Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
La crisi dell'industria automobilistica americana sembra essere la punta di un iceberg dove i rapporti di lavoro vanno assumendo sempre più i caratteri del terrorismo economico. In un sistema come quello statunitense, dove il controllo sociale fa ampiamente a meno del welfare, questa non è certo una novità.
Solo nel 1935, con il "Wagner Act" [la legge nazionale sui rapporti di lavoro] gli operai USA ottennero il diritto di organizzarsi (in Europa questo diritto esisteva già da mezzo secolo). Naturalmente la legge non era fatta per favorire gli operai e, se da un lato sanciva il fatto che essi erano riusciti comunque ad organizzarsi, dall'altro tendeva a far loro abbassare le difese ed a scatenare le ondate di licenziamenti che effettivamente seguirono.
Alcuni recenti episodi ci ricordano come il terrorismo economico, praticato dal sistema di dominio, non possa essere separato dal terrorismo antioperaio tout court.
- Con la complicità delle aziende automobilistiche, viene messa in atto la desertificazione di una città di media grandezza come Detroit, che è passata nel giro di pochi anni da 2.500.000 abitanti a circa 900.000. Detroit era una città a forte composizione operaia, una delle capitali della cultura musicale afro-americana (qualcuno ricorderà la famosa casa discografica di rhythm and blues "Motown", quella di Marvin Gaye, delle Supremes ecc., e il cui nome era appunto l'abbreviazione di Motor Town, la città dei motori.)
- Alla luce delle notizie più recenti sull'uragano che ha colpito New Orleans, le prime impressioni sembrano confermate. I quartieri poveri e periferici di New Orleans sono un vasto territorio strappato al lago che lo circonda col sistema delle pompe come in Olanda. L'uragano c'entra poco o niente: gli argini che separavano questi quartieri dal lago sono stati abbandonati e lasciati senza manutenzione per anni. Ormai è certo che delle decine e forse centinaia di migliaia di persone sfollate dopo il disastro, ben poche riusciranno a tornare a New Orleans. Il ritardo dei soccorsi e l'invio di militari "antisciacallaggio" è stato sicuramente pianificato. Il fatto che i quartieri ricchi, quelli del turismo dei bianchi, si trovassero su di una collina e che non siano stati colpiti dalla rottura degli argini, fa pensare ad una pianificazione anche dell'inondazione stessa.
- È di pochi giorni fa la notizia che 12 dei minatori intrappolati in un tunnel della Virginia sono morti per le esalazioni dei soliti gas. Uno solo è riuscito a salvarsi, pare. Altro che i minatori del "Germinal" di Zola. Ancora una volta i soccorsi sono arrivati con più di due ore di ritardo. Ma si è poi saputo che le condizioni in cui lavoravano i minatori non offrivano da anni alcuna garanzia, i sistemi di aerazione, di soccorso, di allarme, erano inesistenti. Ultima beffa: i padroni danno l'annuncio che tutti i minatori sono salvi, per poi smentire qualche ora dopo.
Sembra dunque che Bush e la banda di criminali al governo negli USA sia molto attiva anche sul fronte interno dell'aggressione anti-operaia.
A proposito di terrore ed economia, dopo l'11 settembre, The Economist ammetteva candidamente : "Molte imprese hanno preso l'11 settembre come scusa per operare delle riduzioni costi che esse già prevedevano. Quasi due terzi hanno addossato la responsabilità dei loro problemi agli attentati terroristici, cosa non molto plausibile, ma comoda."
Quello che non solo è plausibile, ma ormai sicuro, è che ci ha pensato Bush a rendergliela comoda.
Comidad, 14 gennaio 2006
La crisi del gas metano tra Russia e Ucraina costituisce un'ulteriore dimostrazione di come si possano creare una situazione di crisi, un'emergenza economica ed un senso di precarietà, senza che risulti individuabile un solo elemento concreto che sia in grado di spiegare il tutto.
Non vi è carenza della materia prima in questione, non si denunciano problemi tecnici ai gasdotti, in più risultano evanescenti i moventi del contenzioso tra Russa e Ucraina. Appaiono anche del tutto pretestuosi i motivi per i quali tale contenzioso dovrebbe riflettersi sulle altre economie. Inoltre si può riscontrare come del tutto arbitrario il balzo del prezzo del petrolio che, secondo l'informazione ufficiale, sarebbe legato agli effetti della presunta crisi del metano.
La qualità propagandistica di questa ennesima emergenza risulta, come al solito, scadente. La "credibilità" dell'emergenza è infatti basata esclusivamente sulla preventiva ridicolizzazione di ogni dubbio e di ogni domanda concreta a riguardo. La confusione conseguente al crollo del cosiddetto impero sovietico viene fatta diventare un alibi onnicomprensivo, in grado di liquidare ogni richiesta di ulteriori chiarimenti.
Per chi ancora si trastulla con il mito del mercato - e con l'altrettanto mitica "legge della domanda e dell'offerta" -, può essere istruttivo osservare come si possa fare una politica dei prezzi a furia di colpi di mano propagandistici.
Putin si sta rivelando un provetto destabilizzatore, un emulo di Bush, che, per molti versi, dimostra di saper superare anche il maestro. In questo senso risultano grottesche le critiche del governo statunitense, il quale ha obiettato a Putin il carattere destabilizzante della sua azione di questi giorni, come se Putin non si fosse limitato a ricalcare schemi già ampiamente collaudati dal governo statunitense stesso. C'è da credere che questa critica rimarrà isolata, per non incrinare il reciproco gioco di sponda che Bush e Putin hanno condotto nell'ultimo periodo a proposito di tante altre pseudo-emergenze.
Comidad, 5 gennaio 2006
|
|
|