Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
La missione degli osservatori ONU in Siria è stata sospesa non appena è cominciata a risultare insostenibile la versione occidentale, tutta centrata sui "crimini contro l'umanità del dittatore Assad". Il capo della commissione d'inchiesta è un generale norvegese, Robert Mood, quindi un membro della NATO. Mood non poteva certo rischiare di smentire la propria organizzazione. La sospensione non sarebbe definitiva, e probabilmente per la NATO ora il problema è di guadagnare tempo per fare opera di "persuasione" sugli altri osservatori. [1]
Per gli osservatori ONU si trattava in effetti di scoprire l'acqua calda, cioè quanto risulta già noto dal dicembre scorso, da quando un sito israeliano, Debkafile, ha rivelato con tutti i dettagli che i cosiddetti ribelli siriani sono in realtà dei mercenari dell'emiro del Qatar. [2]
Il Qatar è da anni un Paese coordinato militarmente con la NATO. L'anno scorso, in una sua visita all'emiro, il segretario della NATO Rasmussen ha sottolineato la necessità di rafforzare ulteriormente la cooperazione con il Qatar. Si è visto. [3]
L'emiro del Qatar è lo stesso che si è incontrato con Mario Monti lo scorso aprile. Con gli atteggiamenti da accattone che ormai lo contraddistinguono, Monti ha supplicato l'emiro di intensificare i suoi investimenti in Italia. Nell'intervista rilasciata ad Ezio Mauro ed Eugenio Scalfari qualche giorno fa, Monti ha rivelato un dettaglio piccante di quell'incontro. Alla domanda dello stesso Monti sul perché non investisse maggiormente in Italia, l'emiro avrebbe risposto "Corruption!".
Non si capisce se l'emiro si riferisse alla nostra corruzione o alla sua, o a quella dell'organizzazione di cui ormai il Qatar fa parte integrante, la NATO. Nel 1999 la NATO ha strappato un pezzo di territorio alla Serbia per costruirvi un proprio Stato, il Kosovo. Il neonato Stato balcanico, creatura della NATO, risulta noto ormai come Mafialand, un Paese in cui ci sono più banche che abitanti. Il proliferare di banche e di sportelli ha ovviamente una sola motivazione: riciclaggio.
Una decina di anni fa Francesco De Gregori cantava "legalizzare la mafia sarà la regola del duemila", ed in effetti il Kosovo rappresentava se non la legalizzazione, almeno l'istituzionalizzazione del crimine organizzato, accolto finalmente con tutti gli onori in seno alla "comunità internazionale". Nel finale della stessa canzone di De Gregori, vi erano dei versi che sembravano alludere ad un traffico di organi di bambini: "Bambini venite parvulos, vale un occhio il vostro cuore, mille dollari i vostri occhi, i vostri occhi senza dolore."
Ed anche questa profezia si è avverata. Il Kosovo infatti è il crocevia del traffico mondiale di organi umani. I dettagli del business degli organi umani in Kosovo ci sono stati spiegati, in lungo e in largo, in un articolo di quel quotidiano estremista che è "L'Avvenire". [4]
Il procuratore Carla del Ponte, l'infaticabile cacciatrice di presunti criminali di guerra serbi, ha detto che sì, che il suo tribunale sa tutto sul traffico di organi in Kosovo da anni, almeno dal 2000; ma che non può farci niente, perché la NATO e l'ONU non le consentono l'accesso ai documenti. Che la NATO e l'ONU fossero pronte a coprire un traffico di organi umani, era il minimo che ci si potesse aspettare da soggetti del genere.
Quando si è trattato di dare la caccia ai presunti criminali serbi, Carla Del Ponte si è invece servita dei dati forniti dall'ICMP, la Commissione Internazionale per le Persone Scomparse. L'ICMP è, guarda caso, un organismo fondato nel 1996 dal presidente statunitense Bill Clinton, il vero padre della patria kosovara, quindi proprio una persona che si è dimostrata super partes in tutta la vicenda balcanica. Il procuratore Del Ponte appare quindi un po' troppo dipendente dal rubinetto statunitense in fatto di erogazione di prove. Se le prove le vengono fatte arrivare, Del Ponte se le beve senza problemi; ma se invece il rubinetto la lascia a secco, Del Ponte si rassegna. [5]
Ma con un po' di buona volontà, il procuratore Del Ponte potrebbe ugualmente trovare le prove sul traffico di organi umani in Kosovo, magari rivolgendosi a qualche cantautore.
Molti si sono chiesti come l'oligarchia affaristica conti di assicurarsi il controllo sociale una volta liquidato il welfare. Ma, in effetti, il crimine organizzato svolge una funzione non solo di business, ma anche di controllo sociale. Per questo motivo il crimine organizzato è ormai dentro le istituzioni; anzi, si identifica addirittura con pezzi dello Stato.
Il ROS, il Raggruppamento Operativo Speciale dell'Arma dei Carabinieri, è diretto da un generale condannato in primo grado a quattordici anni per traffico di droga. Il ROS è anche accusato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di aver concorso a gestire quella che viene etichettata eufemisticamente come "trattativa tra Stato e mafia". Si tratta dello stesso ROS che ha appena lanciato un'operazione contro presunti "anarchici informali"; un'operazione che, visti i precedenti, risulta come una psychological operation in funzione di depistaggio. Intanto, però, le notizie sulle attività criminali del generale Ganzer e dei suoi colleghi continuano a circolare su Internet, perciò non riescono a cadere nel dimenticatoio. [6]
Nell'epoca di internet non solo le informazioni circolano più velocemente, ma rimangono a disposizione per molto tempo, senza esser costretti a diventare topi di emeroteca. In questa nuova situazione, le motivazioni ufficiali vengono ricondotte alla loro realtà prosaica, e per il potere è quasi impossibile dissimulare il suo carattere criminale.
Ancora una ventina di anni fa i media avrebbero potuto tranquillamente gestire la vicenda NO-TAV in termini di resistenza al progresso o, nel migliore dei casi, come un conflitto tra ecologia ed economia. Oggi invece gran parte dell'opinione pubblica è in grado di individuare nell'Alta Velocità una tecnologia antieconomica, che deve il suo successo esclusivamente al fatto di essere un ottimo espediente per saccheggiare la spesa pubblica e truffare i contribuenti.
Lo stesso vale per la NATO. Sino ad una ventina di anni fa il pro e contro si restringeva nell'ambito del dibattito tra pacifismo e realpolitik, o nella diatriba se esista o meno la guerra giusta. Oggi è sempre meno facile far finta di non accorgersi che la NATO è un'organizzazione affaristico-criminale. In queste condizioni per la NATO è risultato anche meno facile rimanere sullo sfondo; ed ecco che un advisor del Consiglio Atlantico come Mario Monti è stato inviato a commissariare il governo ed il parlamento, per continuare la politica che Berlusconi non era più in grado di fare.
Il risultato dei referendum di appena un anno fa contro il nucleare e la privatizzazione dell'acqua, ha infatti dimostrato che non è più possibile conciliare il formalismo democratico con la circolazione delle informazioni. Certo, può ancora capitare che un giornalista come Marco Travaglio non sappia che l'Atlantic Council sia addirittura il supremo organo dirigente della NATO, e che lo inserisca nel curriculum di Mario Monti come se si trattasse di un gruppo alla stregua del Bruegel, della Trilateral o del Bilderberg. Ma intanto chi aveva mai sentito parlare dell'Atlantic Council solo sino a qualche mese fa? [7]
[1] http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-06-17/siria-troppo-rischiosa-sospesa-081213.shtml?uuid=AbLM0ltF
[2] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://english.pravda.ru/world/asia/01-01-2012/120132-Qatar_invaded_Libya_now_invades_Syria-0/&sa=X&ei=XVjfT6vGHYfP4QSv4eyJCg&ved=0CG4Q7gEwBg&prev=/search%3Fq%3Ddebkafile%2Bsyria%2Bqatar%26hl%3Dit%26prmd%3Dimvns
[3] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.nato.int/cps/en/SID-22142AB1-22039630/natolive/news_70685.htm&sa=X&ei=nVnfT6OfHqSl4gSc-IHHCg&ved=0CGIQ7gEwBzgK&prev=/search%3Fq%3Dqatar%2Bnato%2Botan%26start%3D10%26hl%3Dit%26sa%3DN%26biw%3D960%26bih%3D545%26prmd%3Dimvns
[4] http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/kosovo-crocevia-traffico-organi.aspx
[5] http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://www.ic-mp.org/resources/advertlegalservices/
[6] http://www.corriere.it/cronache/10_luglio_12/ganzer-condanna_77348dd8-8db1-11df-a602-00144f02aabe.shtml
http://www.grr.rai.it/dl/grr/notizie/ContentItem-07462e69-b497-4aee-b6d4-af927497b7a1.html
[7] http://mercatoliberonews.blogspot.it/2012/06/poteri-morti.html
di Marco Rigamo Tratto da http://www.globalproject.info/it/in_movimento/la-notte-dei-ganzer-viventi/11798
Mentre in Cassazione si sta studiando come tutelare la carriera di una manciata di condannati per le violenze alla scuola Diaz, tutti promossi ai vertici di Polizia e Servizi, mentre in Tribunale si rifilano serenamente tre anni (su otto chiesti dal pm) a Er Pelliccia per aver lanciato un estintore in Piazza San Giovanni il 15 ottobre scorso senza che nessuno (nemmeno lui) faccia una piega, ecco che il Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri (Ros) firma una nuova brillante operazione antiterrorismo, connotata da dieci arresti e 24 ulteriori denunce nell'area anarchica e da una inedita “saldatura transnazionale”. Chi ha intenzione di interrogarsi sul tema di prova fornito alla magistratura di Perugia si risparmi la fatica: la firma in calce alle richieste di esecuzione delle catture è quella del generale Giampaolo Ganzer, comandante il raggruppamento. Ancora lui. Quello condannato due anni fa dal Tribunale di Milano a “soli” 14 anni di galera, contro i 27 richiesti dall'accusa, per il reato di costituzione di una associazione per delinquere (armata, aggiungerei) finalizzata al traffico di droga e armi, al peculato, al falso e ad altri reati al fine di ottenere successi e avanzamenti in carriera. Inutile farsi domande o spulciare gli articoli dei soliti pistaroli perché la tecnica d'indagine è sempre la stessa dagli anni '70: costruzione di teoremi.
Aveva il grado di capitano quando nel '79 era uomo di punta di Dalla Chiesa nel Veneto, suo il dossier utilizzato dal pm Calogero per inquisire e incarcerare una trentina di attivisti dell'area dell'Autonomia Operaia. Quando foraggiava e pilotava i pentiti utili allo smantellamento della colonna veneta delle Brigate Rosse. Dieci anni dopo si distingueva per lo sterminio fisico di una banda di giostrai in Friuli, debitamente infiltrata, e per i rapporti con la banda Maniero che gli costavano l'accusa di false dichiarazioni al pm. Era colonnello quando finiva sotto processo a Brescia per aver organizzato importazioni di armi e droga al fine di inscenare brillanti quanto fasulle operazioni di sequestro, distraendo a favore del raggruppamento ingenti somme di denaro. Era il '97 quando una raffineria di cocaina scoperta a Rosciano risultò essere uno stabilimento sotto copertura della sua squadra del Ros. Erano i suoi uomini a presentarsi agli interrogatori davanti ai magistrati con microfoni nascosti per farli degenerare in rissa e paralizzare i processi. Era vicecomandante del Ros durante le giornate di Napoli e Genova nel 2001, sue le disposizioni in tema di ordine pubblico, era dalla Beretta di uno dei suoi uomini che veniva esploso il colpo che uccideva Carlo Giuliani, ragazzo di vent'anni, suoi i reparti che contro le disposizioni della Questura attaccavano a freddo il corteo delle Tute Bianche. Era finalmente generale di brigata quando un anno dopo, avvalendosi di uno dei suoi teoremi, la magistratura di Cosenza eseguiva con grande clamore mediatico - e assegnazione al carcere duro del 41 bis - una ventina di ordini di cattura contro una campionatura di attivisti presenti al G8, inchiesta sgonfiatasi e finita nel nulla.
Il suo curriculum ci insegna senza incertezze che l'agire investigativo suo e dei suoi uomini è lo stesso da sempre: illegittimo, connotato dal collazionare a piacere cose, frasi, dialoghi, eventi, luoghi, segmenti telematici, intercettazioni, edificando una coerente cabala induttiva fino a quando questa non rende sostenibile l'ipotesi di accusa di associazione sovversiva. Il tutto con il più alto tasso di spettacolarizzazione possibile. Pochi dubbi che l'inchiesta di questi giorni non segua le stesse linee guida. Ma ciò che rende l'attualità della cronaca giudiziaria molto simile a un film dell'orrore è l'indifferenza mediatica davanti alla peculiarità dell'uomo che se ne assume la paternità. Ganzer è stato processato e condannato a Milano dopo essere riuscito a paralizzare i procedimenti bergamaschi in ragione del coinvolgimento di un suo referente, magistrato presso la procura di Bergamo. Una condanna a 14 anni di reclusione, ancorché non definitiva, stroncherebbe la carriera di qualsiasi cittadino. Se questo cittadino fosse un attivista dei movimenti avrebbe la vita segnata per sempre. Dopo più di due anni nulla è dato sapere in ordine al relativo processo di appello, mentre si sa che la prescrizione ha da sempre un occhio di riguardo per gli imputati eccellenti. Non serve indignarsi ancora una volta per gli intrecci di potere politico, malaffare, magistratura d'arrembaggio, comando sulle dinamiche di conflitto. E' semplicemente ora di sciogliere il Ros.
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