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"Ridurre l'anarchismo alla nozione di "autogoverno", significa depotenziarlo come critica sociale e come alternativa sociale, che consistono nella demistificazione della funzione di governo, individuata come fattore di disordine."

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 24/12/2015 @ 01:21:09, in Commentario 2015, linkato 5498 volte)
La feroce lotta di potere interna al Fondo Monetario Internazionale coinvolge per la seconda volta consecutiva il suo massimo dirigente. Nei confronti di Dominique Strauss-Kahn si ricorse addirittura ad uno scandalo sessuale, mentre per Christine Lagarde ci si è limitati a ripescare dei trascorsi peccatucci del suo passato di ministro dell'economia; quisquilie, se paragonati ai reati commessi dal presidente della Commissione Europea Juncker e dalla Cancelliera Merkel; reati per i quali, peraltro, i due l'hanno fatta franca.
I conflitti interni al FMI non costituiscono mero gossip, dato che ridefiniscono i rapporti di forza tra le principali lobby finanziarie del mondo. Il FMI ha sede a Washington, ma il suo direttore operativo è un europeo, spesso un francese. Ciclicamente le lobby statunitensi devono ribadire che la sede è più importante dell'occupante di turno e, per l'occasione, si sono servite di qualche toga a stelle e strisce che opera in Francia.
Oggi il FMI è il principale componente della cosiddetta "Troika", ed anche il vero padrone dell'Unione Europea. Questo strapotere non è nato da un giorno all'altro, anzi, ha dietro una storia. Poco più di un mese fa proprio Christine Lagarde aveva pronunciato un discorsetto celebrativo su uno statista appena scomparso, l'ex Cancelliere tedesco Helmut Schmidt, un personaggio molto meno noto e meno ricordato dell'altro Helmut che gli era succeduto nella carica di Cancelliere, cioè Kohl. Il discorsetto della Lagarde su Schmidt poteva apparire come uno dei tanti necrologi di circostanza, eppure si stava parlando proprio di uno degli uomini che hanno contribuito a stabilire l'ormai quarantennale dominio del FMI sull'Europa.
Nel 1974 Helmut Schmidt subentrò nella carica di Cancelliere a Willy Brandt, appena fatto fuori da uno scandalo evidentemente confezionato dai servizi segreti ed artificiosamente enfatizzato dai media: uno dei principali collaboratori di Brandt sarebbe stato una spia della Germania Est. In pochi anni Schmidt riconvertì tutta la politica economica tedesca e, indirettamente, quella europea, in senso fondomonetaristico, con privatizzazioni, tagli allo Stato sociale, compressione salariale, disoccupazione. Il sedicente "riformista" divenne così il portabandiera dei "sacrifici", cioè dei tagli al welfare dei poveri per alimentare il welfare a favore dei ricchi.
In un'intervista di due anni fa su un giornale bergamasco, un ex ministro italiano, il democristiano Filippo Maria Pandolfi, forniva dettagli decisivi sul ruolo di Schmidt negli anni '70. Pandolfi era stato ministro delle Finanze nei governi Andreotti dell'Unità Nazionale e, successivamente, ministro del Tesoro sino al 1980. In base alla testimonianza di Pandolfi, fu proprio Schmidt ad imporre ai recalcitranti governi italiani il Sistema Monetario Europeo, cioè quel meccanismo da cui sarebbe nato dapprima l'Ecu, e poi l'Euro. Nell'intervista Pandolfi non sembra neanche rendersi conto della gravità di molti dei dettagli delle sue ricordanze, ma all'epoca si sapeva che Pandolfi fosse stato messo lì proprio perché non era un modello di lucidità e di consapevolezza.
In un articolo agiografico su "Il Fatto Quotidiano" in occasione della recente morte di Schmidt, si sorvolava invece su un dettaglio imbarazzante della sua carriera, dato tra il 1976 ed il 1977, proprio sotto il suo cancellierato, vennero "suicidati" in carcere quattro membri della RAF. La ridicola versione ufficiale su quelle morti venne avallata pienamente dal Partito Comunista Italiano, che, per bocca dell'ex partigiano Antonello Trombadori, si incaricò persino di redarguire tutti coloro che esprimevano dei dubbi. Immaginiamoci cosa sarebbe accaduto se a "suicidarsi" fosse stato qualche esponente del dissenso sovietico: un'ondata di indignazione a livello mondiale avrebbe travolto l'URSS, ed il PCI si sarebbe ovviamente accodato al coro degli indignati.
Nei confroni della RAF, Schmidt attuò una tipica operazione "noskista", dal nome di Gustav Noske, il socialdemocratico che fu ministro della Difesa in Germania dal 1919 al 1920. I "riformisti" della socialdemocrazia tedesca nel 1919 si schierarono con la controrivoluzione in nome della difesa della legalità repubblicana, ma poi quegli stessi riformisti promossero ed appoggiarono l'illegalità ogni volta che serviva la causa della controrivoluzione. Noske infatti fu direttamente coinvolto nell'assassinio di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, i massimi dirigenti del movimento spartachista, e lo stesso Noske si rese inoltre responsabile anche di aver consentito che alla repressione militare si affiancasse lo squadrismo di formazioni paramilitari irregolari; ciò con due anni di anticipo rispetto a quanto sarebbe avvenuto in Italia.
Il noskismo costituì l'elemento di divisione del socialismo mondiale. I comunisti infatti si separarono dalle socialdemocrazie non in conseguenza della rivoluzione russa del 1917, come comunemente si dice, bensì a causa del tentativo di rivoluzione in Germania nel 1919 e della complicità del "riformismo" con la reazione; un "riformismo" non a caso bollato come "socialfascismo". Sennonché ci sarebbe stato successivamente anche un noskismo, o "socialfascismo", di matrice comunista/stalinista, in Spagna nel 1937, ed in Italia quaranta anni dopo. Uno stalinista a denominazione di origine controllata come lo storico Luciano Canfora, ha spiegato il comportamento dei partiti comunisti in Spagna nel 1937 con la necessità di non turbare la borghesia spagnola rimasta "leale" alla Repubblica. Si tratta del tipico argomento noskista della difesa della legalità costituzionale; un feticismo della legalità che funziona benissimo come alibi per sparare alla schiena ai rivoluzionari, ma che risulta patetico, come oggi in Italia, quando si tratta di difendere la Costituzione dallo smantellamento operato dalla reazione.
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Di comidad (del 17/12/2015 @ 01:32:42, in Commentario 2015, linkato 1764 volte)
Il rapporto del Censis di De Rita ci fa sapere che l’Italia, con una crescita dello zero virgola, se non è al declino poco ci manca, e la colpa non è degli attentati terroristici, ma dello stile di vita degli Italiani, troppo pigri e prudenti. Non si mettono in gioco fino in fondo, non rischiano, mentre “nelle banche giace inoperosa una montagna di risparmi, un cash cautelativo, che supera i 4.000 miliardi, molti depositi e contanti, sempre meno azioni e partecipazioni”.
Certamente dovranno cambiare "stile di vita" i centotrentamila bidonati dalle quattro banche salvate da Renzi, che hanno imparato a loro spese che fidarsi delle banche non è un rischio: è sempre e comunque una fregatura. Il Censis, si sa, non è un vero centro studi, ma essenzialmente un organo di propaganda, perciò questa colpevolizzazione dei risparmiatori risulta funzionale al chiamarli a pagare per l'insolvenza delle banche.
Nella vicenda di quelle che in gergo finanziario sono chiamate "sofferenze" bancarie, il governo tedesco si è comportato come il Don Giovanni di Molière: dopo aver foraggiato con i soldi dei contribuenti i banchieri in crisi, ora si atteggia a censore nei confronti dei governi europei che volessero fare altrettanto, e tempo fa ha costretto l'Unione Europea ad approvare le regole del cosiddetto "bail in", cioè la garanzia interna delle banche a spese dei loro risparmiatori. In tal modo il governo Merkel cerca di favorire l'acquisizione da parte delle multinazionali tedesche di istituti bancari in crisi in altri Paesi europei. Per la verità il governo italiano appare il più preparato ad adeguarsi alle nuove regole, dato che in Italia l'assistenzialismo per banchieri è stato finanziato soprattutto a spese dell'utenza. Il governo Monti impose ai pensionati di aprire un conto corrente per poter riscuotere la pensione, ed altrettanto fu imposto a centinaia di migliaia di dipendenti pubblici che percepivano direttamente il loro cash agli sportelli della Banca d'Italia. "Bail in" o "bail out", la regola aurea non cambia: sono sempre i poveri a dover versare l'elemosina ai ricchi. I banchieri non devono infatti temere più di tanto, dato che per loro c'è il Meccanismo Europeo di Stabilità, o Fondo Salva Stati - che ha in effetti salvato solo banche -, un fondo finanziato dagli Stati, cioè dai contribuenti, ma i cui aiuti per le banche, chissà perché, non sono considerati aiuto statale. Poi per le banche ci sono anche i prestiti ad interessi zero della BCE. Insomma, un bengodi. Peccato che alle banche non basti mai ed, anzi, continuino a "soffrire".
La colpevolizzazione del risparmio assume però anche una valenza propagandistica in chiave di rilancio del consumismo. Uno dei mantra più diffusi della propaganda in tempi di ISIS, soprattutto dopo gli attentati di Parigi, sembra avere come argomentazione quella della contrapposizione degli stili di vita fra "occidentali" e mussulmani o, come si dice oggi, "islamici". Si tratta di un tipo di propaganda piuttosto rozza, ma che funziona sempre. Ci viene narrato che gli islamisti odiano la vita e, a maggior ragione, la “dolce vita” degli "occidentali", la loro cultura, i loro divertimenti blasfemi. I leader occidentali promettono misure spietate contro i barbari bigotti, ma allo stesso tempo lanciano appelli accorati ai cittadini perché non si rinchiudano in casa, ma vadano a teatro, al ristorante o, semplicemente, a fare shopping, solo per dimostrare all’ISIS che non ha vinto.
Già nel 1939 il film "Ninotchka" di Ernst Lubitsch metteva a confronto le dolcezze dello stile di vita occidentale e capitalistico con quello di un bigottismo sovietico retrogrado. Anche se il film era di produzione americana, era però ambientato proprio a Parigi come luogo elettivo della dolcezza di vivere “occidentale”. Nel 2012 è uscito un film, ufficialmente di produzione saudita, "La Bicicletta Verde", che riprendeva la tesi del consumismo come via di scampo alle strettoie del bigottismo, in quel caso bigottismo islamico. Il film era chiaramente di marca CIA-Mossad, ed il fatto che si sia cercato di far credere che l'autore fosse una donna costituiva un'esca per i "progressisti" occidentali, sempre troppo proni di fronte alle parodie del "politically correct".
Lo schema propagandistico di questo tipo di film si basa sul confronto tra la "naturalezza" dell'edonismo capitalistico e le forzature ideologiche del comunismo o del fanatismo religioso. In realtà poi si è visto che gli slogan del capitalismo sono intercambiabili, perciò, quando serve, si ricorre al moralismo più vieto e bacchettone, ed arriva il Fondo Monetario Internazionale a colpevolizzare l'edonismo di chi vorrebbe "vivere al di sopra dei suoi mezzi". Sia che il capitalismo si presenti nella versione libertino-licenziosa dell'edonista, oppure nei panni severi del "calvinista", lo scopo della propaganda è comunque quello di costringere le opposizioni a sottostare a dei giochi di ruolo, impedendo così di andare a smascherare di volta in volta i camuffamenti del solito assistenzialismo per ricchi. Uno dei maggiori paradossi legati al terrorismo interno costruito dalla Nato e dai suoi alleati delle petromonarchie del Golfo Persico, è che, se da un lato si ottengono con questa solita vecchia formula degli effetti disciplinari ben sperimentati, legati ad un aumento indiscriminato (se mai potesse esisterne uno discriminato…) dei controlli, della presenza di polizia ed esercito nelle strade, delle restrizioni dei diritti formali del cittadino (basti ricordare il Patriot Act dopo l'11settembre); dall’altro lato c’è il rischio di un calo dei consumi già ridotti al lumicino dalla crisi, e quindi che le persone la smettano di indebitarsi sempre di più per merci di qualità sempre peggiore. Se è lecito nutrire qualche dubbio sul numero di disoccupati o lavoratori in difficoltà che la sera siano disposti a correre a teatro o al ristorante, è vero pure che i più terrorizzati sembrano essere gli addetti allo shopping e al marketing. In altri termini è bene terrorizzare la popolazione, ma bisogna evitare che smetta di indebitarsi per poter comprare. Anzi, bisogna far sì che il terrorismo venga percepito come incentivo ai consumi. Un terrorismo in funzione pubblicitaria.
Non mancano i precedenti della tesi che lo "stile di vita" da salvaguardare contro la minaccia terroristica sia proprio quello dello shopping. Nel suo secondo discorso alla nazione dopo l’attacco dell’11 settembre, il presidente Bush invitava gli statunitensi a mostrarsi forti e incitava “ad avere fiducia e a sostenere l’economia americana”. Il consumismo viene quindi fatto passare come un'espressione di eroismo civile, un'indomita difesa dei valori "occidentali" contro la minaccia della barbarie.
Il vicepresidente, Dick Cheney, era stato anche più diretto nel rappresentare questa mitologia del consumatore/eroe, e in televisione aveva espresso la sua personale speranza che: “gli americani reagiscano sbattendo in faccia ai terroristi il loro ottimismo”, e “non permettano in alcun modo che gli avvenimenti incidano sulla loro abituale attività economica”.
A New York, un giorno solo dopo la caduta delle torri, il sindaco Rudolph Giuliani ha raccomandato ai suoi elettori sgomenti : “Fate vedere che non siete spaventati. Andate al ristorante. Uscite a fare shopping.” Quando qualcuno nel mondo ha chiesto in che modo avrebbe potuto rendersi utile, lui ha risposto : “Venite qui a spendere i vostri soldi”.
A quando l'uso dello spauracchio del terrorismo anche nelle televendite?
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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