su un potente che avrebbe potuto compiere mirabilie, su un Salvatore che avrebbe potuto salvarci tutti, ovviamente se non fosse stato circondato da ingrati che gli hanno legato le mani. Questo schema narrativo è stato reso popolare dai nostalgici del Duce, poi da quelli del Buffone di Arcore; ma di recente lo abbiamo visto riproporre anche con Draghi. In questa fase storica il potere reale è esercitato da lobby trasversali tra il capitale privato e le burocrazie pubbliche che si scambiano i ruoli attraverso le porte girevoli. Si tratta di uno schema che riproduciamo, seppure in scala minore rispetto agli USA, anche nella nostra Italietta; per cui, ad esempio, ai vertici di Leonardo- ex Finmeccanica abbiamo visto ex dirigenti dei servizi segreti come De Gennaro e Carta, ed anche politici di destra e sinistra, senza discriminazione, come Minniti e Crosetto. I governi perciò contano sempre meno, e la loro funzione si è spostata sul piano comunicativo, pubblicitario, in modo da coltivare nelle masse il bisogno di gerarchia. Il potere attuale quindi accentua la propria schizofrenia, in quanto le lobby si pongono esclusivamente in termini di affari, senza problemi di prospettiva o di modelli politico-sociali, mentre i governi si spendono in una retorica palingenetica assolutamente inconcludente ma comunque funzionale alle pubbliche relazioni. I governi esistono solo in funzione dei media, vivono esclusivamente in quel mondo virtuale, perciò il pathos che mettono nei loro psicodrammi assume una autenticità esistenziale. La polemica tra destra e sinistra oggi è solo una pantomima, ma, come diceva Diderot, è tipico dei pessimi attori immedesimarsi troppo nella parte, tanto da arrivare a crederci.

Sul potere c’è una rappresentazione ingenua e/o opportunistica (i due atteggiamenti non sono in contraddizione) che ce lo propone in termini puramente geometrici, come un centro o un vertice, un alto contro il basso. In realtà il potere può riprodursi anche dal basso e nei contesti più insospettabili, e chiunque può crearsi un carisma ed un seguito da salvatore della patria attraverso una comunicazione insolente e provocatoria, in modo da presentare eventuali critiche alla stregua di attentati e sabotaggi a progetti che altrimenti avrebbero prodotto nuovi Eden. Questi micro-poteri che nascono dal basso, per quanto effimeri, svolgono comunque un ruolo “educativo”, cioè si finisce sempre per vedere il mondo nell’ottica del potente tanto generoso, che potrebbe regalarci il paradiso se non arrivasse ogni volta un diavolo a disturbare. L’importante è avere un cattivo a cui dare la colpa. Sulla cresta dell’onda oggi ci sono Putin e Hamas, ma in futuro ci sarà spazio per tanti altri mostri.
Come mai questi cattivi esistono ancora? La risposta è ovvia: in passato siamo stati troppo buoni. Alcuni giorni fa, il ministro della cultura israeliano ha proposto una soluzione per il problema di Gaza: sganciare un ordigno nucleare sulla Striscia per indurre gli irrequieti palestinesi a più miti propositi. Una proposta così ragionevole è stata discussa dal parlamento israeliano; le poche immagini che ci giungono da quel parlamento fanno sembrare le adunate degli ultras del calcio un ritiro spirituale per penitenti. Ma pare che Netanyahu si sia opposto fermamente a quella brillante idea. Ma com’è umano lei. In effetti, la puttanata di Amichai Eliyahu (così si chiama il ministro della cultura che ha avuto l’idea) ha svolto la funzione di mostrare come è giudizioso, come è generoso il governo israeliano a massacrare solo alcune migliaia di palestinesi mentre avrebbe potuto già farli fuori tutti da tanto tempo; e d’altro canto ricordare che loro comunque la bomba ce l’hanno. Il feticismo dell’atomica fa dimenticare che oggi una tecnologia missilistica ipersonica è a disposizione di molti paesi e che un banale gas nervino ha effetti devastanti quanto il nucleare.
Ma il delirio di onnipotenza è fondamentale per alimentare lo psicodramma fintocratico. Qualcuno si ricorderà che nel 2022 la vittoria ucraina era scontata e che l’unico problema era la sorte da riservare a Putin: se impiccarlo direttamente o consegnarlo al tribunale penale dell’Aja. Hillary Clinton favoleggiava di un’Ucraina che diventasse per la Russia un nuovo Afghanistan, come se, insieme con le armi, gli USA potessero fornire agli ucraini anche montagne e caverne. Dall’iperbole pubblicitaria al pensiero magico il passo è breve. Il “Washington Post” ci rivela (era ora!) che a far saltare il gasdotto North Stream erano stati gli ucraini, magari arrivando nel Mar Baltico col pattino, giusto per non dare nell’occhio. Era persino più credibile la storia che a far saltare il gasdotto fossero stati i russi.
In attesa di uccidere tutti i militanti di Hamas l’onnipotenza del Sacro Occidente può tenersi in forma dando la caccia a terroristi raccogliticci. L’allarme riguarda le moschee, dove pare succeda di tutto, infatti pare, nientemeno, che ci si gridi “Allah Akbar”. La nuova ordalia, il nuovo giudizio di Dio per riconoscere la minaccia passa da una prova irrefutabile: la frase “Allah Akbar”. Se questa espressione viene detta, urlata, sussurrata, accennata, indica l’orribile metamorfosi di un semplice arabo in qualcosa di indicibile: un radicalizzato, un fanatico, un terrorista, un fiancheggiatore o un simpatizzante di estremisti tagliagole. A questo punto scattano le misure per eradicare il bubbone. A Parigi, la polizia ha ferito gravemente una donna che urlava Allah Akbar. Dopo la sparatoria i poliziotti hanno raccontato che minacciava di farsi saltare in aria. La donna era disarmata, ma per il pensiero magico il dettaglio è irrilevante. A Milano hanno arrestato un algerino che avrebbe pensato Allah Akbar, e secondo alcuni l’avrebbe persino urlato, chissà; ma la polizia non è sicura e sono in corso accertamenti, forse era già un ricercato. Pare facesse addirittura il venditore ambulante.
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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