"
"Propaganda e guerra psicologica sono concetti distinti, anche se non separabili. La funzione della guerra psicologica è di far crollare il morale del nemico, provocargli uno stato confusionale tale da abbassare le sue difese e la sua volontà di resistenza all’aggressione. La guerra psicologica ha raggiunto il suo scopo, quando l’aggressore viene percepito come un salvatore."

Comidad (2009)
"
 
\\ Home Page : Archivio (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 24/03/2016 @ 01:43:37, in Commentario 2016, linkato 2528 volte)
Lo scorso anno il presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi ha rischiato seriamente la santificazione.
Molti commentatori, da Eugenio Scalfari a Toni Negri, hanno contribuito a questo tentativo di elevazione alla gloria degli altari, sciogliendo laudi ai “quantitative easing”, cioè agli acquisti di titoli di Stato e di titoli bancari da parte della BCE. Ciononostante il mito di Draghi continua a perdere colpi. Anche se i supporter di Draghi incalzano gli scettici mettendoli in guardia contro i nefasti demoni del nazionalismo e del “sovranismo”, si fa strada l’idea che nazionalismo e “sovranismo” non c’entrino proprio nulla e che si tratti semplicemente di buonsenso.
Il sospetto che Draghi ci stia prendendo per i fondelli è infatti basato sulla constatazione delle sue contraddizioni. Da un lato Draghi rivendica di aver fatto la propria parte per evitare la stagnazione dell’economia e dei prezzi, dall’altro lato egli persiste ad “invitare” i governi europei a fare le “riforme”, cioè provvedimenti che vanno inevitabilmente proprio nel senso della stagnazione e della deflazione. Ma le riforme non sono già state fatte? Sì, ma erano quelle riforme lì, ed invece bisogna ancora fare quelle riforme là. Le riforme non finiscono mai.

Negli ultimi tempi le critiche nei confronti del sistema euro hanno acquistato in lucidità, ed alcuni dei commentatori più incisivi non considerano più il problema euro in termini europei ma “atlantici”. Che l’euro si regga ormai esclusivamente per volere della NATO, cioè degli USA, è un’evidenza che comincia a fare proseliti. La conseguenza è che i critici dell’euro sperano che le alte sfere del potere USA prendano a considerare l’ipotesi che i costi per loro del sistema euro rischino di diventare troppo alti, e quindi si consenta uno svincolo non traumatico dalla disciplina monetaria europea.
In realtà, visto che l’euro viene fatto sopravvivere per compattare in funzione anti-russa quei Paesi europei che avrebbero il maggiore interesse ad un organico partenariato commerciale con la Russia, è proprio al fronte russo che occorre guardare per capire le prospettive.
Se la stagnazione economica causata dall’euro dovesse far cadere ulteriormente i prezzi del petrolio, il potere di corruzione di Gazprom sarebbe ulteriormente ridimensionato, quindi si farebbe concreta l’ipotesi di un colpo di Stato da parte di quei militari russi ormai stanchi delle mezze misure di Putin (sì, mando le truppe in Siria, ma ora le ritiro, ecc.). Se la minaccia di un colpo di Stato militare in Russia prendesse corpo, forse allora, e solo allora, si vedrebbe qualche cedimento anche nell’oligarchia USA, poiché la Russia non può essere sconfitta attraverso uno scontro militare diretto ma solo con l’erosione e l’accerchiamento. Sino ad allora non c’è da aspettarsi sussulti di compassione da parte statunitense; semmai il contrario.

Forse è prematuro stabilire correlazioni tra la cronica stagnazione europea e gli attentati di Parigi e, da ultimo, di Bruxelles di martedì scorso. Sta di fatto che sarebbe impossibile gestire una lunga stagnazione e la manomissione dei conti correnti dei risparmiatori senza una militarizzazione del territorio e senza una criminalizzazione preventiva degli oppositori dell’Unione Europea, dato che, secondo la fiaba ufficiale, solo il processo di unificazione europea potrebbe contrastare il terrorismo.
L’islamofobia ed il razzismo costituiscono inoltre degli efficaci “richiami della foresta” in grado di rimettere in riga quelle formazioni di destra, come la Lega Nord, che in questi mesi si erano impegnate in una informazione economica piuttosto puntuale sulle truffe del “bail in” e del “quantitative easing”. Anche la spina nel fianco dell’informazione anti-ufficiale su internet potrà essere rimossa grazie all’altra fiaba oggi in voga, quella sugli adolescenti che si convertono all’Islam in versione ISIS/Daesh sul web.

A conferma che il terrorismo a qualcosa serve, e servirà, negli USA da tre anni si è affermata la dottrina di un ex segretario al Tesoro USA, Larry Summers, che vede all’orizzonte addirittura una “stagnazione secolare”. Parlare di Larry Summers significa fare diretto riferimento alla recente storia russa, poiché egli è l’uomo che, prima da dirigente della Banca Mondiale poi da segretario al Tesoro dell’amministrazione Clinton, gestì insieme con il presidente russo Eltsin la transizione dal socialismo reale al capitalismo.
Le misure “economiche” di Summers assunsero i connotati del genocidio, causando in Russia il crollo della vita media e della natalità. Milioni di russi sono morti precocemente, o non sono nati affatto, a causa di Summers. Quando Summers parla di stagnazioni secolari si vede che se ne intende, poiché ha dimostrato sul campo di essere bravo a produrre miseria; tanto più che egli è il tipico uomo-ovunque: Harvard, Goldman Sachs, Banca Mondiale, segretario al Tesoro, oggi a capo del National Economic Council nell’amministrazione Obama.
L’ipotesi della stagnazione secolare, anche se non celebrata esplicitamente a causa dei suoi esiti spaventosi, viene però presentata in termini così vivaci da farla sembrare proprio un desiderio più che un timore da parte dell’oligarchia USA.

La stagnazione sta infatti indebolendo sempre più il lavoro, sta rallentando l’economia cinese e degli altri “BRICS”, e sta accelerando i processi di concentrazione della ricchezza nelle mani delle multinazionali occidentali.
Forse la “crisi” non è poi così male per tutti, e perciò si spiega l’intenzione di farla proseguire il più possibile.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Di comidad (del 31/03/2016 @ 01:51:49, in Commentario 2016, linkato 2332 volte)
Salah, l’attentatore di Parigi, viene catturato praticamente a casa sua. I sagaci analisti notano la somiglianza con quanto accade con i boss mafiosi, che diventano primule rosse standosene tranquillamente a casa loro. Come i mafiosi, anche i terroristi preferirebbero rimanere in un territorio a loro familiare che li protegge; ed è così che diventerebbero imprendibili per la polizia. L’esempio mafioso forse non era dei più felici, visto lo storico scambio di favori tra mafiosi e inquirenti; ma gli analisti sono fiduciosi che il generale Mori alla fine la farà franca per il peccatuccio di aver “omesso” la cattura del boss Provenzano.

Salah intanto ha deciso di collaborare. Il terrorista sanguinario, il pazzo fanatico, diventa una fonte di informazioni preziose. Ma l’informazione preziosa la dà in realtà la polizia, che ha comunicato immediatamente la cattura di Salah ai suoi complici. Per Salah solo due interrogatori di un’ora ciascuno. Si vede che non sapevano cosa chiedergli. Nasce anche un piccolo caso giornalistico sulle lacrime di Salah. Avrebbe pianto dopo un interrogatorio? Avrebbe pianto durante la fuga? Avrebbe pianto? Boh!
In alcuni commentatori sorgono dubbi sulla professionalità della polizia belga e sulle capacità della sua “intelligence”. Non per giustificare i poliziotti belgi, ma anche loro, probabilmente, come già il generale Mori, hanno solo obbedito ad ordini superiori.
In altri commentatori sorgono dubbi addirittura sullo Stato belga: non sarà mica uno “Stato fallito”, un “failed State”, secondo il lessico neocolonialista? Il Belgio infatti non si sarebbe dimostrato capace di integrare gli immigrati islamici.

Non mancano però i commentatori pronti a correre in soccorso del Belgio. No, il Belgio non è un “failed State” perché ha saputo integrare gli immigrati. Anzi, li ha integrati troppo, perché pare che gli attentatori fossero tutti figli di papà, che ad una vita borghese hanno preferito l’ascesi islamico-terroristica, al punto di diventare kamikaze. Non ci si spiega perché poi adottare la tecnica kamikaze, visto che i bersagli degli attentati erano inermi. Ma tant’è.
Compaiono sulla CNN le foto di Salah che se la spassa in discoteca insieme con il fratello. Si affacciano dubbi sul rigorismo islamico di Salah; ma forse stava solo recitando la parte dell’islamico “moderato”. Intanto si celebra l’ennesimo anniversario dell’avvio dell’annosa ed appassionante diatriba: esiste un Islam moderato? La domanda potrebbe anche essere rovesciata: esistono dei giornalisti che non siano dei facinorosi?
I media ci mostrano le foto di un ragazzo che, da un campo profughi, innalza un cartello: “Sorry for Bruxelles”. Falsa o autentica che sia la foto, il messaggio è chiaro: in mezzo alla pioggia ed al fango, i profughi devono discolparsi ancor prima di mettere piede in Europa. Ma non ci sono solo i profughi. I media tornano alla carica mettendoci in guardia: il nemico è interno, ed i terroristi sono nelle nostre periferie. E non solo nelle periferie. Come ci viene ricordato da qualche anno, c’è anche il “terrorista della porta accanto”.

Qualche analista particolarmente ardito e spregiudicato arriva a rinfacciare ai Paesi islamico-sunniti le loro “ambiguità” nei confronti dell’ISIS/Daesh. Ci si riferisce forse alla pioggia di finanziamenti che provengono all’ISIS da Arabia Saudita, Qatar e Turchia? Certo, rimarrebbe da spiegare perché mai l’ISIS ce l’avrebbe tanto con il cosiddetto “Occidente”? Dove sarebbe mai l’ISIS senza il soccorso “occidentale”? Non è stato proprio l’Occidente a far fuori i principali nemici del fondamentalismo islamico, cioè i leader arabi laici come Saddam Hussein e Gheddafi? E non è ancora l’Occidente quello che si ostina a far mancare il terreno sotto i piedi all’altro super-nemico di ISIS, cioè Assad? Sino a prova contraria è stata la Russia a rimettere in carreggiata Assad e ad aver bombardato l’ISIS. Finché i bombardamenti in Siria li facevano solo gli USA e Israele, l’ISIS e la sua omologa Al-Nusra guadagnavano terreno. Chissà perché, direbbe Vasco Rossi.

Altri analisti si lanciano nei consueti sillogismi. I terroristi attentano alle nostre libertà, perciò per combatterli saremo costretti a rinunciare a un po’ delle nostre libertà.
Altri ancora alzano il tiro. Il vero bersaglio dei terroristi non era il Belgio ma l’Unione Europea, dato che a Bruxelles c’è la sede dell’UE. Se è per questo, a Bruxelles c’è anche la sede della NATO, anzi quella nuova sede/scandalo, i cui costi sono lievitati oltre il miliardo di euro, come se fosse un Expo qualsiasi, tutto ciò per la gioia dei Travaglio nord-europei.
La NATO ci tiene a far sapere che tra i suoi compiti istituzionali c’è proprio la lotta al terrorismo, perciò nel 2001 Bush ottenne l’appoggio della NATO per invadere l’Afghanistan.
Anche la NATO avrà la sua “intelligence”. Come mai non si era accorta di nulla? Anzi, come mai i terroristi non si sono accorti che a Bruxelles c’è la NATO? O non sarà mica il quartier generale della NATO, quel quartiere in cui i terroristi si sentono così tanto a casa loro? Il terrorista della base NATO accanto.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587 588 589 590 591 592 593 594 595 596 597 598 599 600 601 602 603 604 605 606

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (46)
Commenti Flash (62)
Documenti (30)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenêtre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (33)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


21/11/2024 @ 17:51:36
script eseguito in 63 ms