A GIUGLIANO IN CAMPANIA, LA PIÙ SILENZIOSA DELLE BASI N.A.T.O.
Il Comune di Giugliano, della Provincia di Napoli ed al confine con quella di Caserta, si prepara ad “accogliere” la nuova base NATO, che, ufficialmente risulterebbe essere un semplice “trasferimento” della base che da molti decenni opera a Bagnoli. In realtà questo “trasferimento” si avvia a risolversi nei termini di quanto già avvenuto per la base di Comiso in Sicilia, ufficialmente dismessa, ma, in effetti ancora sotto il saldo controllo statunitense.
La notizia che a Giugliano sarebbe sorta una nuova base NATO - non lontana dalla base americana già concessa parecchio tempo fa al Lago Patria senza alcuna autorizzazione del Parlamento -, è giunta appena agli onori della cronaca locale a causa di una pubblica lettera del sindaco berlusconiano di Giugliano, che ha scritto al Presidente del Consiglio e suo leader di partito, non per rifiutare la base, ma solo per chiedergli di considerare le conseguenze rovinose di questo nuovo insediamento militare in una zona da tempo congestionata, e inoltre priva delle necessarie infrastrutture. A Giugliano dovrebbero essere costruiti duemilacinquecento nuovi alloggi per il personale della NATO, ciò in un’area soggetta da decenni ad un sacco edilizio, e sede di numerose discariche autorizzate ed abusive di rifiuti, con una presenza accertata anche di notevoli quantità di scorie tossiche, in gran parte di origine militare.
Tra Licola, che è una frazione di Giugliano, e Castelvolturno, che è in provincia di Caserta, è presente inoltre la maggiore concentrazione in Campania di immigrati, molti dei quali risiedono in alloggi di fortuna o, addirittura, in bidonville.
Il sindaco di Giugliano, evidentemente, era all’oscuro del fatto che una “ripulitura” del territorio da adibire a sede della base militare era già in atto, infatti a Castelvolturno sei immigrati sono stati uccisi da sicari che i media ufficiali hanno immediatamente individuato come componenti del mitico “Clan dei Casalesi”, che, sempre secondo i media, deterrebbero quell’area sotto il loro controllo criminale.
Nessuna prova è stata portata a sostegno della tesi mediatica secondo cui gli immigrati uccisi sarebbero stati coinvolti in traffici che avrebbero disturbato il dominio delle cosche storiche della zona. A quanto risulta, si trattava di semplici lavoratori, probabilmente scelti a caso per innescare una spirale di terrore e di provocazioni utile ad offrire pretesti per eliminare gli insediamenti degli immigrati, attualmente troppo a ridosso della base NATO in via di edificazione.
L’ondata di razzismo mediatico nei confronti della Campania, si è da tempo complicata attraverso il lancio di accuse di razzismo verso gli stessi Campani, indicati come responsabili prima di aggressioni ai Rom, ed ora ad immigrati di origine africana. Questo tipo di rappresentazione è utile per creare confusione, falsi dibattiti ed altrettanto false alternative circa l’accoglienza o meno da riservare agli immigrati ed ai nomadi; ed è stata utile per il governo per spedire cinquecento militari italiani con il pretesto della tutela dell'ordine pubblico, ma in realtà con la missione di coprire i movimenti delle truppe e dei mezzi NATO e, probabilmente, per avviare anche lo smantellamento delle bidonville degli immigrati.
In tutto questo, rimane sotto assoluto silenzio la presenza incombente di un insediamento militare di proporzioni inaudite, che dovrebbe occupare inizialmente almeno quindici ettari per otto corpi di fabbrica.
Ma queste cifre riguardano soltanto i comandi e la logistica della base, che, nella realtà prevede altre strutture operative, ed anche una cintura di sicurezza. Intanto sono arrivati sul posto i primi quattrocento uomini della NATO, che ovviamente rappresentano solo un’avanguardia.
Le proporzioni dell’insediamento fanno già capire che non si tratta di un semplice trasferimento degli uomini e delle funzioni della base di Bagnoli, ma di una nuova mega-base, che rivela l’ulteriore espansione della presenza militare statunitense in Campania; una espansione per la quale il governo e i media non si sono preoccupati di offrire non solo nessuna spiegazione, ma neppure nessuna informazione, per quanto parziale o distorta potesse essere.
Visto che, secondo la narrazione ufficiale, quell’area è interamente sotto il controllo del Clan dei Casalesi, se i media avessero parlato della base NATO, avrebbero dovuto anche narrarci dell’arrivo a Giugliano dei dirigenti del Pentagono, magari con il cappello in mano, per bussare alla porta del Clan in modo da chiedergli il permesso di collocare in quel territorio la base militare. La narrazione avrebbe comportato però troppi dettagli irrealistici, tali da sfidare anche la fantasia di Roberto Saviano, perciò il governo e i media hanno preferito semplicemente non dire nulla, senza neppure invocare stavolta il segreto militare o il segreto di Stato. È stata sufficiente la congiura del silenzio.
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