Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Le difficoltà finanziarie che hanno coinvolto dapprima la Grecia e poi la Spagna ed il Portogallo, hanno provocato in alcuni commentatori di opposizione la consueta aspettativa di un Armageddon del cosiddetto capitalismo. Questo tipo di commenti è dovuto al fatto che, anche fra i sinceri oppositori del dominio, tende spesso a prevalere un’immagine idealizzata ed edulcorata del sistema degli affari, un'immagine secondo la quale il sedicente capitalismo dovrebbe temere dagli stessi disastri sociali che determina.
In realtà la chiave per comprendere gli effettivi termini della presunta “crisi finanziaria” che ha investito i tre Paesi della cosiddetta Eurozona sta proprio nelle "terapie" che vengono imposte ai "malati" dalla Banca Centrale Europea, cioè il “rigore nei conti pubblici”. Ai Paesi del Sud-Europa che avrebbero sperperato, la propaganda ufficiale propone l’esempio luminoso della virtuosa e luterana Germania o della virtuosa e calvinista Olanda, che avrebbero invece saputo amministrarsi con oculata parsimonia. In questa campagna propagandistica risultano scontate le vanterie trionfalistiche del governo italiano, che ha millantato addirittura di aver salvato i conti pubblici grazie alla decisione di non stanziare nulla a favore dei disoccupati.
Risulta quindi chiaro che, per poter rimanere nella zona dell’Euro, la Grecia, la Spagna ed il Portogallo dovranno imporsi drastici tagli alla spesa sociale, che andranno ad inasprire le condizioni della popolazione, aumentando disoccupazione e povertà. D’altra parte la BCE sa benissimo che nei conti pubblici la spesa sociale incide in parte minima, al massimo per il 4 o 5%, per cui da questi tagli, e dal conseguente aumento della povertà, non c’è da attendersi alcun effetto di risanamento dei bilanci degli Stati.
In realtà, la virtù dei luterani, dei calvinisti, ed anche degli anglicani, non consiste nel risparmiare, ma nel poter brandire il coltello del colonialismo dalla parte del manico. Dato che l’euro non è altro che il marco dietro pseudonimo, il suo valore corrisponde alla forza effettiva dell’economia tedesca. Dal canto suo, la Gran Bretagna, pur possedendo un 14% della BCE, e quindi dell’euro, non ha mai rinunciato alla sterlina.
Sono stati invece i Paesi ad economia strutturalmente debole - come Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, ecc. - a dover deprimere le proprie esportazioni ed il proprio turismo a causa di una moneta sopravvalutata. L’edificio dell'Unione Europea ha costituito una cosciente operazione colonialistica di impoverimento di gran parte dei Paesi europei, in modo da favorire il principale business della povertà: la finanziarizzazione dei consumi, ovvero il costringere le persone a piegarsi allo schiavismo dei debiti.
La tanto decantata eccezione spagnola arriva ora al suo rendiconto, che non è dovuto alle presunte leggi di un inesistente “mercato", ma alle forche finanziarie imposte dalla BCE. La realtà è che Grecia, Spagna e Portogallo sono prima finiti nel mirino della BCE, e poi i “mercati” finanziari si sono adeguati, non viceversa.
Il bersaglio principale della BCE è proprio Zapatero, con la sua politica del piede in due scarpe: sostegno finanziario alle multinazionali spagnole nella loro criminale conquista dell’America Latina e, nel contempo, anche un po' di incentivo ai consumi interni, sia attraverso la spesa sociale, sia non imponendo tetti salariali. In tal modo la sinistra spagnola ha potuto fare una politica di destra all’estero, mantenendo però un alone socialdemocratico all’interno. Per sostenere questa finzione, il quotidiano"El Pais", mentre conduceva astiose e martellanti campagne propagandistiche contro Chavez, poi si riverniciava ogni tanto il fondo tinta progressista pubblicando qualche articolo contro Berlusconi.
Agli occhi della BCE anche un falso socialista come Zapatero risulta comunque colpevole di aver frenato il business della finanziarizzazione dei consumi, dato che oggi gli Spagnoli non sono abbastanza poveri da doversi indebitare sino al collo per poter acquistare merci, o solo per pagare bollette e spese sanitarie. La colpa imperdonabile della spesa sociale non è infatti quella di aggravare la spesa pubblica - la cui quota maggiore va sempre alle banche ed alle multinazionali -, ma di ostacolare l’indebitamento dei consumatori.
Le agenzie finanziarie e le agenzie di recupero crediti trovano il loro spazio vitale solo se i salari sono bassi e la spesa sociale è compressa al minimo. Reperire per le finanziarie questo spazio vitale, costituisce oggi la sacra missione di cui la BCE è stata investita dai suoi veri padroni, i Rothschild e i Goldman Sachs, da cui dipendono, direttamente o indirettamente, tutte le micro-agenzie finanziarie e di recupero crediti. In una sorta di catena di Sant’Antonio dell’indebitamento, anche queste agenzie dipendono infatti dal credito delle grandi cosche finanziarie storiche.
Mentre le sinistre cercavano freneticamente di adeguarsi alle mitiche “nuove sfide” del nuovo millennio, nel frattempo l’affarismo riproponeva disinvoltamente i business della povertà di due secoli fa; e non è neppure da escludere che di qui a poco venga reintrodotto persino il carcere per debiti, già reso tristemente famoso dai romanzi di Charles Dickens.
Dalla fiera della vanità del vertice economico di Davos, è pervenuta una notizia concreta: il Fondo Monetario Internazionale sta allestendo un fondo di cento miliardi di dollari per “assistere” i Paesi nel contrasto ai cambiamenti climatici. Per chi conosce l’effettivo funzionamento delle tecniche di credito del FMI, la notizia è inquietante.
Il recente vertice mondiale di Copenaghen sul clima era stato soltanto una trappola propagandistica tesa dagli Stati Uniti alla Cina, in modo che Sant’Obama potesse presentare i perfidi e irresponsabili Cinesi come indifferenti alle sorti del pianeta minacciato dal riscaldamento globale. Grazie al vertice di Copenaghen, gli Stati Uniti hanno potuto dotarsi dell’aureola di Paese investito della sacra missione di salvare il pianeta dalle velleità di industrializzazione accelerata di Paesi irresponsabili. Il lancio dell’emergenza-riscaldamento globale trova così il suo sbocco “naturale”, cioè giustificare l’ingerenza dell’affarismo privato negli affari interni dei vari Paesi, ciò nel supremo interesse della salvezza della Terra.
Il FMI comincia infatti ad agire come se da Copenaghen fosse uscito un accordo, e non semplicemente una volontà statunitense, poiché la super-banca condizionerà i suoi prestiti ai vari Paesi anche ad una serie di clausole ambientali. Il FMI opera soprattutto con fondi pubblici, ma, a dispetto del suo inquadramento giuridico in ambito ONU, esso costituisce un ente privato a tutti gli effetti, infatti è una propaggine della Federal Reserve statunitense, controllata dai soliti Rothschild e Goldman Sachs.
Il giovane barone David de Rothschild, in una intervista di circa un anno fa alla vigilia di un suo viaggio ecologico su una imbarcazione di bottiglie di plastica, respinse con decisione i sospetti che l’emergenza riscaldamento globale fosse un complotto della sua famiglia per gestire il relativo business che si prospetta. Il giovane barone magari avrebbe rischiato anche di essere creduto, se non avesse pubblicato la versione italiana della sua bibbia ecologica per salvare il pianeta presso la casa editrice Mondadori, la stessa di Roberto Saviano; ciò a dimostrazione del fatto che coloro che ordiscono i complotti poi si fanno smascherare perché non curano i dettagli. Dall’annuncio del suo viaggio, non risultano altre notizie del giovane Rothschild, che potrebbe essere quindi annegato nel tentare la nobile impresa. Per fortuna ci rimane il suo testamento spirituale, cioè la bibbia ecologica depositata presso i titoli della Mondadori.
In interviste reperibili su Youtube, il generale in pensione Fabio Mini ha affermato che esistono sicuramente sperimentazioni in fase avanzata di armi ambientali, cioè in grado di influenzare sia i fenomeni atmosferici che i movimenti tettonici. Il recente terremoto di Haiti ha rilanciato queste ipotesi.
In realtà, il fatto che il terremoto di Haiti sia stato preso a pretesto dagli USA per una invasione militare, in sé non dimostra che il terremoto sia stato provocato a bella posta, dato che gli Stati Uniti hanno sempre avuto una inesauribile fantasia nel trovare pretesti per effettuare invasioni. Sarebbe bastato ad Obama invocare una qualsiasi emergenza di ordine pubblico, ed in effetti così è stato, poiché la massiccia presenza militare è stata giustificata con la necessità di far fronte ad un presunto banditismo. Il sisma ha raggiunto le dimensioni di tragedia proprio perché i militari USA hanno impedito ogni possibile soccorso, compreso quello volontaristico da parte degli abitanti. Ciò è risultato chiaramente dalle parole di Guido Bertolaso, il quale, abituato da sempre a farsi bello attribuendosi il merito del lavoro altrui, stavolta ha dovuto invece constatare che sono stati i militari USA a bloccare ogni soccorso.
Ora, non vi è dubbio che sia in atto una ricerca e sperimentazione di armi ambientali, come pure è certo che se tali armi fossero operative sarebbero immancabilmente usate; d’altra parte di questa operatività non si ha, per il momento, alcuna prova sicura.
Al contrario, del modo di agire del FMI si hanno sin troppe prove ed esperienze. Il FMI, sin dalla sua fondazione nel 1946, costituisce un collaudato collettore di denaro pubblico nelle tasche di compagnie multinazionali, che vengono finanziate per investire nei Paesi da “aiutare”, i quali vengono posti nella alternativa di entrare nel circuito economico mondiale a determinate condizioni-capestro, o di essere sottoposti a sanzioni, sia economiche che diplomatiche, diventando bersaglio delle Organizzazioni Non Governative per la difesa dei diritti umani (i diritti umani delle multinazionali, ovviamente). Qualunque governo non accetti quelle condizioni viene perciò criminalizzato, e qualificato dai media mondiali come “dittatura”, così come è capitato di recente ai governi di Mugabe, Ahmadinejad e Aristide.
Le multinazionali ora hanno a disposizione cento miliardi di dollari per allestire programmi di “difesa del clima”. I Paesi “beneficiari” di questi programmi di “tutela ambientale” dovranno farsi carico del finanziamento, indebitandosi con il FMI che ha anticipato i soldi. Quindi, a proprie spese, molti Paesi saranno costretti ad ipotecare il proprio futuro ed a cedere il loro territorio a compagnie straniere, affidando a queste compagnie anche la gestione del clima.
Dovunque il FMI sia riuscito ad imporre le proprie regole, tutto è stato privatizzato: materie prime, industrie, terreni, patrimoni immobiliari, beni culturali, acqua. Ora, in nome dell'emergenza-riscaldamento globale, tocca al clima, cioè all’aria.
Già negli Stati Uniti si prospetta una politica tariffaria per far pagare l'uso dell’aria ai cittadini, tassando le loro emissioni inquinanti. Si sa che lo Stato non può e non sa occuparsi di tutto, perciò la scelta più saggia sarà, come sempre, quella di seguire i consigli del FMI, appaltando il tutto a delle SPA, che potranno generosamente incaricarsi di monitare tutte le emissioni sospette e di riscuotere quanto dovuto dai cittadini, che notoriamente hanno il vizio di inquinare con la loro sola presenza, non importa quanto siano poveri; anzi più sono poveri, meglio è, dato che è molto più facile derubare i poveri che i ricchi.
Di qui a poco potrebbe accadere anche in Italia, e magari il Partito Democratico, come ha già fatto per la privatizzazione dell'acqua, ci rassicurerà dicendo di dormire sonni tranquilli, perchè l'aria in sé rimarrebbe di proprietà pubblica, e solo la sua gestione verrebbe privatizzata.
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