Ci si può chiedere che senso possa avere oggi demistificare, quando è ormai evidente che l’establishment crede alle sue stesse corbellerie. In Italia abbiamo avuto nel 1970 la pagliacciata del golpe Borghese, quindi non possiamo permetterci di impartire lezioni di serietà agli altri, ma rimarrebbe comunque in sospeso la domanda di che fine abbiano fatto i colpi di Stato veri, dato che si deve assistere a sceneggiate che farebbero piombare nello sconforto persino la buonanima di Mario Merola. Non bastava l’autogolpe di Erdogan, che comandava le sue truppe dal telefonino. Non bastava l’assalto a Capitol Hill, capitanato dallo sciamano. Ci è toccato anche sentire Prigozhin che dichiarava di voler marciare su Mosca per centinaia di chilometri allo scoperto, senza preoccuparsi di ciò che avrebbe potuto piovergli dall’alto. Del resto in Italia dobbiamo starci solo zitti, visto che siamo il popolo allevato a credere che nel 1860 Garibaldi, sbarcato a Melito Porto Salvo, abbia poi potuto risalire la penisola su uno dei territori più impervi d’Europa senza logistica militare, senza rifornimenti di viveri e munizioni, così, per virtù dello Spirito Santo; perché la vera questione urgente è ancora quella di stabilire se, prima dell’annessione, il Sud fosse ricco o povero. Pensa a quei gonzi degli Angloamericani, che nel 1943, dopo una sbirciatina alla carta geografica, invece di ripercorrere la gita dei garibaldini per i canyon calabresi, hanno invece preferito scavalcarli per effettuare un nuovo sbarco a Salerno. Ma a quell’epoca gli Angloamericani erano ancora dei primitivi, mentre oggi parlano della guerra in Ucraina come se la geografia e la logistica non esistessero. La nuova distrazione di massa da queste quisquilie, non è più se il Sud fosse ricco o povero, ma se Putin sia forte o debole.
Ad una certa età è duro dover ammettere che si è sbagliato tutto, che siamo al trionfo della narrativa pura da talk-show, senza pezze d’appoggio, che non tenta nemmeno di sembrare realistica. Quindi Ruby era veramente la nipote di Mubarak, Prigozhin è il nipote di Lukashenko, mentre Zelensky è il figlio segreto di Stoltenberg, abbandonato sui gradini di una chiesa e ritrovato grazie alla fatidica medaglietta col logo NATO.
Con la narrativa pura c’è qualcuno in Francia che il colpo di Stato lo sta tentando veramente. Macron sta finalmente imparando a vivere, dopo mesi e mesi in cui aveva fatto la figura del dilettante, e si era ritrovato contro l’intero parlamento e tutti i sindacati. Il pretestuoso uso della violenza contro i manifestanti ha procurato a Macron
una lezione di politicamente corretto persino dal governo iraniano. Il meschino era stato salvato in extremis da una sentenza della Corte Costituzionale, che ha stabilito che il Presidente può legiferare in proprio non solo di fronte all’urgenza di catastrofi, ma anche quando si tratta di varare riforme delle pensioni. E quindi non si è capito cosa ci stia a fare il parlamento; ma si sa che tutte le Corti Costituzionali sono paese. Macron ha invece capito in che modo continuare il suo colpo di Stato, cioè come se fosse in Italia, col sistema di intrattenere e divertire le masse, dividendole in tifoserie da stadio.
Non si è ancora accertato se in Francia il trucco di Macron stia funzionando, ma in Italia la tecnica di fomentare l’odio etnico razziale sta andando sicuramente alla grande. Negli anni scorsi anche gli italici fascio-leghisti erano tutti contro Macron, contro i suoi provvedimenti mirati a schiacciare il ceto medio con eco-tasse e tagli alle pensioni. Ora invece i poliziotti francesi hanno ammazzato un ragazzo di origini arabe, ci hanno pure confezionato sopra un bel
video da lanciare in rete, e quindi per i fascio-leghisti i poliziotti gallici sono nuovamente dei supereroi. I commenti al video da parte dei fascio-leghisti e dei forcaioli nostrani sono entusiastici. La colpa è del ragazzo che se l’è cercata. Se poi i genitori fossero rimasti in Africa, non gli sarebbe successo niente. Molti dei commentatori già pregustano ciò che potrebbe avvenire in Italia nei prossimi anni con un aumento della popolazione islamica. Non per niente in Italia abbiamo elevato a icona nazionale una giornalista che ci ha educato all’islamofobia preventiva.
Insomma, offri alle masse un arabo ammazzato ogni tanto, e così puoi consegnare le strade alla polizia, ed impedire ogni protesta contro le tasse e contro i tagli alle pensioni. Puoi attizzare l’islamofobia lanciando in rete altri video di giovanotti arabi con i kalashnikov che minacciano la civiltà cristiana.
Il giornalino di destra “La Verità”, che si schierava contro il Macron lobbista di Blackrock e di Moderna, adesso invece torna all’ovile dell’establishment, perché finalmente si tratta di ammazzare arabi e migranti. Eppure è evidente che ad avvantaggiarsi del regime di polizia che si sta instaurando in Francia, saranno proprio gli interessi di Blackrock e Moderna.
Anche per tenere a bada i politicorretti non c’è problema, perché quando si tratta di episodi accaduti nel Sacro Occidente, non è concesso di dubitare delle versioni ufficiali, altrimenti si è complottisti e, per proprietà transitiva, anche terrapiattisti. Non siamo in Russia o in Iran, Macron non è mica Putin, perciò in Francia la polizia non infiltra le manifestazioni per farle degenerare e quindi far passare da teppismo una protesta legittima. Il politicorretto ammette in questo caso solo analisi sociologiche sulla disperazione suburbana, ed ogni altra interpretazione è intellettualmente squalificante. Con ricatti ideologici di questo genere, i politicorretti nostrani si sono bevuti persino
la storia del “movimento ondulatorio” da parte della ministra Lamorgese. Anche la Meloni all’epoca non era stata ancora santificata da Biden e, in base al politicorretto, doveva essere considerata una povera mentecatta, allorché in parlamento scopriva l’acqua calda, constatando ciò che risultava dai verbali di polizia, e cioè che l’assalto alla sede della CGIL era stato scortato e consentito dalla Digos. Ma quando ammazzano arabi e migranti, per i fascisti i poliziotti tornano ad essere insospettabili e si palesa quindi la sostanziale convergenza col politicorretto.
Si può sghignazzare su Flavio Briatore, uno che non sarebbe capace di passare neanche il concorso per accattone fuori alla parrocchia, e che ora vorrebbe tarpare le ali ai figli di falegname, forse perché invidioso della fama di Gesù e Pinocchio. Ma quello è un gioco delle parti, per cui qualcuno interpreta il ruolo dello squallido perché qualcun altro possa recitare da anima bella. Il problema vero è che certe concezioni ultra-gerarchiche della società possono benissimo dissimularsi tra le pieghe del politicamente corretto, per cui le caste vengono avallate in nome di una fantomatica “competenza”, che non è verificabile, in quanto rivendicata da oligarchie assolutamente autoreferenziali. Lo stesso vale per il culto fascista della polizia, al quale i politicorretti sono pronti a convertirsi se gli si offre il pretesto adatto, come ad esempio il contrasto alle ronde razziste di “suprematisti bianchi”, che, non a caso, sono immediatamente apparse nelle strade francesi per rinfocolare il mito, a noi familiare, degli “opposti estremismi”. Fascisti e politicorretti si stringono sotto l’ombrello della fiaba di “Legge e Ordine”, facendo finta di non vedere che poliziotti e criminali tendono ad integrarsi e cooperare; e non perché i poliziotti siano più cattivi della media, ma semplicemente perché la contiguità determina osmosi.
Macron sta conducendo un colpo di Stato all’italiana. Purtroppo per lui si trova in Francia, non in Italia, perciò non è detto che possa risolvere tutto col sistema di premere di volta in volta il bottone del fascismo o del politicorretto, manovrando così le opinioni in base alle esigenze lobbistiche del momento. Macron aveva già cercato di fomentare divisioni con l’italian job, con la truffa dell’odio di categoria, mettendo i lavoratori del settore privato contro quelli del pubblico; un sistema che ha funzionato alla grande in Italia, tanto che dalla fine degli anni ’70, con la piena collaborazione dei sindacati confederali, si è potuto maltrattare i lavoratori del privato semplicemente offrendogli come gratificazione la promessa che ai lavoratori pubblici sarebbero state riservate umiliazioni anche peggiori. Ma il trucco dell’odio di categoria non è andato a buon fine per Macron, ed i lavoratori francesi hanno manifestato insieme per mesi contro la riforma delle pensioni. Nonostante gli sforzi di Macron, alla fine neppure il modello italiano di persecuzione dei non vaccinati è risultato completamente esportabile in Francia, ed anzi è rimasto un unicum mondiale. Anche altre campagne di odio di categoria, come quella contro i tassisti, non sono uscite dai nostri confini nazionali, sebbene il lobbying della multinazionale Uber sia potente ovunque.
Il modello di potere italiano, basato sull’odio trasversale e sulla libidine di guerra civile, non è facilmente riproducibile altrove. Alla base del modello nostrano c’è infatti il razzismo antimeridionale, che è il grande alibi/pretesto sia delle oligarchie del Nord, che possono così giustificare il loro inconcludente velleitarismo, sia delle oligarchie del Sud, che hanno acquisito un crescente potere giustificandolo con l’esigenza di controllare un popolo barbaro. Quindi il tentativo di Macron di ricompattare il ceto medio attorno all’establishment con l’espediente dell’odio etnico, potrebbe non funzionare.