Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
La serietà non è più di questo mondo, ammesso che lo sia mai stata. A conclusione dell’ultimo Consiglio Europeo, che ha deciso una raffica di sanzioni diplomatiche contro la Russia per il presunto tentato omicidio al gas nervino, il Presidente del Consiglio Gentiloni ha dichiarato che le decisioni del vertice sono condivise ma che
non bisogna chiudere la porta al “dialogo”. In linguaggio diplomatico “dialogo” significa “affari”, business. Come a dire: se la NATO vuol continuare a criminalizzare Putin, si accomodi e noi ci accodiamo, ma lasciateci fare qualche affaruccio sulle forniture di gas.
Questa schizofrenia non è soltanto italiana. Il giornalista Bernard Guetta, voce informale ma “autorevole” della politica estera francese, spinge la sindrome dissociativa sino al delirio in fase acuta. Guetta propone infatti una politica della “mano tesa” alla Russia, rimanendo però negli schemi della narrazione euro-americana, cioè contestando alla Russia le ingerenze in Ucraina (ma lì il colpo di Stato nazista chi lo ha organizzato se non la NATO?), l’occupazione della Crimea (ma una Russia senza basi in Crimea quanto durerebbe?) e l’appoggio al “criminale” Assad (e i galantuomini jihadisti in Siria chi li arma?). Il punto di vista francese quindi non è diverso da quello italiano, anzi la dicotomia risulta persino più stridente dato che il governo francese è uno di quelli che hanno spinto maggiormente per la destabilizzazione della Siria. Ma Guetta propone comunque
la “mano tesa” per continuare a raccogliere in Russia gas, petrolio ed altre materie prime.
Nel gennaio scorso il finanziere ungherese americano George Soros ha dichiarato al “Financial Times” che
l’Unione Europea è al collasso e che la potenza emergente è la Russia. Al collasso europeo Soros ha dato la sua manina poiché ha contribuito ad esasperare l’elettorato italiano inventando una lista “Più Europa” affidata alla sua fida Emma Bonino. Soros non è più al centro della ribalta perché troppo esposto e sputtanato, perciò anche il suo margine di manovra si restringe. Soros però continua a parlare e straparlare in base alle direttive della sua agenzia di riferimento, cioè la NATO.
La NATO è un’agenzia di affari e quindi non è che ce l’abbia con Putin per le fiabe degli attacchi al gas nervino o delle ingerenze nelle campagne elettorali. Se la NATO criminalizza la Russia è proprio per questioni di affari, soprattutto per i gasdotti. Pochi giorni fa vi è stato un incontro dell’ambasciatore italiano in Russia, Pasquale Terracciano, con la multinazionale russa Gazprom per trattare l’aumento e la
diversificazione delle rotte dei gasdotti che collegano Russia ed Europa. Si pensa in particolare ad una rotta Sud che attraversi il Mar Nero.
Visto che sono proprio i gasdotti russi il principale bersaglio nel mirino della NATO, sarà sempre più difficile per i governi europei conciliare le proprie contraddizioni facendo appello alle solite farneticazioni. La NATO è a conduzione anglo-americana e vede nell’integrazione energetica tra Russia ed Europa un pericolo mortale per la sopravvivenza dell’assetto imperialistico. Più i governi europei insisteranno nella loro politica ambivalente, più le provocazioni anglo-americane verso la Russia diventeranno frequenti e destabilizzanti. Nei periodi più aspri della Guerra Fredda non si era mai arrivati ad un tale rischio di rottura definitiva.
Gazprom è stata fondata da Gorbaciov nel 1989. Gorbaciov non immaginava che Gazprom si sarebbe comportata con lui come la Creatura nei confronti del dottor Frankenstein. Gazprom infatti è stata determinante nella caduta di Gorbaciov e nella fine dell’Unione Sovietica, poiché lo scopo dei neo-petrolieri russi era quello di trasformare gli ex sudditi dell’impero in clienti della nuova multinazionale russa. Per raggiungere il risultato Gazprom fu disposta persino a pagare un notevole prezzo in termini di perdita di infrastrutture esterne alla Federazione Russa.
È stata quindi Gazprom a regalare agli USA la vittoria definitiva nella Guerra Fredda. Per una sorta di nemesi storica, Gazprom è stata poi individuata dalla NATO come un nemico più insidioso del vecchio partito comunista sovietico. Potrebbe verificarsi una guerra nucleare, non causata dallo scontro delle ideologie ma dai gasdotti.
p.s. ringraziamo il compagno Giovanni C. per la collaborazione.
L’affermazione in Italia di due movimenti, Lega e 5 Stelle, percepiti all’estero come filorussi, con l’eventualità di un loro possibile accordo di governo, è probabilmente alla base dell’ennesima provocazione antirussa allestita dal governo britannico.
Tutta la narrazione britannica, secondo cui una ex spia russa rifugiatasi nel Regno Unito sarebbe stata eliminata da Putin con un agente nervino, assume contorni fiabeschi, addirittura da nonsense. Già anni fa vi fu una vicenda analoga,
il caso Litvinenko, un dissidente russo che anche lui sarebbe stato eliminato da Putin, quella volta con del polonio radioattivo.
Alcuni hanno sarcasticamente commentato l’atteggiamento britannico trattandolo come una recriminazione sul fatto che i servizi segreti russi sarebbero ricorsi a metodi di assassinio iper-tecnologici e macchinosi, invece di adottare il pulitissimo metodo di eliminazione che da un secolo costituisce il marchio di fabbrica dei servizi segreti inglesi, cioè il finto incidente stradale. Si tratta dello stesso metodo “pulito” con il quale sono stati eliminati sia il colonnello Lawrence nel 1935 che Diana Spencer nel 1997.
Al di là degli ovvi (quanto doverosi) sarcasmi, c’è da considerare che, anche nell’irrealistica ipotesi di omicidi al polonio o al nervino, il comportamento del governo britannico appare non congruente. Se si riscontra una falla nei propri sistemi di sicurezza e le spie straniere la fanno da padrone, non lo si strombazza ai quattro venti, ma si va silenziosamente a turare la falla. Putin infatti non è una controparte debole e inerme come fu a suo tempo Gheddafi, incolpato di un attentato aereo non commesso da lui,
la strage di Lockerbie, ma ugualmente costretto a versare un risarcimento miliardario, dandogli in cambio l’illusione di essere in tal modo riammesso nel consesso internazionale. Si è visto poi come è andata a finire.
Anche il cialtrone Trump non ha perso un attimo per assumere un atteggiamento colpevolista verso il suo “amico” Putin, ma CialTrump non ha potuto far ricorso alla solita formula minacciosa cara agli USA in queste situazioni, cioè che “tutte le opzioni sono sul tavolo”. Stavolta le opzioni sono le solite sanzioni economiche e diplomatiche che, come si è visto, rafforzano Putin sia nei confronti dell’opinione pubblica interna che internazionale; quest’ultima sempre meno disposta ad assecondare l’avventurismo “occidentale”.
Ciò che costituisce un nonsenso nel contesto dei rapporti con la Russia, assume però un significato se lo si riferisce alla questione della disciplina interna alla NATO. Non a caso il Presidente del Consiglio Gentiloni non ha esitato ad allinearsi al fronte antirusso adottando in tutto e per tutto la fiaba propinata dalla premier britannica May.
Lega e 5 Stelle affermano di voler aprire un negoziato con l’Unione Europea per allentarne i vincoli sull’economia italiana. Ma dietro l’impalcatura fragile e inconsistente della UE, si staglia ora la vera controparte, anzi il vero padrone della baracca europea, cioè la NATO. Insomma, il messaggio è chiaro: la Russia è il nemico e chi pensasse di privilegiare i propri interessi a quelli dell’assetto imperialistico, farà bene a guardarsi le spalle. La timida e ambigua russofilia di Salvini e Di Maio deve fare i conti con questa realtà.
A parte la pavidità e l’opportunismo dei leader, la questione è più profonda. La russofilia italiana non nasce per una visione strategica di riequilibrio dei rapporti di forza internazionali che consenta all’Italia una maggiore indipendenza e possibilità di manovra. In Italia si è russofili per motivi commerciali, poiché si spera di importare dalla Russia materie prime a buon mercato e poi esportarvi prodotti finiti. Per le imprese italiane l’optimum sarebbe poter stare sotto l’ombrello americano, che garantisce l’inamovibilità dei rapporti di classe sfavorevoli al lavoro, ed al tempo stesso poter commerciare con la Russia. Ma ormai somiglia alla quadratura del cerchio.
Nella vicenda coreana il tentativo statunitense di esasperare i rapporti con la Corea del Nord per riallineare la Corea del Sud, ha condotto addirittura al risultato opposto, cioè al disgelo tra le due Coree ed alla proposta di una loro partecipazione in comune alle Olimpiadi invernali. Per dissuadere la Corea del Sud da questa scelta, CialTrump a gennaio ha cercato di intimorirla sul piano commerciale con dei
dazi, ma nemmeno questi hanno sortito risultati, visto che il mese dopo le squadre delle due Coree hanno sfilato assieme alla cerimonia di apertura dei Giochi invernali. (3)
Ma forse la Corea del Sud è una colonia americana suo malgrado. Non è sicuro che si possa dire altrettanto dell’Italia.