Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il povero Alessandro Di Battista aveva scritto addirittura
un libro contro il politicamente corretto. Quando però il politicamente corretto gli si è presentato in forma di emergenza, non lo ha saputo riconoscere. Eppure l’emergenzialismo è il figlio prediletto del politicamente corretto, o viceversa.
Negare un’emergenza è politicamente scorretto, si passa da ignoranti, egoisti e irresponsabili, da “negazionisti”. Non conta nulla che non si nega affatto l’esistenza della malattia ma appunto l’approccio emergenziale, che non fa altro che peggiorare le cose. Il politicamente corretto ha già pronta un’altra definizione per chi cerca di fare queste precisazioni: “riduzionista”. Per il politicamente corretto non esiste dogma o “valore” che non possa finire nel tritacarne della critica più corrosiva, a patto però di non dubitare mai del telegiornale. L’atteggiamento politicamente corretto è quello dell’eretico con le brache calate.
Le libertà degli Italiani sono state sacrificate al bene supremo della Vita. Ci avevano raccontato che milioni di persone erano morte in passato per darci le libertà che abbiamo oggi. Queste libertà sono state cancellate con il pretesto di difendere le nostre vite. Non eravamo degni di dare la nostra vita per la libertà. Per sperimentare un vaccino, invece sì. Non è più tempo di eroi, ma di cavie.
A livello sovranazionale l’emergenza Covid è un mega-business della lobby del digitale e della lobby dei vaccini, che hanno trovato un loro compromesso per non pestarsi i piedi a vicenda e per passarsi la palla all’occorrenza. L’emergenza ha consentito di approvare i nuovi vaccini in sette otto mesi, contro i sette otto anni, e anche più, che occorrevano prima. La digitalizzazione a sua volta ha bruciato i tempi, risparmiando dieci anni di tempo per affermarsi a tappeto. L’emergenza è anche politica di potenza e gli USA ora se ne servono per mettere sotto processo la Cina. Gli "scienziati" si adeguano alla corrente:
l’origine artificiale del virus, considerata impossibile l’anno scorso, oggi diventa plausibile.
Con attori così importanti in gioco ci si dimentica del ruolo determinante svolto all’inizio dello scorso anno dalla bistrattata Italietta. L’emergenza Covid in ambito “occidentale” è stata infatti avviata dalla Regione Lombardia come prova tecnica in grande stile della “autonomia differenziata”, in funzione dei sogni mitteleuropei del Nord Italia. Purtroppo l’emergenzialismo funziona un po’ come le corse ciclistiche. Un corridore avvia la fuga dal gruppo, ma un altro corridore sfrutta la sua scia per sopravanzarlo. Dapprima riottoso ad accettare l’emergenza Covid, Giuseppe Conte si è poi inserito nella scia della Regione Lombardia enfatizzando l’emergenza al massimo, tanto da instaurare una sorta di dittatura personale.
Forse però Conte era solo un gregario mandato avanti dal capitano della squadra, Mattarella, il quale, mettendosi a sua volta nella scia di Conte, ad un certo punto ha fatto fuori il suo gregario instaurando un governo del Presidente della Repubblica. In Italia la Repubblica presidenziale è già un fatto compiuto. Oggi persino Draghi, con tutto il suo apparente strapotere personale, sta forse tirando la volata a Mattarella per un secondo mandato presidenziale, già invocato da molti. Il commentatore che si è esposto di più nel celebrare il presidenzialismo di Mattarella è stato
Massimo Cacciari, che auspica esplicitamente una sua rielezione. Mattarella si schermisce, perché lui è umile, e sta agli altri insistere per vincere le sue ritrosie. Sembra il Caligola del romanzo “I, Claudius” di Robert Graves.
Se le emergenze derivassero da cospirazioni, sarebbe possibile circoscriverne i tempi e gli obbiettivi. Al contrario, l’emergenza è un segno del comando che vari competitori si strappano a vicenda. Non si può mai sapere chi altro possa inserirsi nella corsa e come, e quando, l’emergenza finirà. Ne “Il Signore degli Anelli” di Tolkien, c’è un anello del potere bramato da vari contendenti, e adesso si è potuto accertare che questo anello esiste realmente, ed è appunto l’emergenza, che consente di scavalcare ogni ordinamento ed ogni equilibrio istituzionale creando nuovi percorsi di “leadership” o, per dirla più prosaicamente, di fare colpi di Stato. Attualmente in Italia l’anello del potere sembra sul dito di Draghi, ma in effetti è ancora su quello di Mattarella. Si vedrà.
Ci sono anche gli Hobbit, quei mezzi uomini che fanno da servitori alle razze superiori. Nella vicenda dell’emergenza Covid, a Conte ed ai 5 Stelle è toccato il ruolo degli Hobbit al servizio dei signori delle emergenze di turno. I 5 Stelle non sono stati soli in questo ruolo di Hobbit, nel quale si sono cimentati anche settori della sinistra “antagonista”. Può apparire stridente la contraddizione di chi avalla acriticamente un emergenzialismo che consente ai vari potentati di diventare ancora più potenti ed ancora più criminali. Ma il politicamente corretto non esiste invano, sta lì proprio per svuotare le altre ideologie e soppiantarle.
Secondo alcuni analisti internazionali, ai motivi di preoccupazione e irritazione degli USA nei confronti della Germania, oltre l'annoso caso del gasdotto North Stream 2, si sarebbe aggiunto anche il Recovery Fund. Se così fosse, l’irritazione statunitense sarebbe del tutto comprensibile, dato che con il Recovery Fund la Germania rilancia un proprio ruolo imperialistico sull’Europa occidentale e, per di più, a costi prossimi allo zero. La narrazione sulle presunte mirabilie del Recovery Fund riguarda soprattutto i media italiani; eppure qualche voce critica si è dovuta affacciare anche tra di essi, dato che il lettore medio abituato ad un minimo di frequentazione della stampa estera sa che ormai il mito si sta sgonfiando. Ad esempio, il settimanale “l’Espresso” ha dovuto ammettere che
il confronto con gli analoghi interventi del governo americano è assolutamente avvilente per il Recovery Fund: gli USA spendono cifre che corrispondono al 40% del loro Pil, contro il misero 5% dell’Unione Europea. Chi narra di una Germania che avrebbe finalmente abbandonato il dogma della “frugalità”, propina balle.
Per l’Italia il vantaggio in termini finanziari del Recovery Fund si concretizza in appena 25 miliardi, tra sussidi ed eventuali risparmi sugli interessi. Se si considera che l'anno scorso
il solo BTP Italia ha rastrellato più di 22 miliardi, si comprende la pochezza dell’operazione finanziaria dell'UE, a cui si aggiungono tempi da era geologica per l’erogazione dei fondi e condizionalità talmente vessatorie da risultare surreali.
Se l'UE non è già finita sottosopra è per il “quantitative easing” della Banca Centrale Europea. L’anno scorso
l’immissione di liquidità, con l'acquisto indiretto di titoli di Stato da parte della BCE, è stata di oltre 1500 miliardi.
Quest’anno la BCE ha già previsto
altre immissioni di liquidità per 1850 miliardi. La Federal Reserve, la banca centrale americana, aveva avviato il “quantitative easing” con sei anni di anticipo rispetto alla BCE, e sempre la Federal Reserve era riuscita ad imporlo alla UE scavalcando le resistenze, vere o finte, della Germania. In Italia il merito di aver “salvato” l'UE e l'euro è attribuito a Mario Draghi, mentre in realtà egli è stato solo uno strumento degli USA, che, dopo aver “inventato” l’UE in funzione anti-russa, ora non possono permettersi una sua dissoluzione, per gli effetti disastrosi che comporterebbe sulla NATO.
Se la narrazione sul Recovery Fund è totalmente infondata, come si spiegano i suoi effetti sul rilancio dell’imperialismo tedesco? La domanda è basata su un presupposto sbagliato, e cioè che l’imperialismo sia esclusivamente una questione di confronto e scontro tra nazioni. In realtà l’imperialismo è anche, e soprattutto, una componente dello scontro di classe. La fiaba delle fiabe è che l’Italia “subisca” suo malgrado le politiche di austerità germaniche, mentre al contrario la lobby della deflazione, cioè la lobby dei creditori, ha in Italia una delle sue principali roccaforti. Rallentare lo sviluppo non comporta solo l’assenza di inflazione e quindi la cristallizzazione del valore dei crediti; comporta anche la crescente dipendenza dal debito, persino se gli interessi sono bassi. La lobby italiana dei creditori cerca sponde e tutori all'estero per imporre all’interno politiche recessive, mascherate da “risanamento dei conti” e da “riforme strutturali”.
Si tende quasi sempre a sottovalutare la potenza ideologica della lobby dei creditori, che riesce a dissimularsi piegando ai propri interessi il linguaggio delle altre ideologie. La lobby dei creditori è avara e quindi cerca di far lavorare i propri aedi anche gratis, inculcando nelle altre ideologie, comprese quelle di “sinistra”, i “valori morali” dell’austerità. Non si tratta solo di manipolazione dall'esterno. Ciò che il politicamente corretto non è in grado neppure di comprendere, è che la mistificazione non è dovuta solo all’opera di agenzie addette allo scopo, ma è un vero e proprio rapporto sociale, nel quale istanze diverse, e a volte addirittura opposte come l’affarismo ed il moralismo, si fanno reciprocamente da sponda, spesso in modo del tutto inconsapevole.
I media e gli intellettuali si fanno così strumenti, più o meno volontari, di questa offensiva ideologica, che può essere definitiva come “pedagogia del genitore malevolo”, cioè i genitori che, come nel famoso film di Troisi, ti dicono che gli altri bambini sono sempre più bravi di te. Gli altri Paesi sono meno corrotti, non sono così spreconi, quando hanno i soldi sanno spenderli, eccetera. In tal modo si coltiva nell'opinione pubblica il senso dell'inadeguatezza e il bisogno di dipendenza, la ricerca di “vincoli esterni”. Più le gerarchie sociali sono arbitrarie, più cercano di camuffarsi sotto la falsa “oggettività” delle emergenze, della scarsità e delle inadeguatezze.
Ciò che gli USA non sono riusciti ancora a capire è che la vera risorsa dell’imperialismo tedesco è l’autocolonialismo italiano. Non a caso
l’Italia è l’unico Paese che accederà completamente ai prestiti del Recovery Fund. Non sono certo quei pochi soldi che interessano alla nostra lobby dei creditori, ma proprio quelle condizionalità vessatorie che consentiranno di trovare i pretesti per comprimere ulteriormente le richieste delle classi subalterne.