L'emergenza è la droga del potere. In Italia il sistema di potere, non solo il ceto politico ma l’intero establishment, è da trent'anni drogato di emergenza e deve sostenersi con dosi sempre maggiori della sua droga. Come la “controcultura” degli anni ’60 cantava le lodi e le virtù della marijuana e dell’allucinogeno LSD, anche i nostri attuali drogati di emergenza,
come Prodi e Monti, celebrano le virtù salvifiche della loro droga, con il condimento delle proprie personali allucinazioni sul futuro dell'Europa. I nostri drogati di emergenza sono quindi diventati anche spacciatori di emergenzialismo in campo internazionale, acquisendo peso e protagonismo, permettendosi persino di dettare le scadenze agli altri Paesi.
L’emergenza consente di attuare un golpismo permanente, scavalcando il sistema giuridico-istituzionale e le resistenze sociali, creando al tempo stesso euforia in gran parte della popolazione, con tanto di attese palingenetiche da una parte e di aspirazioni al regolamento di conti dall’altra. Per dirla alla Ennio Flaiano, l’emergenza ha il cuore a sinistra e il portafoglio a destra. Il cuore a sinistra perché l’emergenza esige “solidarietà”, anzi produce fiumi di retorica solidaristica; ma il portafoglio è a destra, perché l’emergenza si risolve sempre in assistenzialismo per ricchi. Dal punto di vista funzionale l’emergenzialismo può essere definito come una falsa retorica socialista finalizzata alla concentrazione forzosa dei capitali. Il professor Mario Monti è un vero artista in questa arte retorica, con cui spesso riesce ad incantare anche analisti tutt'altro che sprovveduti.
In clima di emergenza l'apparato previdenziale ed assistenziale, che dovrebbe aiutare i poveri, diventa in effetti un bancomat da cui i ricchi possono prelevare. Sono trent'anni che dalle pensioni si spreme assistenzialismo per banchieri, obbligando i pensionati ad aprire un conto corrente, o assistenzialismo per manager, costringendo l’INPS ad assorbire quella voragine finanziaria che era l’INPDAI. Ora anche quel sussidio di disoccupazione che è il cosiddetto Reddito di Cittadinanza, è stato riconvertito in
assistenzialismo per agenzie private di lavoro interinale.
Draghi elargisce pacche sulle spalle a Landini, ma poi si rifiuta di negoziare con lui, e lo invita a Palazzo Chigi solo per prenderlo regolarmente a pesci in faccia. Qualcuno potrebbe pensare che Draghi sia una personalità bipolare, come quel riccone del film “Luci della Città”, che di notte abbraccia Charlot e di giorno lo fa cacciare di casa. In realtà il fatto è che semplicemente non c’è nulla da negoziare: le risorse sono solo ed esclusivamente per i ricchi. Mai sottovalutare l’avarizia dell’oligarchia.
Alcuni oppositori del Green Pass lo paragonano al
sistema del credito sociale cinese, che è una specie di patente a punti: se fai il bravo ti concedo certe cose, se fai il renitente ti castigo. C'è del vero, infatti l’idea base del Green Pass è stata copiata dal modello di controllo digitale della società che si vuole costruire in Cina. Ma c’è anche una differenza sostanziale. Il gruppo dirigente cinese sta aumentando il reddito della popolazione, ma in cambio esige disciplina; quindi quel sistema infame prevede comunque un “do ut des”.
Il sistema di controllo sociale avviato in Italia invece prevede solo il “des”, cioè è unicamente finalizzato a spremere la popolazione ed a scacciare dal mercato una serie di piccole aziende. La sola gratificazione concessa agli allineati è di vedere i non allineati trattati peggio di loro. D'altra parte ogni maltrattamento inflitto ai non allineati, non fa altro che anticipare e prefigurare angherie che verranno scaricate di lì a poco anche sui più servili e ligi alle bizzose direttive del governo. L’emergenzialismo prevede infatti
sempre nuove restrizioni e l'assunzione perenne di altre dosi non solo di vaccino ma soprattutto di emergenza.
L’emergenzialismo ha trasformato l’Italia da regime parlamentare/repubblicano in un presidenzialismo di fatto, che funziona da più di dieci anni come una monarchia assoluta; tanto che Napolitano e Mattarella sono stati praticamente divinizzati dai media, alla stregua dei faraoni egizi, ed ogni critica nei loro confronti è stata equiparata al terrorismo. La lotta furiosa per la conquista della presidenza della ex repubblica si consuma, ovviamente, a colpi di emergenza.
Il presidente Mattarella ha impedito la risoluzione parlamentare della crisi del governo Conte bis per imporre Draghi, al preciso scopo di bruciare il suo principale concorrente nella corsa al Quirinale. Come ogni faraone anche Mattarella aspira all'immortalità, ed infatti l’endorsement nei confronti del rinnovo del mandato di Mattarella si esprime nel mantra mediatico secondo cui sarebbe indispensabile che Draghi rimanga a Palazzo Chigi, poiché solo lui avrebbe le mirabolanti capacità di guidare il governo nell'attuazione del PNRR. La cosa farebbe sorridere, se si considera che quel piano demenziale è una mera successione di intenti senza alcuna consequenzialità.
In questa fase Draghi appare come il despota o la guida suprema, mentre in effetti la sua posizione è abbastanza critica. Non che le preoccupazioni di Draghi per la sua sorte personale ci commuovano più di tanto; il punto vero è invece che il conflitto per il potere in Italia non ha affatto trovato un suo esito e rischia semmai di diventare ancora più aspro, mietendo molte vittime civili.