Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
La propaganda di Renzi è basata su espedienti piuttosto elementari, tra cui il dire ad ognuno ciò che vorrebbe sentire. Per compiacere un po' gli insegnanti prima di rifilargli il bidone, Renzi ha anche dichiarato che bisogna smetterla di dare sempre la colpa agli insegnanti e mai ai ragazzi che non studiano. Con questo generico appello al rigore degli studi, Renzi può rifilare la fregatura, attraverso il solito slogan della "meritocrazia". Basta con l'ugualitarismo fra gli insegnanti, occorre premiare il "merito". Sapere cosa sia il "merito" non è affatto importante. Anzi, l'ineffabilità del concetto favorisce ancora di più la competizione fra i docenti, i quali imparano alla svelta che possono emergere soltanto cercando di mettere nei guai i loro colleghi, magari strumentalizzando allo scopo anche gli studenti, sempre entusiasti di accedere alla sensazione di potere offerta dall'opportunità di inserirsi nelle beghe degli adulti. La metafisica del merito riconduce quindi ad una pratica molto concreta: il mobbing reciproco.
Dalla Scuola pseudo-idillio di venti anni fa, si è passati all'attuale Scuola/inferno, inaugurata dal ministro Luigi Berlinguer con le leggi sulla autonomia scolastica e sullo "Statuto degli Studenti". Gli insegnanti si scannano fra di loro nella speranza di accedere allo staff dirigenziale, al quale si prospetta il futuro privilegio non solo di maggiori guadagni, ma soprattutto di non entrare in classe; oppure si scannano nella vana illusione di essere cooptati nell'Olimpo dell'istruzione para-universitaria.
Gli scopi di Renzi sono infatti chiaramente lobbistici. Si tratta di distruggere l'istruzione superiore pubblica e gratuita, per sostituirla con quei doppioni dei licei che sono i college all'americana, in modo che la vera istruzione di preparazione all'Università sia a pagamento o, meglio, a credito, per far sì che anche gli studenti italiani si riducano indebitati come quelli americani. Secondo la Federal Reserve, l'indebitamento studentesco negli USA ha raggiunto vette stratosferiche.
Se poi il business dell'istruzione finanziarizzata all'americana in Italia, te lo viene a gestire direttamente il Dipartimento di Stato USA, ancora meglio. Sarà rassicurante per molti sapere che l'ambasciata americana non sta lì solo per organizzare colpi di Stato, ma anche per venderci istruzione.
Un altro facile espediente per turlupinare gli insegnanti, è di alimentare la loro mitomania, facendo appello alle loro mirabolanti capacità di educatori. Renzi ha detto infatti che se tanti giovani europei si fanno attrarre dal terrorismo, è perché la Scuola non ha saputo integrarli ed educarli. Ecco una nobile missione su cui impegnare la "Buona Scuola": salvare i ragazzi dalla perfida influenza dell'ISIS, plasmando degli ideali cittadini "occidentali".
Da un anno i grandi quotidiani ci stanno raccontando che in Italia sono ormai tanti i giovani che si fanno attrarre dall'ISIS. Un organo governativo come il "Corriere della Sera" ce lo spiegava nell'agosto scorso.
Ma anche un organo di "opposizione" come "Il Fatto Quotidiano" nello scorso agosto ci narrava le stesse balle, a conferma che, quando si tratta degli interessi della NATO, l'opposizione non esiste. I giovani si convertirebbero all'Islam su Internet (sic!). In più ci veniva propinato un elenco delle subdole tecniche psicologiche con cui questi giovani verrebbero irretiti dall'ISIS. L'immaturità, la solitudine, il vuoto di valori, il bisogno di amore di questi ragazzi tra i venti e i venticinque anni, li renderebbe vulnerabili alle arti manipolatorie dei jihadisti. Tra questi motivi molto commoventi, non ci sarebbe mai il bisogno di soldi. Questa storia dei jihadisti europei rappresenta un significativo esempio di come la propaganda ufficiale, con puerili ingredienti narrativi, riesca a trasformare un'evidenza chiaramente contraria addirittura in un argomento a proprio favore.
La presenza di tanti giovani europei - peraltro neanche figli di immigrati - tra le file del jihadismo, costituisce un indizio certo del fatto che si tratti non di fanatici religiosi, bensì di mercenari, o "contractor", come si dice oggi. Nel 2012 la stampa turca diffondeva la notizia che, sullo stesso territorio turco, l'agenzia privata americana Blackwater addestrava i "ribelli" al regime siriano di Assad. La notizia, circostanziata, era stata ripresa da vari organi di stampa, e non è mai stata smentita. "Ribelli siriani" era il nome che allora la stampa occidentale attribuiva ai combattenti del sedicente califfato. Ma solo una minima parte di loro era siriana.
Oggi la Blackwater rivolge le sue accorate preghiere al governo USA perché i loro "contractor" vengano maggiormente utilizzati nella guerra contro l'ISIS. Possiamo quindi già immaginarci la messinscena di epiche battaglie campali, con gli eroici "contractor" schierati dall'una e dall'altra parte.
L'invenzione dello spauracchio-ISIS appare alquanto estemporanea, ed è probabilmente l'effetto del ripiego riguardo a bersagli più ambiti, come il regime siriano di Assad. La battuta d'arresto subita nell'aggressione contro Assad ed i rischi di un ritorno al gheddafismo in Libia, hanno comportato la ricerca di nuovi pretesti da parte della NATO per dispiegare truppe ed aviazione in Medio Oriente e nel Nord Africa. Eppure l'ISIS rappresenta un fantasma davvero congeniale ai pregiudizi ed al senso di superiorità morale ed intellettuale del "progressista" medio del sedicente Occidente. Mentre il "Sogno Occidentale" si rivela il mattatoio sociale del dispotismo dei banchieri, delle multinazionali e delle organizzazioni sovranazionali, lo spauracchio-ISIS offre un'altra, imperdibile, occasione di compiacersi della propria falsa coscienza di "occidentali".
La notizia della partenza alla fine di febbraio del reggimento S.Marco per le manovre davanti alle coste della Libia è stata diffusa dai media con molto fragore di fanfare militar-patriottiche. Questi toni enfatici risultano piuttosto fuori luogo se si considerano gli infausti precedenti.
Il caso dei due fucilieri di Marina, Girone e La Torre, entrambi provenienti dal S.Marco, e impegnati in un'oscura missione "anti-pirateria" a bordo di una nave mercantile nell'Oceano Indiano, non dovrebbe essere considerato un auspicio molto favorevole ad ulteriori imprese del genere. Tanto più se si osserva che, a distanza di tre anni dai fatti, ancora non è stata fornita da alcuno, neppure dalle autorità indiane, una versione della vicenda che possa vantare uno straccio di senso compiuto. Ed ancora di più se si considera che i "pirati dell'Oceano Indiano" sono un po' come l'ISIS, cioè fantasmi della falsa coscienza e della cattiva coscienza "occidentali", mostri mediatici di identità artificiosa ed incerta, a cui si attribuiscono inoltre legami con il jihadismo di marca somala.
La situazione per il reggimento S.Marco assume risvolti persino inquietanti, in quanto anche l'impresa renziana in Libia, come già era accaduto per quella anti-pirateria nell'Oceano Indiano, sta incassando l'ambiguo imprimatur della NATO, pronto tanto a benedire le tue iniziative militari, quanto a lasciarti nei guai che ne derivano. Il segretario generale della NATO, il norvegese Jens Stoltenberg, si è spinto anche oltre, estendendo la propria benedizione al governo Renzi, celebrandone presunti successi economici, che sarebbero dovuti ovviamente alle "riforme" messe in atto dallo stesso governo.
Stoltenberg ha presentato questa sua ingerenza negli affari interni di un Paese membro della NATO come un'eccezione dettata da circostanze particolari. Ma, in effetti, queste "eccezioni" costituiscono la regola, e ciò in base all'articolo 2 del Patto Atlantico, che prevede che i Paesi membri dell'alleanza non solo eliminino i conflitti nelle rispettive politiche economiche, ma addirittura incoraggino le relazioni economiche tra di essi. Si tratta della teorizzazione dell'ingerenza imperialistica degli USA sui Paesi "alleati". Ed appare già delineato, nell'articolo 2, il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) prossimo venturo, del quale Renzi è uno strenuo sostenitore, a conferma del fatto che in Italia il vero Presidente del Consiglio (ed anche il vero Presidente della Repubblica) è la NATO.
In base alla toponomastica parlamentare corrente, anche Stoltenberg sarebbe, come Renzi, di "sinistra". Secondo la stampa di destra, Stoltenberg non è solo un esponente della mitica "socialdemocrazia scandinava", ma potrebbe vantare persino un passato marxista-leninista. Nel marzo dello scorso anno il quotidiano "Il Foglio" presentò la nomina di Stoltenberg a segretario generale della NATO come un pericolo per l'alleanza, a causa dei trascorsi del politico norvegese, indicato come pacifista, antiamericano e, nientemeno, sospettato di rapporti con il KGB.
Si tratta del solito schema di propaganda della destra, che aggira i fatti per proporre un'immagine forzata del mondo, in base ai filtri del "vittimacomunismo" e del "minacciacomunismo". La politica estera di un Clinton o di un Obama, è sempre risultata del tutto in linea con quella guerrafondaia di Bush, ma è bastato alla destra qualche loro ipocrita accenno di retorica anti-bellicistica per etichettarli pretestuosamente come "pacifisti". Il tutto rientra in un gioco delle parti, che ha la funzione di alimentare l'illusione della "dialettica democratica" del Sacro Occidente.
Tanto più incongruente appare il riferimento ai trascorsi "rivoluzionari" di Stoltenberg da parte di un giornale come "Il Foglio", diretto sino all'anno scorso da Giuliano Ferrara, cioè uno che era stato educato in Unione Sovietica, e che si era fatto fotografare nel '68 a Vallegiulia, da giovane studente, mentre si scontrava con la polizia. Vi sono peraltro molti che hanno conosciuto Giuliano Ferrara tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70, che sono pronti a testimoniare sull'intima coerenza del personaggio, giurando che era allora lo stesso identico pezzo di merda che è oggi.
Ma queste sono considerazioni morali che, pur legittime, non colgono il nocciolo del problema. Se non fosse caduto il Muro di Berlino, persone come Stoltenberg avrebbero probabilmente continuato la finzione socialdemocratica, senza abbracciare esplicitamente il fondomonetarismo ed il militarismo. Se la tanto celebrata "socialdemocrazia europea" fosse stata un fenomeno dotato di consistenza propria, non si sarebbe lasciata liquidare senza colpo ferire dal Trattato di Maastricht. La vera caduta del Muro dovrebbe inoltre retrodatarsi al 1980, quando la Polonia si rivelò del tutto permeabile alle "rivoluzioni colorate" orchestrate dalla CIA e da Soros.
Per uno di quei paradossi della Storia, la pessima ed impresentabile Unione Sovietica di Leonid Breznev subisce oggi una sorta di rilegittimazione politica a posteriori, poiché soltanto le esigenze e le prudenze dettate dalla Guerra Fredda impedivano al Sacro Occidente di mostrare sino in fondo il suo vero volto di mattatoio sociale e coloniale. Ciò che non si era considerato è che la sopravvivenza dell'Unione Sovietica era legata esclusivamente alla generazione della seconda guerra mondiale, ed alla sua percezione di una minaccia occidentale all'integrità territoriale russa. Una nuova generazione di dirigenti russi, interessata solo agli affari del petrolio e del gas, ha invece smantellato l'edificio sovietico; ed è un altro paradosso il fatto che questa generazione affaristica oggi si trovi a fronteggiare una concreta minaccia da parte della NATO contro l'integrità della Russia.
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