Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
L'elettoralismo è basato sul controllo dei pacchetti di voti, quindi è un sistema in cui è la combinazione delle coalizioni a determinare sconfitte e vittorie. Nel momento in cui il segretario del PD Veltroni ha deciso - o è stato indotto a decidere - di non fare coalizione, ma di correre con l'alleanza della sola Italia dei Valori, ha anche determinato in anticipo il risultato elettorale a favore dell'avversario.
Come fare allora a trasformare un burocratico passaggio di consegne in un trionfo elettorale?
Basta creare una finta suspense. I media fanno intravedere la possibilità di rimonta, poi dei fasulli exit poll prospettano una vittoria di Veltroni; perciò, quando arrivano i veri risultati, una vittoria scontata di Berlusconi sopraggiunge come un evento spettacolare carico di emozione.
C'è anche da spiegare il crollo della "Sinistra Arcobaleno", in cui in parte ha avuto un ruolo l'astensionismo di chi non crede più utile votare una "sinistra radicale" che serve solo a fare da sponda alla propaganda padronale e coloniale. Rimane comunque il fatto che gli ex-DS sono stati la causa della sconfitta, dato che non sono riusciti a portare alla nuova formazione elettorale neanche un pacchetto di voti organizzati, che sono andati tutti a Veltroni. È un segno che i padroni dei voti DS sono stati "convinti" a puntare in modo compatto sul cavallo affaristicamente più pregiato.
*Psicobrogli elettorali 1 è stato lanciato il 13 aprile 2006
L’opinione pubblica è talmente abituata ad assistere a
rituali di umiliazione e ridicolizzazione dei sindacati, che finisce
per non fare più caso se i modi e le circostanze di questi
rituali risultano fuori luogo, come appunto nel caso della trattativa
tra Alitalia ed Air France. In questi giorni i media ci hanno
intrattenuto con il consueto riepilogo dei luoghi comuni antisindacali:
il massimalismo, la difesa dei fannulloni, ecc.; venerdì 4
aprile il “Corriere della sera” e “La Repubblica” pubblicavano in prima
pagina due articoli fotocopia, in cui la figuraccia dei sindacati al
tavolo delle trattative veniva sviscerata in ogni particolare: le
divisioni tra le delegazioni sindacali, la presunta sconfessione da
parte di gruppi di lavoratori, e così via.
Tutta questa massa di pseudo-informazioni ha costituito un modo per
evitare di dirci cosa ci stessero facendo lì i sindacati. A
che titolo il potenziale acquirente di un’azienda può
trattare con i sindacati le condizioni per la cessione dell’azienda?
A tutt’oggi, la controparte effettiva dei sindacati è
costituita da Alitalia e dal governo, non da Air France, che in Italia
non ha alcun titolo giuridico per trattare con altri che non siano i
vertici dell’azienda che intende acquistare. In questa vicenda si
è visto invece il governo svolgere il ruolo dello
spettatore, ed anche del tifoso a favore di uno dei due contendenti,
cioè Air France.
Il tifo del governo è stato persino poca cosa, se
confrontato con quello sperticato dei giornali, tutti intenti a
raccontarci le vicissitudini del povero presidente del Consiglio di
Amministrazione di Air France, Spinetta, turbato e scandalizzato da una
protervia sindacale a cui non era abituato nel suo Paese. I media hanno
cioè confezionato per Air France un ruolo propagandistico
che è ormai diventato familiare all’opinione pubblica: il
ruolo della vittima. La propaganda mediatica ci ha narrato la fiaba
secondo cui Air France sarebbe venuta in Italia per cercare di salvare
l’azienda e i posti di lavoro che l’irresponsabilità
sindacale ha messo a rischio, ma è stata costretta a
scontrarsi ancora una volta con questa irresponsabilità.
Qui siamo chiaramente di fronte ad una manipolazione dell’opinione
pubblica, che inizialmente aveva guardato con ovvia diffidenza
all’ingresso di Air France nella trattativa per Alitalia. Air France
è un diretto concorrente di Alitalia, perciò
tutti sanno che un’eventuale acquisizione significherebbe la
liquidazione della stessa Alitalia e dell’aeroporto di Malpensa
nell’arco di pochi mesi.
I terribili sindacati italiani hanno ridotto i tecnici e i
piloti Alitalia ad essere fra i meno pagati rispetto ai
colleghi delle grandi compagnie europee, li hanno indotti a farsi
pagare con azioni Alitalia per sostenere il vettore, azioni
che oggi valgono aria fritta, ecc. Ma il vero "mistero" resta la
vicenda KLM. La fusione Alitalia-KLM sarebbe stata perfetta, le due
compagnie erano complementari come vettori e copertura tratte; KLM
copriva i percorsi lunghi e Alitalia aveva un grande hub (Malpensa) da
offrire agli olandesi; insieme sarebbero stati la prima compagnia
europea per numero di aerei e tratte; chi sarebbe stata ridotta al
lumicino dalla fusione era proprio Air France.
A quel punto, con la fusione già avvenuta, misteriosamente
tutto si blocca. KLM, pur pagando una penale, si sgancia da Alitalia.
Air France non vuole più correre il rischio di essere
schiacciata e, poco tempo dopo, corre a comprare KLM. Così
oggi si presenta a "salvare" generosamente ciò che resta di
Alitalia, ed è chiaro che il destino di un ex-concorrente in
mano a Spinetta non sarà roseo.
Come si poteva allora rendere simpatico un personaggio sospetto come
Spinetta?
Per rendere attraente Spinetta è bastato contrapporgli un
antagonista talmente odiato e odioso da far cambiare immediatamente di
umore alla pubblica opinione. È stato sufficiente dire:
“sindacati”, perché l’opinione pubblica avesse un’immediata
reazione di ostilità che l’ha resa disponibile a considerare
come gradita e soccorrevole questa offensiva colonialistica. In questa
ostilità si confondono moventi diversi e divergenti:
c’è chi prova ostilità verso queste dirigenze
sindacali sempre più infiltrate e collaborazioniste, ma
c’è anche - e soprattutto - chi ritiene il sindacalismo in
genere come una sacrilega turbativa nei confronti della
“creatività” imprenditoriale. Spesso infatti
l’antisindacalismo pregiudiziale si serve demagogicamente anche di
argomenti veri, come quando il presidente di Confindustria ha accusato
i sindacati di non difendere i lavoratori.
Il ruolo dei media è di fare confusione sempre e comunque,
con ogni tipo di pretesti, anche contraddittori; ciò in base
al principio della Psychological War esposto dal Presidente USA Harry
Truman: “se non puoi convincerli, confondili”.
Ma, in questo caso, il troppo massiccio intervento mediatico a favore
di Air France ha finito involontariamente per contribuire a fare
chiarezza nell’intera vicenda. I media ed il governo non si sarebbero
esposti in modo così eccessivo a favore di Spinetta, se
dietro l’operazione coloniale vi fosse soltanto Air France. Solo la
NATO, o meglio, solo gli USA, possono muovere una guerra psicologica di
questa portata, il che conferma che la liquidazione di
Malpensa ed Alitalia è un destino dovuto al fatto di
trovarsi sul percorso di espansione previsto per le basi militari del
Nord-Italia.
10 aprile 2008
UNA LETTERA
DELL’ASSEMBLEA PERMANENTE NO F-35
PERVENUTA AL COMIDAD IL
5/4/08
Abbiamo letto con interesse il vostro articolo "I CATTIVI PENSIERI SU
MALPENSA" e non possiamo che concordare su quanto scritto. Ci spiace
solo che nell'articolo non sia stata citata la Base Aeroportuale di
Cameri, anch'essa come la Base NATO di Solbiate Olona vicinissima
all'Aeroporto di Malpensa, li divide solo un fiume: il Ticino.
Bene in questa italianissima base dell'aeronautica militare tra poco
(speriamo di no) dovrebbero iniziare i lavori di costruzione dello
stabilimento per l'assemblaggio dei nuovi cacciabombardieri
Statunitensi: "F-35 Lightning II" per conto della Lockheed Martin,
progetto dove l'Italia partecipa come partner di secondo livello con
L'Olanda.
In Italia verranno grosso modo assemblati circa 1.300 aerei dei 3.500
che verranno costruiti, il restante sarà prodotto a Fort
Worth in Texas.
Chiaramente una volta assemblati gli aerei dovranno essere collaudati e
in futuro sempre nel medesimo aeroporto manutenuti e dove voleranno se
non sui cieli limitrofi di Malpensa?
Per l'Aeroporto milanese non c'è via di scampo un gigante
coi piedi d'argilla, accerchiato da una sempre maggiore
militarizzazione del territorio.
Saluti
Per l'Assemblea Permanente NO F-35
Valter