"
"La condanna morale della violenza è sempre imposta in modo ambiguo, tale da suggerire che l'immoralità della violenza costituisca una garanzia della sua assoluta necessità pratica."

Comidad
"
 
\\ Home Page : Archivio (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 28/03/2013 @ 01:13:16, in Commentario 2013, linkato 2752 volte)
Il mistero della candidatura di Antonio Ingroia, a distanza di qualche settimana dalle elezioni, si è in parte risolto, ora che è stata definitivamente formalizzata la sua rinuncia all'incarico ONU in Guatemala. Che questo incarico costituisse un bidone particolarmente insidioso, tale da spiegare la scelta di sottrarvisi accettando un'assurda candidatura, è stato ulteriormente confermato dalla recente dichiarazione di un funzionario governativo dello Stato messicano del Chihuahua, un tale Guillermo Terrazas Villanueva. Questi ha accusato la CIA di non combattere affatto il traffico di droga in Centro-America, bensì di esserne addirittura il manager.
Certo, si tratta di una scoperta dell'acqua calda, e inoltre Villanueva ha edulcorato le sue dichiarazioni attribuendo alla CIA semplicemente l'obiettivo di voler evitare di stroncare il traffico per non perdere potere e finanziamenti; ma il tutto risulta comunque utile a far capire in che guai si sarebbe andato a cacciare Ingroia, una volta assunto il "prestigioso incarico internazionale". Tanto più che le organizzazioni internazionali, così celeri e solenni nell'affidare missioni salvifiche, si dimostrano poi prontissime ad abbandonare al loro destino i malcapitati che si siano lasciati irretire.
Viene spontaneo il paragone con quanto avvenuto ai due marò italiani, in missione "anti-pirateria" nell'Oceano Indiano per conto della NATO. Il quotidiano "il Foglio", noto per essere condotto da giornalisti col doppio passaporto - americano ed israeliano -, ha sgridato il governo per non aver immediatamente coinvolto la NATO nella vicenda dei marò.
In realtà la NATO è sempre stata coinvolta, sin dall'inizio, se si considera che il ministro della Difesa ancora in carica, Di Paola, è un funzionario della stessa NATO. Anche dal punto di vista del diritto internazionale, la NATO avrebbe dovuto essere il primo interlocutore ufficiale dell'India nella questione dei pescatori uccisi. Inoltre, a tutt'oggi i marò italiani costituiscono la truppa da sbarco che si assume il maggiore onere nella missione NATO nell'Oceano Indiano. Ce lo fa sapere il sito della stessa NATO, nell'ambito di una comunicazione su manovre congiunte nell'Oceano Indiano con la Marina militare russa (per la serie: continuiamo a farci illusioni sull'anti-imperialismo di Putin).
In astratto ciò avrebbe potuto significare che il nostro governo deteneva un potere contrattuale nei confronti della NATO, da far valere per riscuotere sostegno nella vicenda dei due marò. In concreto significa l'esatto opposto, e cioè che i nostri obbediscono e basta.
Infatti i due marò sono stati restituiti al governo indiano non appena la NATO ha avuto le garanzie che al loro processo non potrà uscire nulla che sveli le vere magagne che stanno dietro alla missione nell'Oceano Indiano. Tanto è vero che i due militari italiani saranno giudicati da un tribunale speciale. Anche la Marina indiana collabora con la NATO per le sedicenti missioni anti-pirateria, e questo suo potere contrattuale il governo indiano l'ha fatto valere. Gli USA hanno accondisceso all'accordo, poiché a pagarne il prezzo per intero era uno Stato-zerbino come l'Italia.
La stampa che ha criticato il governo e reclamato le dimissioni del ministro Terzi per il suo disastro diplomatico, però non ha fatto nulla per informarci sui veri termini della questione. La storia del semi-sequestro dell'ambasciatore da parte delle autorità indiane non sta in piedi, perché, se così fosse stato, il governo italiano avrebbe avuto un'occasione d'oro per fare la parte della vittima accusando l'India di una plateale violazione del diritto internazionale.
Che Ingroia non abbia voluto andare anche lui allo sbaraglio, ed abbia pensato soprattutto a salvare se stesso dalla trappola internazionale in cui era stato cacciato, può essere anche oggetto di comprensione, dato che è troppo comodo predicare l'eroismo sulla pelle degli altri. C'è anche da considerare che Ingroia si sarebbe trovato alle spalle una stampa italiana ostile, che si sarebbe affrettata a far passare qualsiasi problema che lui avesse incontrato come un mero effetto del suo protagonismo. Un Ingroia caduto sul campo non avrebbe avuto perciò nemmeno l'alone dell'eroe; anzi, si sarebbe detto che se l'era cercata.
Rimane però da chiarire l'altra parte del mistero, e cioè perché i due partiti comunisti abbiano deciso di gettarsi nell'avventura suicida della lista "arancione", accettando per di più che a capeggiare la lista fosse un candidato così chiaramente abulico e demotivato. Nel gennaio scorso, il segretario dei Comunisti Italiani, Diliberto, ha rilasciato un'intervista in cui tuonava: "Basta con la sinistra che si vergogna di se stessa".
Ma, se i due partiti comunisti non si vergognavano di se stessi, perché non presentarsi con una lista comunista? Perché Diliberto e Ferrero non hanno ritenuto affidarsi a quella frazione di elettorato di opinione ancora desiderosa di poter votare "falce e martello"? In una fase in cui il capitalismo ha gettato tutte le sue maschere, non avrebbe avuto più senso cercare un rapporto con quei settori sindacali che vorrebbero una copertura politica più convinta?
In questo momento l'euforia per l'elezione di De Magistris a Napoli si è del tutto spenta, e non solo a causa della sua gestione pedissequa e burocratica del Comune, ma anche per le sue continue esibizioni di servilismo nei confronti della NATO. In occasione del trasferimento in Gran Bretagna del comando NATO di Nisida, il sindaco De Magistris si è affrettato a rassicurare la popolazione circa il fatto che ciò non comporterà assolutamente un abbandono di Napoli da parte della NATO. Ma chi si era mai illuso?
Con l'offuscamento del suo uomo simbolo, il movimento "arancione" poteva considerarsi un capitolo chiuso, perciò la presentazione di una lista comunista avrebbe dovuto considerarsi scontata; e forse avrebbe creato a Bersani timori tali da indurlo persino ad allargare la coalizione di centrosinistra a Diliberto e Ferrero. Abbiamo quindi, ancora una volta, il caso clamoroso di un elettoralismo che smentisce se stesso, che getta improbabili ponti con la "società civile" (ma cos'è?), e rinuncia a galvanizzare i propri potenziali elettori. Sarebbe il caso di dire che i brogli elettorali cominciano addirittura prima delle elezioni, quando si preparano liste, candidature e simboli.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Di comidad (del 21/03/2013 @ 01:38:24, in Commentario 2013, linkato 2301 volte)
Il tradimento non ha nulla di strano; anzi, in politica come in ogni altra relazione umana, rientra tra gli eventi a più alto tasso di probabilità. Ciò che invece risulta strano, è che il "tradito" si adoperi per fornire alibi e giustificazioni ai traditori. Già in campagna elettorale, Beppe Grillo aveva affermato di mettere in conto un 10-15% di defezioni fra gli eletti del Movimento 5 Stelle. Si trattava di una dichiarazione realistica, che gli avrebbe fatto onore, se oggi non si dovessero riscontrare a riguardo le ambiguità dello stesso Grillo.
Le critiche nei confronti di Grillo si sono sinora centrate soprattutto sulle carenze di democrazia interna del M5S, sulla sua gestione dispotica, "leninista", e sul soffocamento dei dissensi. Ma un movimento che nasca su base carismatica, e che abbia un uomo-immagine che si ponga come garante nei confronti della pubblica opinione, non può certo basarsi su quel sistema di guerra per bande che va sotto il nome di "democrazia interna", e che caratterizza partiti come il PD. Ciò che invece a suo tempo rese incongruente e ridicola la sortita del Buffone di Arcore contro Gianfranco Fini, consistette nel fatto che non si appuntava contro un seguace qualsiasi, bensì contro colui che era assurto a cofondatore del nuovo partito PdL, smentendo così tutta l'operazione politica e propagandistica che era stata costruita in precedenza.
A rendere inattendibile l'irrigidimento di Grillo nei confronti di Bersani, è stata invece la pretesa di far passare una sorta di identità antropologica tra il PD ed il PdL, come se si trattasse di fenomeni del tutto assimilabili. Ma non si può mettere un padre di famiglia e procuratore d'affari della Lega delle Cooperative sullo stesso piano di un Sardanapalo che ha costruito le sue fortune sul riciclaggio del denaro mafioso. Non era proponibile e non era credibile; e sembrava fatto apposta per dare fiato a quell'atteggiamento "menopeggista" che alla fine è uscito fuori nel M5S durante l'elezione del presidente del Senato. Tanto più che il rifiuto di incontrare Bersani si accompagna oggi alla decisione dei 5 Stelle di accettare l'invito ad incontrare l'attuale ambasciatore USA, David Thorne; la cui minacciosa blandizie avrebbe meritato, quanto meno, una presa di distanze.
Grillo avrebbe avuto invece facile gioco a demolire l'immagine di un Bersani come "meno peggio", se lo avesse sfidato ad una trattativa sui temi concreti, a cominciare dal buco nella montagna (e nella spesa pubblica) che si sta allestendo in Val di Susa; proseguendo magari sul mega-radar super-inquinante e super-aggressivo che gli USA stanno costruendo a Sigonella. Invece Grillo lo ha sfidato sulla questione dei costi della politica, rispetto ai quali Bersani non ha avuto eccessiva difficoltà a venirgli incontro. Il dimissionario governo Monti ha aumentato le tasse, tagliato la spesa pubblica, ma, nel contempo, ha portato il debito pubblico ad un livello record. In tal modo Monti ha smentito se stesso e tutta la politica basata sull'emergenza-debito. Perché allora non chiedere a Bersani un'inchiesta parlamentare sull'operato del governo Monti?
Ancora sino a qualche mese fa Grillo si lanciava in elogi nei confronti della presidente argentina Kirchner per la sua politica anti-FMI. Ma ancora nel gennaio scorso gli ispettori del Fondo Monetario Internazionale sono arrivati in Italia non soltanto a stilare pagelle e voti nei confronti del nostro Paese, ma anche a dettare l'agenda a cui il prossimo governo, quale che esso sia, si dovrà attenere.
Negli anni '80 è diventato di moda lo slogan della "complessità"- tuttora in voga -, che costituisce un espediente retorico di provata efficacia confusionale, poiché non vi corrisponde alcun allargamento dei dati da considerare, bensì soltanto un rifiuto aprioristico di confrontarsi con i fatti più evidenti. Nella vicenda imperialistica degli ultimi sessanta anni, il FMI rappresenta una di quelle costanti di più scandalosa evidenza, come si è potuto riscontrare ad ogni passo anche nell'attuale crisi europea, compreso il recentissimo caso della crisi finanziaria di Cipro.
L'anno scorso era stata diffusa la fiaba di un FMI pentito a proposito delle politiche di austerità, e il tutto si era basato su qualche generica dichiarazione di Christine Lagarde. A leggere i punti che oggi il FMI ripropone, in Italia come a Cipro, ci si rende conto che la strada maestra indicata per la crescita del famoso PIL rimane sempre quella di tagliare-privatizzare-impoverire. Un'altra formula magica che poi viene nuovamente spacciata dal FMI come "misura per la crescita", è la "liberalizzazione delle professioni". Confindustria ha fatto immediatamente propri i punti programmatici del FMI; ma da tempo Confindustria agisce più come una lobby della finanza che come un'associazione industriale.
Perché allora Grillo non ha chiesto a Bersani di imitare la Kirchner e di cacciare il FMI dall'Italia? Al contrario, Grillo si è lanciato in dichiarazioni che riecheggiano quelle del FMI, scagliandosi di recente contro il parassitismo della pletora degli avvocati; ma ciò appare come scegliersi bersagli un po' troppo facili, dato che a tutti è capitato di prendere bidoni dagli avvocati. D'altra parte urta contro il buon senso voler far credere che il parassitismo delle categorie professionali costituisca oggi uno dei principali ostacoli all'economia. Sembra più il pretesto per sostituire alcuni parassiti con altri più voraci.
A proposito, da quanto tempo Grillo non nomina più il FMI? Forse da quando è iniziato il suo feeling con la stampa estera.
Si ha l'impressione che il Grillo attuale abbia ormai poco a che vedere con quello di dieci anni fa; e che non persegua propri obiettivi, ma si barcameni in un circuito occulto di lusinghe, pressioni e ricatti.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587 588 589 590 591 592 593 594 595 596 597 598 599 600 601 602 603 604 605 606

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (46)
Commenti Flash (62)
Documenti (30)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenêtre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (33)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


21/11/2024 @ 14:32:54
script eseguito in 47 ms