Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
LUTTWAK
Durante la puntata della trasmissione "Enigma" dedicata al trentennale
del delitto Moro, condotta dal paludato e un po' intronato Corrado
Augias, erano presenti fra gli altri la figlia di Moro e il professor
Edward Luttwak, politologo e propagandista della superiorità
morale, militare e politica degli USA. La figlia di Moro lasciava
capire in modo più che esplicito come suo padre fosse stato
minacciato e intimidito da Kissinger e compagnia proprio durante un
viaggio in USA. Ad un certo punto Augias mette alle strette Luttwak
chiedendogli se gli USA c'entrano qualcosa con Moro. L'ovvio diniego di
Luttwak era talmente sfacciato e poco attendibile ("...gli americani non
fanno queste cose..") da avere l'effetto di confermare ciò che
si sa da sempre, e cioè che gli USA c'entrano e come. Ma il neocon Luttwak non va troppo per il sottile se è in grado di affermare:
"Tutto il potere, tutta la
partecipazione, è nelle mani di una piccola élite
istruita, benestante e sicura, e quindi radicalmente differente dalla
vasta maggioranza dei suoi concittadini – praticamente una razza a parte."
"Il nostro strumento sarà il
controllo dei mezzi di comunicazione di massa [...] Le trasmissioni radio
e televisive avranno lo scopo non già di fornire informazioni
sulla situazione, bensì di controllarne gli sviluppi grazie al
nostro monopolio sui media. "
[Edward Luttwak, "Strategia del colpo di Stato "]
LI DIFENDO IO
Il galletto vallespluga della Confindustria, Montezemolo, ha dichiarato
che i sindacati non riescono a tutelare gli interessi dei lavoratori.
Come dargli torto? A questo punto è chiaro che il povero
imprenditore dovrà farsi carico di un nuovo impegno difendere
anche gli interessi degli operai. Impegno non da poco, ma siamo sicuri
che ci riusciranno. E mai come oggi sembra credibile il motto del
papà di Emma Marcegaglia, neo-presidente della Confindustria:
"imprenditori poveri di un'impresa ricca".
20 marzo 2008
Poco più di due settimane fa, nell’oleodotto che rifornisce le basi di Aviano e Vicenza si è verificata una perdita che ha inquinato i fiumi Astichello e Bacchiglione, con le falde acquifere ed i terreni agricoli connessi a questi fiumi. Sul fatto è stata anche aperta un’inchiesta dalla Procura di Vicenza, che però ha immediatamente precisato che non ci sono indagati. L’anno scorso lo stesso oleodotto era stato oggetto di lavori di ampliamento che ne hanno rafforzato la portata, e nessuna spiegazione è stata fornita ai sindaci dei Comuni interessati, in quanto il tutto è coperto dal segreto militare.
Appena un mese fa, il comando USA aveva comunicato che non sarebbero più stati assunti lavoratori italiani nella base aerea di Aviano. Di fronte alle proteste delle autorità regionali e comunali, il comando Usa ha detto che il comunicato in questione non era stato sufficientemente chiaro, ma ad oggi non risultano altre disposizioni che smentiscano in concreto quella discriminazione.
È da notare che lo scorso anno vi erano state proteste da parte della CGIL per la discriminazione di cui erano fatti oggetto i suoi iscritti nell’assunzione nelle basi USA e NATO. Quanto siano state efficaci quelle proteste è indicato dal fatto che, a distanza di meno di un anno, la discriminazione nelle assunzioni si è estesa a tutti i lavoratori italiani.
L’unica iniziativa concreta contro queste decisioni discriminatorie è quella del sindaco di Pordenone, che ha annunciato che non parteciperà più a cerimonie ufficiali che riguardino la base di Aviano. L’entità della ritorsione annunciata dal sindaco può far sorridere, ma le cose stanno esattamente così: non c’è null’altro che egli possa fare.
Le basi militari USA e NATO sono del tutto extraterritoriali, sfuggono alla legislazione civile e penale del Paese che deve subirne la presenza, non sono tenute inoltre a dare nessuna informazione o spiegazione sulle loro attività.
I trattati internazionali creano quindi una zona di extraterritorialità e di extralegalità, che non riguarda soltanto l’area delle basi militari, ma l’intero territorio nazionale nel momento in cui sia attraversato da infrastrutture o da operazioni che riguardino le basi stesse. L’oleodotto dislocato dal molo militare di Livorno sino alle basi di Vicenza e di Aviano, attraversa varie Regioni e innumerevoli Comuni, non solo terreni demaniali, ma anche terreni privati di aziende agricole. Tutti i territori limitrofi all’oleodotto possono quindi considerarsi fuori della giurisdizione italiana.
Se si tiene conto del fatto che le basi NATO e USA in Italia sono centotredici e che ognuna di esse è servita da una rete di infrastrutture, si può capire che in pratica non esiste più in Italia un solo territorio che si possa dire italiano.
Dato che questa occupazione militare riguarda l’Italia e non un Paese straniero, la stampa italiana non ce ne dà nessuna notizia.
Nel dopoguerra divenne famosa una vignetta dello scrittore Giovannino Guareschi, in cui due comunisti facevano questo scambio di battute: uno diceva “Piove.”, e l’altro rispondeva: “No, compagno, l’Unità non lo dice”. Quindi Guareschi attribuiva ai comunisti quella che è invece un’attitudine al conformismo tipica di ogni opinione pubblica. A causa dell’anticomunismo mediatico, l’opinione pubblica ha finito per attribuire solo al comunismo quelli che sono i crimini e i disastri riconoscibili in ogni forma di potere. Anzi, nell’attitudine mistificatoria, la democrazia ha dimostrato di eccellere anche nei confronti del comunismo.
Se la perdita dalle condutture ed il relativo inquinamento, avessero avuto origini diverse da quelle dell’oleodotto statunitense, a quest’ora i giornali e telegiornali sarebbero pieni di titoli sul disastro ecologico, ma, visto che i responsabili sono gli USA, allora si può far finta di nulla, anche considerando che la Procura di Vicenza non ha nulla su cui indagare, a causa del segreto militare.
Il problema è che le già incredibili dimensioni dell’oleodotto, e gli ulteriori ampliamenti di cui viene fatto oggetto, non sono spiegabili con esigenze di carattere puramente militare. La versione ufficiale secondo cui l’oleodotto trasporterebbe il cherosene che servirebbe da carburante per gli aerei militari è perciò diventata insostenibile, ecco perché ufficialmente il fatto non può esistere.
L’importazione ed il traffico in Italia della merce più strategica di tutte - il petrolio -, sono affari gestiti direttamente dagli Stati Uniti, che aggirano qualsiasi normativa commerciale e fiscale tramite l’extraterritorialità ed il segreto loro garantiti dai trattati di “alleanza” militare. Espulsa dai media, questa verità non potrà diffondersi neanche per voce di popolo, dato che non vi saranno nemmeno più lavoratori italiani che possano in qualche modo farla trapelare dalle basi USA.
27 marzo 2008
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