Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il compagno ***, in periodo prereferendario, ha giustificato
la sua scelta di votare, affermando senza remore: "mi comprometto".
Niente di male, la vita è tutto un compromesso. Il problema
è che una cosa sono i compromessi, altro è la sudditanza verso la propaganda
ufficiale.
Altro ancora è il disprezzo verso opinioni diverse dalle
proprie, attribuendo automaticamente ignoranza o rigidità dogmatica a chi non
sia d'accordo con te.
I princìpi anarchici non sono dogmi, in quanto non vincolanti,
e sempre aperti alla discussione.
I princìpi anarchici costituiscono la formalizzazione
metodologica di un'esperienza sociale e politica plurisecolare, per questo
motivo sono sempre da sottoporre alla verifica dell'esperienza, caso per caso.
Il compagno *** afferma :"Dire che questo referendum è
centrato sulla riproducibilità umana significa non aver letto la legge".
In realtà, i tanti contenuti letterali di una legge non necessariamente sono
connessi al suo uso politico.
Allo stesso modo, i quesiti referendari hanno generalmente
un carattere strumentale, sono cioè appigli per suggestioni propagandistiche.
In questo senso, nell'epoca del presunto tramonto della
società patriarcale, è significativo che da parte "laica" si insista
tanto nell'identificazione tout court della femminilità con la maternità.
Il problema della riproduzione era connesso non solo
all'aspetto demografico, quanto alla liceità dell'uso delle donne come
produttrici di embrioni da laboratorio.
E' chiaro che la propaganda clericale abbia puntato sul suo
tema forte: la sacralità della vita, cioè un argomento terroristico e
autocontraddittorio, poichè se la vita è sacra, vivere diventa impossibile.
Il problema è diverso. La massima obiezione che si sia
tirata fuori contro l'aborto, è che si tratti di un omicidio. Anche in questa
ipotesi estrema, però, una società non avrebbe ugualmente il diritto di imporre
ad una donna una gravidanza indesiderata, perchè ciò andrebbe contro la sua
dignità.
L'embrione non è una persona, ma per molti – anche non
cattolici - potrebbe costituire lo stesso un essere umano. Ebbene, uccidere un
essere umano non necessariamente mette in questione la sua dignità, manipolarlo
sì.
La dignità umana non è un valore sacro, ma una convenzione
formatasi storicamente, e che si è dimostrata preziosa per la convivenza
civile. Implica un rispetto non astratto, ma chiaramente indirizzato a soggetti
concreti.
In questo senso, l'argomentazione dell'utilità (vera o
presunta) della sperimentazione su embrioni per la cura di malattie, presuppone
un debito generico verso una umanità astratta: il classico fine che
giustificherebbe ogni mezzo. La sigla "ricerca scientifica" (che spesso copre
la dizione più concreta e corretta cioè: multinazionali farmaceutiche) ha in
questo caso rivendicato un ruolo sacrale, una specie di grande "venite a
me, io sono la via, la verità e la vita".
La ricerca è una attività umana, perciò merita come ogni
attività umana, tutto lo scetticismo possibile; altrimenti cesserebbe di essere
ricerca per costituirsi come religione inquisitoria.
Dubbi e perplessità hanno certamente contribuito alla
vastità dell'astensione referendaria, che ha assunto proporzioni tali da non
poter essere più gestita dalla propaganda clericale, in quanto lo scontro
epocale tra laici e cattolici su questo tema non c'è stato: se da una parte
c'erano i cattolici, non è detto che dall'altra ci fossero effettivamente i
laici.
Tra le argomentazioni del compagno ****** - definite da ***,
con molto senso del dialogo, "merda" "spazzatura"
"cazzate", etc. - ce n'era almeno una che avrebbe dovuto far
riflettere. E' strano infatti che i partiti di sinistra si siano fatti
strappare la leadership dal partito radicale, cioè da una formazione politica
ambigua e provocatoria, che operai e lavoratori, per esperienza diretta,
sentono come irriducibilmente ostile ai loro interessi e alla loro dignità.
È evidente, infine, che *** non è consapevole delle
contraddizioni in cui è caduto.
Non si può rivendicare un uso puramente strumentale del
voto, perchè la base dei rapporti umani corretti è la lealtà. Una volta che si
è andati a votare, si è accettato anche di subire le posizioni della
maggioranza in caso di sconfitta. In questo caso, il compagno *** ha potuto
schivare questo vincolo di lealtà, perchè la maggioranza non c'è stata. E' una
contraddizione in cui sono incorsi anche i sostenitori clericali
dell'astensione, il che dimostra che utilizzare strumenti non propri porta
spesso a risultati difficili da gestire.
Comidad Napoli, 21 giugno 2005