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"La distruzione di ogni potere politico è il primo dovere del proletariato. Ogni organizzazione di un potere politico cosiddetto provvisorio e rivoluzionario per portare questa distruzione non può essere che un inganno ulteriore e sarebbe per il proletariato altrettanto pericoloso quanto tutti i governi esistenti oggi."

Congresso Antiautoritario Internazionale di Saint Imier, 1872
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 24/11/2005 @ 21:10:43, in Commentario 2005, linkato 1319 volte)
Da quando la multinazionale General Motors ha annunciato le sue perdite, il bollettino della crisi ha seguito il rituale consueto e consolidato, un rituale che ha uno sbocco altrettanto prevedibile e obbligato, cioè il licenziamento di decine di migliaia di operai. Nel frattempo l'informazione ufficiale ci sta spiegando che i guai della multinazionale di Detroit sono conseguenza della spietata concorrenza delle emergenti potenze economiche dell'Asia.
Nel rituale, con tutta probabilità, rientreranno anche i commenti della sinistra di opposizione, che ci parlerà del capitalismo sensibile solo alle leggi del profitto e del mercato, e perciò indifferente ai problemi umani. In realtà il capitalismo è una relazione umana - una relazione di potere fra esseri umani - e va analizzato proprio come tale.
Alla fine degli anni '70 ed inizio anni '80, i tagli ed i licenziamenti furono spiegati con la concorrenza del colosso economico giapponese. Oggi il nuovo "pericolo giallo" è rappresentato dalla Cina e dai suoi mostruosi tassi di sviluppo. Sia il richiamo alla potenza economica cinese che a quella giapponese, costituiscono però l'elemento di un tipico sofisma della propaganda: si prendono dei fatti reali ed incontestabili, ma si stabilisce tra loro una relazione del tutto fittizia.
L'emergente potenza economica cinese è un dato di fatto, ma è tutto da dimostrare che la concorrenza asiatica possa spiegare la presunta crisi della GM e l'altrettanto presunta inevitabilità dei licenziamenti. La mitologia del mercato serve a coprire una realtà economica in cui il potere delle oligarchie è assicurato da una rete di protezionismi doganali. Ad esempio: la schiacciante superiorità agricola degli Stati Uniti, in un settore strategico come quello del grano, è certamente motivata da oggettivi fattori geografici, ma è anche perpetuata da dazi e sanzioni che colpiscono i potenziali concorrenti. Le multinazionali del grano non si cimentano mai col mercato: vengono protette sia contro i potenziali concorrenti, sia contro le rivendicazioni dei produttori agricoli americani, remunerati sempre al minimo.
Il problema è che l'ideologia della crisi e del mercato serve a coprire la realtà del conflitto di classe. Per il capitalismo, le concentrazioni operaie stabili costituiscono da sempre una spina nel fianco. L'organizzazione del lavoro tende a divenire un'opposizione organizzata, che mette in questione il potere assoluto delle oligarchie. Il garantismo sindacale diviene infatti l'aggancio per tutta un'altra serie di garanzie sociali e giuridiche.
Proprio per il fatto che costituiscono un contrappeso sociale al potere delle oligarchie, le concentrazioni operaie devono essere ciclicamente destabilizzate, anche se i capitalisti coprono il loro movente di classe con lo spauracchio del nemico esterno.
Anche la credibilità dei bilanci aziendali è tutta da dimostrare. La Enron e la Parmalat erano in perdita, ma, proprio per questo, non segnalavano nessuna perdita. Al contrario, la GM, denunciando le proprie presunte perdite, è entrata in una sorta di stato di grazia. Al momentaneo calo del titolo in borsa, corrisponde un immediato rialzo alla notizia dei prossimi licenziamenti e degli sgravi fiscali con cui il governo li finanzierà.
Quest'ultimo aspetto va tenuto in debito conto: i licenziamenti di massa non sono mai un'operazione a costo zero, dato che scompaginano la produzione, e perciò vanno incentivati dal governo. Anche i licenziamenti di massa operati a Mirafiori all'inizio degli anni '80 furono sovvenzionati dal governo di unità nazionale, che aveva versato oltre sessantamila miliardi nelle casse della FIAT, in base alla legge per la riconversione industriale.
Comidad, 24 novembre 2005
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Di comidad (del 17/11/2005 @ 21:13:50, in Commentario 2005, linkato 1259 volte)
I recenti scontri nelle periferie francesi hanno riportato all'attenzione dei media televisivi italiani anche il caso di quella che è considerata la periferia degradata per eccellenza, cioè Scampia a Napoli. Proprio dal caso di Scampia possono risultare però dei dati curiosi, che inducono ad una riflessione.
Qualche settimana fa il quartiere napoletano del Vomero è stato tappezzato da manifesti dei consiglieri circoscrizionali di Alleanza Nazionale. In questi manifesti si "denunciava" il pericolo delle bande di teppisti provenienti da Scampia tramite la metropolitana collinare, e si concludeva invocando l'istituzione di una sorta di blocco, per impedire agli abitanti di Scampia. l'accesso al Vomero.
Pochi giorni dopo la "profezia" dei consiglieri circoscrizionali di Alleanza Nazionale si avverava puntualmente: una banda di teppisti provenienti dalla periferia invadeva effettivamente il Quartiere Vomero, terrorizzandolo per alcune ore.
Nei giorni successivi altri manifesti di Alleanza Nazionale tappezzavano nuovamente il Vomero. Stavolta i consiglieri circoscrizionali di AN non solo rivendicavano di aver previsto tutto quello che sarebbe accaduto, ma si lamentavano anche per le accuse di "razzismo" che la loro denuncia gli era costata.
Questi fatti sono stati riportati dalla stampa, ma nessun giornalista ha pensato di rivolgere la più ovvia delle domande. Come mai una banda di teppisti ha potuto imperversare per una linea di metropolitana e per un quartiere, senza mai incontrare una pattuglia di polizia?
Il punto è che la profezia dei consiglieri circoscrizionali di Alleanza nazionale sa molto di profezia che si autodetermina, quindi, più che di profezia, qui si tratta di provocazione.
Chi poteva mai dare ai teppisti la certezza di non incontrare poliziotti?
La risposta è ovvia. Soltanto la polizia poteva dargli questa certezza.
C'è di più. Alleanza nazionale è il partito della polizia e delle polizie. Non si tratta soltanto di una identificazione ideologica, ma di una identificazione fisica e parentale. Poliziotti ed esponenti di Alleanza Nazionale provengono dagli stessi gruppi familiari, e si sa che nelle famiglie le informazioni e le "dritte" possono circolare più facilmente.
Da parte della sinistra di opposizione, i commenti sui fatti francesi si sono appuntati sulla funzione di repressione svolta dalla polizia, dimenticando il fondamentale ruolo di provocazione che la polizia svolge. È un tema che ai marxisti non dovrebbe essere estraneo, che dato che persino Marx, ne "Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte", ha trattato di questo intreccio tra repressione e provocazione nell'azione poliziesca.
I nostri poliziotti possono sentirsi legittimamente orgogliosi per le sperimentazioni di provocazione che hanno svolto. Le rivolte di quartiere di Scampia, anche se in scala molto ridotta, hanno infatti preceduto di un anno le rivolte delle periferie francesi, come la stampa, a suo tempo, ha ampiamente narrato.
Oggi che la consueta megalomania delle realizzazioni francesi, ha occupato totalmente l'attenzione dei media, non sarebbe però giusto dimenticare il ruolo creativo svolto dai poliziotti nostri connazionali.
Comidad, Napoli 17 novembre 2005
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


21/11/2024 @ 14:27:13
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