"
"Politically correct" è l'etichetta sarcastica che la destra americana riserva a coloro che evitano gli eccessi del razzismo verbale. "Politicamente corretto" è diventata la locuzione spregiativa preferita ovunque dalla destra. In un periodo in cui non c'è più differenza pratica tra destra e "sinistra", la destra rivendica almeno la sguaiataggine come proprio tratto distintivo."

Comidad
"
 
\\ Home Page : Archivio (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 23/10/2014 @ 00:25:14, in Commentario 2014, linkato 2296 volte)
Sorprendentemente, si è sgonfiata in meno di un giorno la falsa notizia della settimana scorsa sui calciatori della nazionale della Corea del Nord, di cui si è narrato che sarebbero stati arrestati con la prospettiva di essere condannati a morte; ciò a causa della sconfitta nel derby con la Corea del Sud nell'ambito dei Giochi Asiatici. La sorpresa ovviamente non sta nella scoperta che si trattasse di un falso, ma nel fatto che il sito di Rainews abbia ammesso l'errore, ricordando anche altri casi di fiabe-horror sulla Corea del Nord, rivelatesi poi del tutto infondate; ad esempio, la storia dello zio del "dittatore" dato in pasto ai cani.
Se da un lato è notevole che, almeno stavolta, una smentita sia prontamente arrivata, rimarrebbe comunque da spiegare come mai i precedenti non abbiano consigliato maggiore prudenza, anche considerando l'evidente inconsistenza della fonte della notizia sui calciatori nord-coreani, e cioè l'associazione "Nessuno tocchi Caino", di area radicale. Il punto è che le smentite non hanno mai la stessa risonanza delle "notizie" che sono state "sparate" all'inizio con tanta evidenza. Rimane così nell'opinione pubblica quell'impressione di fondo per la quale in Corea del Nord qualsiasi crudeltà sarebbe possibile; perciò, se l'alternativa sarebbe quella di cadere nelle mani di un dittatore sanguinario, allora tanto vale tenersi Goldman Sachs.
Pseudo-notizie poi smentite, o non confermate, rimangono comunque nell'aria a radicare pregiudizi e luoghi comuni. Le tecniche della guerra psicologica non sono necessariamente molto sofisticate, ma si basano spesso su tecniche elementari come la ripetizione, la cui efficacia è stata ampiamente teorizzata da Goebbels. Il nazismo non ha inventato nulla; la sua originalità è consistita solo nell'applicare all'Europa le tecniche coloniali già sperimentate dai Britannici in Africa ed in Asia, compresi gli schemi della propaganda. Le cose attualmente non sono poi molto cambiate. I decapitatori dell'ISIS di oggi sono i pronipotini degli strangolatori Thug della propaganda britannica dell'800. Quelli dell'ISIS sarebbero islamici, mentre la setta Thug era presentata come indù, ma le fiabe si somigliano.
Non tutto il sistema delle comunicazioni è arruolato nell'apparato delle PSYOPS (Operazioni di Guerra Psicologica) del Pentagono, ma è lo stesso evidente la passività dei giornalisti nel riprendere notizie incontrollate o di fonte inattendibile. Ad esempio, riportare che i servizi segreti tedeschi avrebbero provato la responsabilità dei guerriglieri filo-russi nell'abbattimento dell'aereo malese, risulta sufficiente ad ottenere l'effetto, tanto più se ciò viene presentato come una "rivelazione"; come se la NATO non lo propagandasse già da mesi.
Il sistema della Psywar sviluppa anche delle contromisure verso le perplessità e i dubbi, assegnando a personaggi improbabili la parte della difesa del buonsenso. Era accaduto quando fu affidato al Buffone di Arcore il compito di mettere in evidenza le ragioni della Russia ed i torti della NATO nella vicenda ucraina. Associare l'immagine del Buffone a quella di Putin è comunque un punto a sfavore di quest'ultimo, al di là del realismo degli argomenti adoperati.
Analogamente, a difensore delle ragioni della Corea del Nord i media hanno eletto addirittura il deputato Antonio Razzi, l'uomo oggi messo più in caricatura dalla satira; uno sforzo davvero inutile, dato che l'uomo si pone già come una caricatura. I media ci narrano in lungo e in largo presunti viaggi del deputato di Forza Italia in Corea del Nord, con tanto di altolocate frequentazioni. Per la verità, le argomentazioni di Razzi a favore del regime nord-coreano risultano piuttosto banali, invocando a prova della bontà di quel regime la pulizia delle strade, che ricorderebbero a Razzi la sua Svizzera. Dei settanta anni di aggressione statunitense, neanche a parlarne. L'effetto comunque è raggiunto: dubitare delle nefandezze della Corea del Nord diventa improponibile, poiché rischia di associarti all'immagine di personaggi come Razzi, che fanno tesoro e lucro del discredito in cui vivono ed operano.
La vera notizia offerta indirettamente, è però la "elveticità" di Razzi, che è un abruzzese molto poco DOC, dato che si esprime abitualmente in tedesco a causa dei suoi quaranta anni di permanenza a Lucerna in Svizzera, dove conserva tuttora la sua residenza. Un personaggio un po' troppo internazionale per essere credibile come icona autorazzistica della degenerazione italica; però funziona ugualmente, poiché si tende a guardare più alla vernice del personaggio che al suo retroterra. Esistono quindi personaggi "politici" fabbricati esclusivamente in funzione della provocazione mediatica: attori di una messinscena o, per meglio dire, testimonial pubblicitari in negativo. A tutti è noto l'uso dei testimonial in pubblicità: l'immagine di personaggi di successo viene usata per accreditare un prodotto presso il pubblico. Ma la stessa tecnica pubblicitaria può essere adoperata in modo rovesciato, per mettere preventivamente in ridicolo il dubbio e il dissenso, associandogli l'immagine di personaggi disprezzati.
La ridicolizzazione preventiva del dubbio viene largamente usata anche nell'attuale campagna pubblicitaria sull'emergenza-Ebola. Ad esempio, un giornale liberiano ha sparato ipotesi complottistiche del tutto prive di pezze d'appoggio sull'origine dell'emergenza Ebola, attribuendola a sperimentazioni statunitensi. Con discorsi del genere si contribuisce a determinare nell'opinione pubblica un clima sfavorevole ad accogliere anche i dubbi ed i sospetti dotati di più fondatezza. Tanto più se si considera che in tal modo il giornale liberiano indirettamente riconferma ciò che più conviene al business delle multinazionali farmaceutiche, e cioè l'impressione della realtà dell'emergenza, quale che sia la responsabilità della presunta diffusione del virus.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Di comidad (del 30/10/2014 @ 00:20:31, in Commentario 2014, linkato 3325 volte)
Pochi giorni fa è arrivata la notizia di un ennesimo record della produzione di oppio in Afghanistan. Non è una sorpresa, dato che dal 2002 ogni anno ha segnato un ulteriore incremento della produzione di papavero da oppio in quel Paese, casualmente dopo la sua occupazione da parte della NATO. In base ai dati ufficiali, si tratterebbe di un incremento sia in quanto a raccolto che a terreno coltivato.
Una notizia un po' più inattesa è giunta l'anno scorso, quando sono stati pubblicati i dati sulla produzione di cannabis in Afghanistan. Manco a dirlo, anche nella produzione di cannabis si è registrato il solito record. Il dato sulla cannabis è coerente con l'attuale business dell'eroina afghana, che è economica ed abbondante, e quindi destinata non all'ago - come negli anni '80 -, ma al fumo, per poter conquistare sempre nuovi consumatori. Anche se non esiste alcuna prova scientifica che l'uso di cannabis in se stesso predisponga al consumo di droghe più pesanti, è però frequente che nello spaccio si offrano contemporaneamente vari tipi di fumo per favorire la confusione dei consumatori.
Oggi un vero scoop sarebbe consistito nel registrare un decremento della produzione di droga in Afghanistan, ma si tratta di un'eventualità che al momento non avrebbe alcuna base realistica. Gli organi di stampa che hanno riportato la notizia, hanno insistito sul dettaglio che il governo statunitense avrebbe speso 7,6 miliardi di dollari per contrastare la produzione ed il traffico di oppio, ma senza risultato.
La cosa fa sorridere, dato che, da almeno cinque anni, neppure il diretto coinvolgimento della NATO nel business dell'oppio rappresenterebbe più uno scoop. Lo scorso anno qualche barlume di notizia a riguardo è trapelato anche sulla stampa ufficiale, ma riferendosi solo ai casi di soldati della NATO coinvolti nel traffico; casi, peraltro, tutti rigorosamente insabbiati, sia in Italia, che in Canada, che nel Regno Unito. La stampa ha fatto finta di credere che il coinvolgimento riguardasse soltanto dei militari di bassa forza o, al più, dei sottufficiali, oltre che i già ampiamente screditati "contractors". Il massimo della critica che ci si è concesso è stato quello di fustigare il cinismo o l'ingenuità della NATO, la quale, pur di sconfiggere i cattivissimi Talebani, avrebbe "chiuso gli occhi" sui loschi traffici di personaggi legati al governo filo-occidentale di Karzai. Si tratta della solita fiaba ufficiale sugli "scomodi alleati" degli USA.
Se dalla carta stampata si passa alla "informazione" televisiva, le cose vanno addirittura peggio, poiché lì è obbligatorio far finta di credere che siano i malvagi Talebani ad autofinanziarsi con l'oppio, perciò persino accennare alla "giovane narcodemocrazia" afghana rappresenta ancora un tabù. Eppure si tratta di notizie ufficiali che si riscontrano sui siti delle organizzazioni internazionali. La Banca Mondiale ha recentemente dedicato un rapporto alla situazione in Afghanistan, osservando che il 90% della produzione mondiale di eroina proviene oggi dall'Afghanistan. La Banca Mondiale si lancia in solenni ammonimenti al governo afghano circa i rischi di "deragliamento" che la drug-economy potrebbe provocare ad un Paese così faticosamente avviato verso la democrazia e lo sviluppo.
Lo stesso carosello di ipocrisie lo si riscontra da parte dell'organizzazione gemella della Banca Mondiale, cioè il Fondo Monetario Internazionale. Più di dieci anni fa, addirittura nel 2003, il FMI già ammoniva il governo afghano circa i rischi di trasformarsi in un narco-stato. La colpevolizzazione anche allora era tutta per il Paese colonizzato, mentre non si accennava alle responsabilità dell'occupante USA-NATO, il quale, se "sbaglia", lo farebbe solo per troppa bontà. Del resto il FMI e la NATO sono praticamente la stessa cosa.
Quindi si può riscontrare una pseudo-informazione a doppio livello: uno per le masse, le quali devono credere che i Talebani, oltre che fanatici, siano anche narcotrafficanti; ed un altro livello per i "cittadini più informati", ai quali è concesso di sapere che il governo Karzai è coinvolto nel traffico, e per questo ogni tanto è costretto a beccarsi una reprimenda dagli organismi internazionali. Paradossalmente, il maggior grado di infantilizzazione tocca proprio ai "cittadini più informati", ai quali spetta di credere che il "troppo buono" papà statunitense spenda 7,6 miliardi per redimere dalla droga il figlioletto discolo, ma che questi continua a deluderlo. La realtà è invece che come narcostato e narcodemocrazia, l'Afghanistan di Karzai ha ancora parecchio da imparare dai Narcostati Uniti d'America. Ma legioni di giornalisti e di intellettuali si incaricano di narrare alle masse la storia inversa, secondo la quale i guai del mondo deriverebbero dal parassitismo e dall'indisciplina dei poveri, ritratti come sempre pronti ad estorcere favori da governi troppo generosi e premurosi.
L'impunità che gli USA e la NATO possono ostentare nella vicenda della droga afghana, è davvero totale; nel senso che, grazie all'armatura propagandistica del "troppobuonismo", riescono a sfuggire persino a sanzioni puramente morali. L'impunità viene addirittura percepita da gran parte dell'opinione pubblica come garanzia di moralità, perciò non vi è nulla di strano nel fatto che agli USA si riconosca tranquillamente un ruolo internazionale di giudice e di censore nei confronti di altri Stati; cosa che consente agli USA ogni genere di provocazione e di doppio gioco. Infatti, mentre l'amministrazione Obama dichiara di essere in guerra contro l'ISIS, in realtà sta ancora cercando di colpire e isolare la Siria di Assad con insistenti accuse per il presunto uso di armi chimiche.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587 588 589 590 591 592 593 594 595 596 597 598 599 600 601 602 603 604 605 606

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (46)
Commenti Flash (62)
Documenti (30)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenêtre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (33)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


21/11/2024 @ 18:03:40
script eseguito in 61 ms