"
"Il capitalismo non è altro che il rubare ai poveri per dare ai ricchi, e lo scopo della guerra psicologica è quello di far passare il vampiro per un donatore di sangue; perciò il circondarsi di folle di bisognosi da accarezzare, può risultare utile ad alimentare la mistificazione."

Comidad (2009)
"
 
\\ Home Page : Archivio (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 16/03/2017 @ 01:19:04, in Commentario 2017, linkato 2434 volte)
Sabato scorso i media italiani sono riusciti a ritagliare attorno a Matteo Salvini un copione analogo a quello già messo in scena negli USA con CialTrump. Anzi, la replica è stata talmente puntuale da risultare palesemente falsa. Il ministro degli Interni Minniti all’inizio di marzo aveva fatto sapere che si sarebbe personalmente “occupato” delle questioni di ordine pubblico relative alla visita del segretario della Lega Nord a Napoli. La promessa di Minniti sembrava preannunciare l’arrivo di sfracelli.
Il ministro non deve invece aver lavorato molto bene, dato che i disordini anti-Salvini sono stati davvero poca cosa: ristretti ad un tratto stradale molto limitato e con la rottura di qualche finestrino di automobile. Su RaiNews24 cronisti con la voce rotta ed ansimante si sono dovuti sforzare di conferire ad immagini poco significative una drammaticità che esse non possedevano in proprio. Si tratta quindi di eventi di scarso rilievo se li si confronta con le manifestazioni e gli scontri verificatisi a più riprese nello scorso anno per le visite a Napoli di Matteo Renzi. L’ex Presidente del Consiglio nello scorso anno era venuto a Napoli quattro volte: ad aprile per la questione Bagnoli, a giugno per la campagna elettorale delle Amministrative, a settembre per una rappresentazione al teatro San Carlo ed a novembre per la campagna referendaria. Soltanto a giugno la visita di Renzi non era stata occasione per manifestazioni e scontri, forse perché l’annuncio era stato dato troppo tardi. Nel caso dei dissensi anti-Renzi i media avevano minimizzato gli avvenimenti, mentre, nel caso di Salvini, gli si è ritagliato un ruolo di vittima con un’enfasi chiaramente pretestuosa.
Il feeling che da tempo Salvini ha stabilito con i media costituisce un dato che riconferma le ambiguità del personaggio. Non si comprende poi quale possa essere il ritorno elettorale di queste sortite in terra napoletana, dati i noti precedenti di Salvini in fatto di razzismo antimeridionale. In base a semplici valutazioni di buonsenso la Lega Nord avrebbe avuto molto più vantaggio a stabilire al Sud alleanze elettorali con movimenti anti-euro non compromessi con la propaganda razzistica. Si vede che Salvini deve anche lui obbedire agli ordini di qualcuno e, sebbene oggi il complottismo non sia “cool”, i sospetti sono legittimi.

Ma, anche senza scomodare i sospetti, c’è da rilevare che un movimento di ideologia liberista come la Lega si trova in contraddizione a dover fare dell’uscita dall’euro la propria bandiera. L’euro è uno strumento monetario nato per facilitare la mobilità del capitale e per comprimere i salari, cioè uno strumento del “liberismo”, pseudonimo dell’assistenzialismo per ricchi. L’arma sociale contro la mobilità del capitale (ovvero l’imperialismo finanziario e commerciale) è costituita proprio dalle rivendicazioni salariali, che evitano quella deflazione tanto amata dalle multinazionali finanziarie, interessate a mantenere inalterato il valore dei propri crediti. Il “sovranismo” costituisce invece un richiamo astratto che consente di aggirare, o di marginalizzare, quella che è invece la questione centrale, cioè la remunerazione del lavoro.
Certo, personaggi come Salvini sono oggettivamente favoriti dal fatto che dagli anni ‘80 tutta la sinistra, compresa quella “estrema”, ha messo da parte la questione della rivendicazione salariale considerandola un atto di egoismo sociale, privo di pregnanza etica e valoriale, tale da favorire alcune categorie a scapito di altre. La “pregnanza valoriale” è stata invece attribuita agli “investimenti”, che dovevano essere “produttivi e finalizzati all’occupazione”, ma che, di fatto, attribuivano al capitale il ruolo “creativo”. Quanto poi sia “creativo” il capitale lo si è visto con l’esplosione dei business della povertà, come il finanziamento ai consumi; oppure come il caporalato istituzionalizzato delle agenzie di “somministrazione” del lavoro, un settore sempre più egemonizzato da società multinazionali come, ad esempio, la Manpower.

Il capitalismo in sé costituisce solo un principio giuridico, per il quale il potere aziendale si ripartisce in base alle quote di capitale. Questo principio non ci dice nulla su come il capitalismo effettivamente funzioni. Alla base del funzionamento del sistema capitalistico c’è invece l’aggiotaggio sociale, cioè la svalutazione fraudolenta del bene-lavoro, presentato di volta in volta come problema o parassitismo, per cui ogni lavoratore viene preventivamente criminalizzato come un potenziale “furbetto”. La stessa alternanza Scuola-Lavoro imposta al sistema dell’istruzione pubblica, si configura come uno strumento di aggiotaggio sociale, poiché il messaggio che viene fatto passare è che il lavoro non valga nulla se non incanalato nella forca caudina della “formazione” nell’impresa, perciò si deve lavorare gratis e persino ringraziare.
Che gli aumenti salariali siano molto più creativi del capitale, perché alimentano la domanda e quindi nuova occupazione, è un’idea che a sinistra è scomparsa. Colonizzata dal moralismo del capitale, la sinistra ha trovato nel moralismo stesso un comodo alibi ideologico per dare sempre ragione al più forte, dato che, in definitiva, nessuno è del tutto irreprensibile. C’è quindi poco da lamentarsi se al centro della scena oggi ci sono dei fascistoidi razzisti che si spacciano per nemici della finanza sovranazionale.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Di comidad (del 23/03/2017 @ 01:29:23, in Commentario 2017, linkato 2545 volte)
I brevetti prodotti dalle Università italiane finiscono all’estero. Si lancia l’allarme e si annuncia trionfalmente la “soluzione”: l’Università “La Sapienza” di Roma e l’Università di Catania stringono accordi con una multinazionale farmaceutica straniera (sic!), la statunitense Eli Lilly, per “valorizzare” i propri brevetti.
Il paradosso si spiega facilmente: l’Università italiana è sottoposta ad una sistematica denigrazione da parte dei media che contano, come, ad esempio, il quotidiano “La Repubblica”, che non si limita a denigrazioni generiche ma ricorre anche a veri e propri falsi. In questo contesto le Università italiane, per “valorizzarsi”, sono costrette a dimostrare di riscuotere la fiducia delle multinazionali, perciò svendono il loro lavoro ed i loro know-how in cambio di briciole o, addirittura, gratis.
Una campagna di disinformazione fa calare il valore di un bene pubblico, come un centro di ricerca universitario, cosicché i potentati economici possano acquisire ciò che gli interessa a prezzi stracciati. La razzia dei brevetti da parte delle multinazionali è uno degli aspetti più attuali del fenomeno, che ha un nome preciso: aggiotaggio. Sarebbe un reato, però costituisce la prassi abituale del rapporto delle multinazionali con i territori: svalutare ciò che i territori posseggono o producono per facilitarne l’acquisizione. Si induce artificiosamente nelle vittime il bisogno di svendersi. Ciò può accadere perché il reato di aggiotaggio viene delimitato all’ambito borsistico, mentre il suo vero, e principale, campo di applicazione è quello dei beni pubblici e del lavoro.
Qualche settimana fa ha fatto scalpore la “proposta” di Bill Gates di tassare i robot per acquisire risorse da destinare ai disoccupati che l’automazione produce. Lanciata l’esca, tutti hanno abboccato ed è nato un bel “dibattito”, un’altra occasione per tirare fuori a sproposito il Luddismo e rilanciare controproposte altrettanto demenziali.
Si perde di vista il vero scopo di queste “proposte”, che è quello di disinformare, suggerire il mito di un ineluttabile tramonto del lavoro umano, cosa che costituisce un ottimo pretesto per pagare ancora di meno gli attuali lavoratori. La robotizzazione infatti non è un fenomeno spontaneo o dettato da presunte leggi del “mercato”, bensì è un fenomeno incentivato dai governi a spese dei contribuenti. Il piano del ministro dello Sviluppo Economico, Calenda, prevede infatti agevolazioni fiscali per favorire l’automazione delle imprese. Altro che tasse, semmai la robotizzazione si avvantaggia di sgravi fiscali, riconfermati e allargati dall’ultima Legge di Stabilità.

E non ci sono solo le agevolazioni fiscali, ci sono anche i finanziamenti a fondo perduto da parte dello Stato e della UE. Nascono anche apposite agenzie di consulenza che operano per guidare le aziende nel mare magnum dell’assistenzialismo delle pubbliche istituzioni verso le imprese private. Alla gara di generosità del pubblico nei confronti del privato partecipano entusiasticamente anche Regioni e Comuni.
La robotizzazione, per quanto incentivata, non è in grado di abolire completamente il lavoro umano, però l’importante per i lobbisti come Bill Gates è farlo credere, così è necessario che sin da studenti avere un lavoro venga percepito come un’elemosina da scontare con sfruttamento intensivo.
Ma c’è di più: la precarizzazione non vuol dire solo meno salario e più sfruttamento, in quanto il “temporary work” costituisce esso stesso un business gestito dalle agenzie di lavoro interinale. Quanto sia rilevante il business è dimostrato dal fatto che è egemonizzato in gran parte da multinazionali, come la statunitense Kelly Services.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587 588 589 590 591 592 593 594 595 596 597 598 599 600 601 602 603 604 605 606

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (46)
Commenti Flash (62)
Documenti (30)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenêtre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (33)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


21/11/2024 @ 17:28:25
script eseguito in 46 ms