Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Forse non è un caso che ogni volta che la pochezza del governo degli pseudo-contabili risulta evidente, scoppi qualche scandalo che punta i riflettori mediatici sulle magagne della "casta" politica. Qualcuno che non è completamente immerso nel feticismo della magistratura, si è persino accorto che, in tre anni, si tratta del secondo governatore della Regione Lazio fatto fuori senza imputazioni specifiche; nel caso di Marrazzo addirittura la frequentazione di trans diventò per i media più grave del fatto che dei carabinieri si dedicassero professionalmente al ricatto.
L'unico argomento a favore di Monti rimane a tutt'oggi quello di non infliggerci le continue figuracce nei consessi internazionali che per anni hanno costituito il marchio di fabbrica del Buffone di Arcore. Ma per evitare di fare il pagliaccio in pubblico, non c'era certo bisogno di un "tecnico".
Per il resto appare sconcertante la continuità del governo attuale con il governo precedente, in particolare per ciò che concerne la politica anti-industriale. La tanto attesa convocazione di Marchionne si è risolta nell'ennesimo calo di brache da parte del governo, mentre sull'Ilva di Taranto la doppiezza dello stesso governo si dimostra sempre più plateale.
Il tanto strombazzato decreto salva-Ilva del governo, approvato definitivamente pochi giorni fa dal senato, infatti appare congegnato per consegnare definitivamente l'azienda alla scure del boia, poiché circoscrive l'azione del commissario straordinario alla sola questione ambientale, come se l'acciaio non fosse un'indispensabile risorsa di base per tutta l'industria italiana. [1]
Per recuperare un potere contrattuale nei confronti della magistratura, un governo che avesse voluto fare appena sul serio avrebbe commissariato l'azienda in quanto tale, ponendosi in tal modo come interlocutore diretto della Procura e del GIP di Taranto. Il commissariamento dell'azienda avrebbe avuto gli stessi effetti di una nazionalizzazione, senza però comportarne i costi; in più avrebbe consentito di aggirare le pastoie dei trattati europei e delle norme anti-trust. Il commissariamento dell'azienda rappresentava in questa vicenda la strada ovvia ed obbligata, ed il governo ha scelto consapevolmente di non seguirla.
Il ministro dello"Sviluppo" Economico, Passera, si è infatti completamente defilato, delegando tutta la questione Ilva ad un ministero di serie B come quello dell'Ambiente. Il messaggio non poteva essere più chiaro: l'Ilva non rappresenta per il governo un problema strategico di sviluppo industriale, ma solo un'emergenza ambientale.
Nel finto dibattito parlamentare che ha accompagnato l'approvazione del decreto, nessuno è sembrato accorgersi del problema dell'inconsistenza della figura di un commissario con un mandato così circoscritto da porlo automaticamente in posizione di sudditanza nei confronti della magistratura. Per settimane la polemica si è quindi appuntata su aspetti marginali e folkloristici, come quello riguardante la possibilità di nominare, o meno, commissario al risanamento il governatore Nichi Vendola.
L'obiezione della destra nei confronti di Vendola ha inoltre riguardato la sua personale non competenza in questioni ambientali, ribadendo quindi che la figura del commissario ha una mera funzione tecnica. In realtà Vendola dovrebbe rispondere di non avere mai vigilato sulle emissioni tossiche dell'Ilva in tutti questi anni, contribuendo così a creare un'emergenza che nessuna "logica del profitto" potrebbe spiegare; poiché, se è vero che alcune tecnologie di disinquinamento comportano qualche costo in più, è anche vero che altre tecnologie innovative consentono un notevole risparmio in termini di acqua ed altre materie prime. Semmai si può parlare di "logica del privato", dato che nel mondo reale nessun imprenditore privato muove un dito o investe un centesimo se non arrivano prima gli incentivi pubblici; proprio per questo la strana inerzia della Regione Puglia e di Vendola nella vicenda dell'Ilva di Taranto sono tanto più evidenti. Che nel caso Ilva abbia agito - ed ancora agisca - un lobbying molto, ma molto, più potente di quello della stessa Ilva, appare come un'eventualità talmente realistica da risultare incommestibile per dei media addestrati alle cadenze della fiaba.
Il risultato complessivo del decreto del governo è consistito in quella mancanza di credibilità di tutto il progetto di risanamento ambientale, che ha consentito alla magistratura di porre condizioni sempre più ultimative. Il governo considera quindi già chiusa la partita sull'Ilva, tanto che tutte le sue dichiarazioni passate a sostegno dell'azienda si rivelano ora come puramente rituali e retoriche.
L'Ilva si toglierà di mezzo e, per pura coincidenza, la base NATO in costruzione al Molo Polisettoriale, proprio di fronte al molo dell'Ilva, avrà un'intera insenatura del porto di Taranto a disposizione dei propri sommergibili nucleari. Come è noto, i sommergibili nucleari non inquinano affatto; se non altro perché, a causa del segreto militare, è impossibile monitorare i fondali dove si muovono i sommergibili.
Come pure è sicuramente una semplice coincidenza anche il fatto che Monti, prima di diventare Presidente del Consiglio, fosse un advisor del Consiglio Atlantico della NATO. La "coincidenza" forse vuole che l'Italia non interessi più come Paese industriale, ma solo come base militare.
[1] http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-10-03/ecco-decreto-ilva-riconosce-133108.shtml
Nel giugno scorso, il "Washington Post" rivelava che gli Stati Uniti avevano creato una rete di piccole basi militari “segrete” in tutto il continente africano. L’articolo in sé non diceva niente di nuovo, visto che l’esistenza di queste basi “segrete” era nota da tempo. [1]
Così come era nota la difficoltà degli USA di trovare aeroporti capaci di sostenere il carico dei C130. Per questo motivo la rete organizzata in Africa ha utilizzato spesso vecchie strutture del periodo coloniale francese in attesa del potenziamento delle piste d’atterraggio. Il pretesto addotto della “guerra ombra” che gli USA starebbero conducendo contro Al Qaeda, appare talmente fasullo da essere presentato senza molta convinzione dallo stesso "Washington Post". Il programma di “sorveglianza” dal significativo nome in codice "Sand Creek" (la località del massacro di Cheyenne ed Arapaho nel 1864 da parte di truppe statunitensi) coinvolge molti Paesi africani.
Solo alcune basi sarebbero dotate dei soliti droni, mentre la maggior parte utilizzerebbe invece dei piccoli aerei monomotore convenzionali: i Pilatus Pc-12 costruiti in Svizzera. Le basi attualmente attive sarebbero quella di Ouagadougou nel Burkina Faso per il controllo del Mali, della Mauritania e del deserto del Sahara; Arba Minch in Etiopia come base di partenza dei droni Reaper per la Somalia; Entebbe in Uganda per il decollo dei Pilatus; Camp Lemonnier a Gibuti per i raid in Somalia, nello Yemen e nella penisola araba; Manda Bay in Kenya; Victoria nelle Seychelles, ed anche questa è una base di decollo dei droni per tutta l’Africa Orientale. La Base di Nouakchott in Mauritania ha interrotto le sue attività a causa del colpo di Stato di quattro anni fa, mentre la base di Nzara, nel Sud Sudan, è ancora in costruzione.
La lotta contro Al Qaeda e altre sigle più o meno fiabesche (Aqmi, Al Shabaab, Lra, ecc.) è in grado di giustificare qualsiasi intervento criminale. Il "Washington Post" rivela infatti che le operazioni in Africa sono affidate alle forze speciali statunitensi ed a contractor privati che hanno assunto un ruolo sempre più importante nella strategia di sicurezza nazionale dell’amministrazione Obama, e che agiscono in maniera clandestina in tutto il mondo, non solo nelle zone di guerra.
La compagnia di contractor maggiormente beneficiata da questi contratti governativi è sempre la Blackwater, che aveva cambiato il suo nome in Xeservices, ed oggi si chiama Academi. La Blackwater è stata per anni sotto inchiesta al Congresso USA per omicidi "inspiegabili" e per il coinvolgimento in innumerevoli traffici illegali. Ma il Segretario alla Difesa (ed ex direttore della CIA), Leon Panetta, ha difeso davanti al Congresso USA la scelta di corrispondere nuovi appalti alla Blackwater.[2]
Il "Washington Post" aggiunge che non vi sono dati ufficiali su queste missioni e che molte notizie sono state ricavate indirettamente dai documenti sugli appalti. La segretezza garantisce la possibilità di compiere le peggiori nefandezze nell'assoluta impunità. Ci si potrebbe chiedere, semmai, perché il "Washington Post" del giugno scorso abbia fatto una tale pubblicità ad un programma di colonizzazione e destabilizzazione così evidente. Ma spesso queste notizie rimangono innocue, poiché al massimo le si va a catalogare come ingerenza, o "imperialismo" inteso come generica volontà di dominio.
In realtà non solo l'antiterrorismo, ma neppure la nozione generica di imperialismo sono in grado di dar conto della effettiva funzione di queste basi militari. La mistificazione corrente si basa sull'illusione che l'imperialismo costituisca comunque un "ordine", mentre invece queste basi divengono veri e propri referenti per la criminalità locale, che può crescere e organizzarsi al coperto del segreto militare. Qualsiasi genere di traffico (armi, diamanti, droga, petrolio estratto illegalmente, immigrati, ecc.) può trovare nella basi USA in Africa il supporto logistico ed una sorta di diritto d'asilo; tanto, se trapelasse qualcosa, ci sarebbe sempre la famigerata Blackwater a fare da parafulmine.
Sul ruolo effettivo delle basi militari, può soccorrere anche qualche umile notizia nostrana. Nel maggio ultimo scorso il quotidiano "La Repubblica" riportava una notizia secondo cui la NATO sarebbe stata beffata dal Clan dei Casalesi, che avrebbe fatto il colpaccio di affittare i suoi villini ad ufficiali britannici. In realtà le prime notizie su casi analoghi risalgono al 2007/2008, quando vicende sulla presenza di ufficiali NATO in villini di camorra furono rese note da vari quotidiani, tra cui il "Corriere della Sera". Ciò vorrebbe dire che in cinque anni la NATO non avrebbe mai letto i giornali e non si sarebbe mai accorta di collaborare con il Clan dei Casalesi. Quando si dice la distrazione. [3]
L'illegalità di Stato è sempre esistita, ma l'esistenza di organizzazioni internazionali come il Patto Atlantico, il Fondo Monetario Internazionale e l'Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO), che promuovono ed organizzano la malavita in tutto in mondo, costituisce un fatto storicamente nuovo. Il programma di una illegalità di massa serve a costruire una base di consenso sociale al colonialismo, che può avvalersi così anche del sostegno di formazioni armate in loco.
La mafia albanese, ad esempio, è una creatura di conio recentissimo, ovviamente una creazione del colonialismo della NATO e dell'ONU, le quali hanno trasformato il Kosovo in un proprio protettorato. Sino a due decenni fa in Albania esistevano solo bande di contrabbandieri e di rapinatori di tir, mentre oggi la mafia albanese/kosovara controlla gran parte del traffico di armi e droga, ed inoltre risulta al centro del nuovo business del traffico di organi umani. La NATO è caduta dalle nuvole, e per anni ha sostenuto di non essersi mai accorta che i suoi protetti dell'UCK trafficassero in organi umani. Solo di recente sono stati pubblicati rapporti da cui risulterebbe che sì, la NATO sapeva qualcosa dal 2004. Il quotidiano britannico "The Guardian" ha dato conto di queste parziali ammissioni di complicità con quel tono molto "british", che invece tende a smarrire quando si tratti di crimini, o presunti tali, attribuiti a nemici della NATO. Dato che l'Africa può costituire un illimitato serbatoio di organi umani, aspettiamoci altre parziali ammissioni nei prossimi anni.[4]
[1] http://translate.googleusercontent.com/translate_c?depth=2&hl=it&prev=/search%3Fq%3Dwashington%2Bpost%2Bafrican%2Bbases%26hl%3Dit%26prmd%3Dimvns&rurl=translate.google.com&sl=en&u=http://www.washingtonpost.com/world/national-security/us-expands-secret-intelligence-operations-in-africa/2012/06/13/gJQAHyvAbV_story.html&usg=ALkJrhi3z44vGO8M1Ohn1knl35h0V1VEoQ
http://translate.googleusercontent.com/translate_c?depth=2&hl=it&prev=/search%3Fq%3Dwashington%2Bpost%2Bafrican%2Bbases%26hl%3Dit%26prmd%3Dimvns&rurl=translate.google.com&sl=en&u=http://www.washingtonpost.com/world/national-security/the-african-network/2012/06/13/gJQAmozvaV_graphic.html&usg=ALkJrhi7srJLzGXVy8_UA7D54Fb2GnlkaQ
[2] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.guardian.co.uk/world/2010/jun/28/blackwater-wins-afghanistan-contract&prev=/search%3Fq%3Dblackwater%2Bcongressional%2Binvestigation%26start%3D30%26hl%3Dit%26sa%3DN%26biw%3D960%26bih%3D513%26prmd%3Dimvns&sa=X&ei=4MZpULbKFYfltQaP04GYDQ&ved=0CGgQ7gEwCDge
[3] http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/05/01/giugliano-villini-di-gomorra-in-affitto-ai.html
http://www.corriere.it/cronache/08_ottobre_26/villa_nato_casalesi_5d97f298-a32f-11dd-8d2c-00144f02aabc.shtml
[4] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.guardian.co.uk/world/2011/jan/24/hashim-thaci-kosovo-organised-crime&prev=/search%3Fq%3Dnato%2Botan%2Bkosovo%2Borgan%2Btrade%26hl%3Dit%26biw%3D960%26bih%3D513%26prmd%3Dimvns&sa=X&ei=9oZqUK3OAsjKtAaoo4GABg&sqi=2&ved=0CEUQ7gEwBA
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