Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
L'ennesima strage di civili da parte dalle forze NATO si è consumata in Afganistan e, nel frattempo, alcune forze della maggioranza del governo italiano hanno avanzato la proposta di acquistare l'oppio afgano per sottrarlo al traffico di stupefacenti e utilizzarlo per la produzione legale di farmaci antidolorifici.
La proposta dovrebbe essere un modo per venire incontro alla popolazione civile afgana e consentirle di acquisire un reddito stabile. Questa ipotesi però si scontra con una obiezione ovvia, e cioè che l'utilizzo terapeutico dell'oppio non potrà mai impiegare l'intera quantità della produzione afgana dello stesso oppio. È ovvio che questi livelli di produzione hanno senso soltanto in una prospettiva di uso consumistico della droga e di diffusione della tossicodipendenza.
Per quanto sia vero che la morfina e gli altri derivati dell'oppio nella terapia del dolore siano molto più efficaci e molto meno costosi di altri farmaci che li hanno in parte sostituiti in questi ultimi decenni, questa pur giusta osservazione non elimina la precedente obiezione sulla sproporzione esistente tra i livelli di una produzione a fini legali ed una a fini illegali.
Sembra quindi che i parlamentari di Rifondazione Comunista, che si sono accodati a questa proposta pannelliana, non abbiano riflettuto sul fatto che in tal modo avrebbero dato spazio a quella propaganda che dipinge la cosiddetta "sinistra radicale" come mossa da motivazioni ideologiche astratte, che non tengono conto degli effettivi problemi.
Rifondazione Comunista sostiene con convinzione il suo ruolo di partito di lotta e di governo, e c'è stata in queste ultime settimane da parte sua un'offensiva propagandistica nei confronti di chi segue invece una linea di astensionismo elettorale e di non collaborazione con i governi. Secondo molti compagni lottagovernisti soltanto tenendo sia un piede nei movimenti sia un piede nel governo, può essere possibile contrastare l'invadenza della NATO sul nostro territorio e nell'intero pianeta. È una posizione criticabile, ma che sarebbe comunque rispettabile, se però almeno non si risolvesse in una copertura - o addirittura in una omertà - nei confronti della propaganda della NATO.
È evidente infatti che l'enormità della produzione afgana di oppio non è spiegabile con le esigenze di sopravvivenza del popolo afgano, e neppure con l'autofinanziamento dei cosiddetti Talebani. Questa produzione è stata diretta conseguenza della presenza della NATO e non potrebbe realizzarsi senza la copertura e la collaborazione della stessa NATO. Questo legame tra la NATO e l'oppio costituisce una constatazione obiettiva che risulta dalla lettura dei dati ufficiali dell'ONU.
Offrirsi di comprare l'oppio afgano non sazierebbe l'appetito delle cosche affaristico-criminali che agiscono tramite la NATO, però finisce per offrire loro uno scudo propagandistico a carattere umanitario per le loro attività illegali. Il problema è che nessuna delle scelte della NATO degli ultimi anni è spiegabile da un punto di vista militare.
Non ha senso in una strategia militare una presenza di oltre cinque anni in Afganistan che non ha mai lasciato intravedere alcuna prospettiva di vittoria. Non ha senso in una logica strettamente militare ampliare la base di Vicenza togliendo personale e funzionalità alle altre basi, senza peraltro chiuderle. Non ha senso in quella stessa ottica dilatare a dismisura la NATO verso Est, inglobando Paesi come la Repubblica Ceca o la Slovacchia, che sono privi di un proprio potenziale bellico e presentano una geografia ideale per subire invasioni. Non è infatti un caso che il governo russo non si scomponga più di tanto per questo apparentemente minaccioso avvicinamento della NATO ai suoi confini.
Ormai è evidente che la NATO è una alleanza militare che serve soltanto da copertura per operazioni affaristiche, uno strumento di colonialismo commerciale. Stare nel governo per recitarvi la parte degli idealisti astratti o dei pacifisti pregiudiziali, significa soltanto permettere alla propaganda della NATO di rovesciare i termini del buon senso ed a far apparire normale l'assurdo.
8 marzo 2007
Insinuare nell'Ordine lo spettacolo compiacente delle sue tirannie,
è divenuto ormai un mezzo paradossale per rafforzarlo. Ecco lo
schema di questa nuova dimostrazione: prendere il valore d'ordine che
si vuole restaurare o sviluppare, manifestare dapprima e a lungo le sue
meschinità, le ingiustizie che produce, i soprusi che suscita,
immergerlo nella sua imperfezione di natura; poi all'ultimo momento
salvarlo malgrado o piuttosto con la pesante fatalità delle sue
tare. Gli esempi non mancano.
Prendete un esercito; manifestate senza fronzoli il caporalismo dei
suoi capi, il carattere ottuso, ingiusto della sua disciplina, e in
questa stupida tirannia, infilate un essere mediocre, fallibile ma
simpatico, archetipo dello spettatore. E poi, all'ultimo momento,
rivoltate il cappello magico e tiratene fuori l'immagine di un esercito
trionfante, bandiere al vento, adorabile, al quale, come la moglie di
Sganarelle, non si può che esser fedele, sebbene battuto (Da qui
all'eternità).
Prendete un altro esercito: mettete in luce il fanatismo scientifico
dei suoi ingegneri, la loro cecità; mostrate tutto quello che un
rigore così disumano distrugge: degli uomini, delle coppie. E
poi tirate fuori la vostra bandiera, salvate l'esercito tramite il
progresso, agganciate la grandezza dell'uno al trionfo dell'altro
( Les Cyclones di Jules Roy). Infine la Chiesa: denunciate
il tema scottante del suo fariseismo, la grettezza d'animo dei suoi
bigotti, dimostrate che tutto questo può avere effetti
micidiali, non nascondete nessuna delle miserie della fede. E poi, in
extremis, lasciate intendere che la scrittura, per quanto ingrata,
è una via di salvezza per le sue stesse vittime, e giustificate
il rigorismo morale tramite la santità di coloro che esso
opprime. (Living Room di Graham Greene).
È una sorta di omeopatia: si guariscono i dubbi contro la
Chiesa, contro l'Esercito, attraverso il male stesso della Chiesa e
dell'Esercito. Si inocula un male contingente per prevenire un male
essenziale. Insorgere contro la disumanità dei valori d'ordine -
si pensa - è una malattia comune, naturale, scusabile; non
bisogna scontrarsi con essa frontalmente, ma piuttosto esorcizzarla
come una possessione: si fa recitare al malato la rappresentazione del
suo male, lo si porta a conoscere il volto stesso della sua rivolta, e
la rivolta scompare in modo tanto più sicuro in quanto una volta
distanziato e osservato, l'ordine non è altro che un miscuglio
manicheo, dunque fatale, vincente sui due tavoli e di conseguenza
benefico. Il male immanente dell'oppressione è riscattato dal
bene trascendente della religione, della patria, della Chiesa, ecc. Un
poâ di male "confessato" dispensa dal riconoscere molto male nascosto.
Si può trovare nella pubblicità uno schema romanzesco che
rende conto molto bene di questo nuovo vaccino. Si tratta della
pubblicità Astra. La storiella comincia sempre con un grido
d'indignazione rivolto alla margarina : "Una mousse alla margarina?
È impensabile!" " Della margarina? Tuo zio sarà furioso!"
E poi gli occhi si schiudono, la coscienza si addolcisce, la margarina
è un alimento delizioso, gradevole, facilmente digeribile,
economico, utile in ogni circostanza. La morale finale è nota: "
Eccovi sbarazzati da un pregiudizio che vi costava caro!" È allo
stesso modo che l'Ordine vi libera dai vostri pregiudizi progressisti.
L'Esercito, valore ideale? È impensabile; guardate i suoi
soprusi, il suo caporalismo, l'accecamento sempre possibile dei suoi
capi. La Chiesa, infallibile? Ahimé, è molto dubbio;
guardate i suoi bigotti, i preti senza potere, il suo conformismo
assassino. E poi il buon senso si fa i conti; che saranno mai le
minuscole scorie dell'ordine in confronto ai suoi vantaggi? Vale certo
il prezzo di un vaccino. Cosa importa dopotutto, che la margarina
non sia altro che grasso, se il suo rendimento è superiore a
quello del burro? Cosa importa, dopotutto, che l'ordine sia un poâ
brutale o un poâ cieco, se ci permette di vivere a buon mercato?
Eccoci, anche noi, sbarazzati da un pregiudizio che ci costava caro,
troppo caro, che ci costava troppi scrupoli, troppe rivolte, troppe
lotte e troppa solitudine.
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