Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
I centoundici morti della fabbrica di Ashulia in Bangladesh ci danno concretamente il senso di cosa sia la modernità nelle relazioni industriali auspicata dal governo Monti. Per un residuo di dignità sindacale, Susanna Camusso si è rifiutata di apporre la sua firma al cosiddetto accordo sulla produttività annunciato la settimana scorsa. Il testo dell'accordo, dopo un'enunciazione retorica sull'importanza della contrattazione collettiva, di fatto la liquida a favore della contrattazione di secondo livello, cioè quella aziendale. In pratica è un suicidio del sindacalismo confederale; un suicidio che coinvolge la stessa Confindustria, che sino a qualche anno fa era ancora uno dei maggiori potentati italiani, mentre oggi ha poco a che fare con l'industria, ed è ridotta ad una delle tante agenzie di lobbying dei poteri finanziari. Un lobbismo di "secondo livello", o addirittura meno.
Lo scopo del cosiddetto accordo è di confinare la contrattazione collettiva nell'ambito della mera ritualità, trasformando le contrattazioni aziendali in ricatti caso per caso nei confronti dei lavoratori. L'accordo non colpisce solo il lavoro, ma va a mettere in difficoltà lo stesso sistema della piccola e media impresa, che, senza contratti collettivi, si troverà sempre più esposta al sindacalismo giallo controllato dalle malavite locali, a loro volta più o meno tutte irretite da poteri sovranazionali, dalla NATO alle compagnie multinazionali. Risulta sempre più chiaro che il vero contenuto degli slogan sulla "produttività", la "flessibilità" e la "modernità" riguarda il controllo criminale sull'economia, una criminalità che trova i suoi centri dirigenti e le sue protezioni nelle grandi agenzie internazionali, come l'Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO), il Fondo Monetario Internazionale e la stessa ONU, come ha dimostrato la vicenda del traffico di organi umani in Kosovo.
Il complotto forse non esiste, ma le associazioni a delinquere ("criminal conspiracy", in inglese), invece esistono eccome. Del resto, quando si mettono in discussione le relazioni sociali fondamentali come l'occupazione, l'istruzione, le pensioni e la sanità, su cos'altro può fondarsi una società se non sul crimine organizzato?
Anche in Spagna il primo ministro Rajoy si affretta ad affossare quel che rimane dello Statuto dei Lavoratori vigente, che verrà rivisto al ribasso per permettere l'assunzione di personale ricattabile e sottopagato. Ciò per attirare i famosi "investimenti internazionali". C'è in atto un piccolo accordo con l'azienda di Stato francese Renault, ma il piatto forte riguarda il gioco d'azzardo, con la costruzione di una "Eurovegas" da parte del magnate internazionale del settore, Sheldon Adelson. Secondo alcuni commentatori Adelson può essere considerato una sorta di redivivo Meyer Lansky, il boss del gioco d'azzardo a Las Vegas negli anni '60, la cui figura fu adombrata nel personaggio di Hyman Roth del film "Il Padrino- Parte Seconda". [1]
Sino a qualche anno fa la Spagna era considerata dai media come una locomotiva economica dell'Europa, un modello da imitare. La Guerra di Spagna sembrava un ricordo vago e lontano, una follia ideologica da lasciarsi alle spalle; roba utile giusto per i film di Ken Loach. Oggi invece la Spagna si trova nuovamente ad essere bersaglio di un'offensiva colonialistica; ed ancora una volta l'aggressione coloniale dall'esterno trova i suoi referenti ed i suoi punti di appoggio nelle oligarchie interne.
La tecnica del furto delle case dei poveri attraverso finanziamenti e mutui truffaldini da parte delle banche, aveva conosciuto un notevole sviluppo in Spagna, ma questa tecnica era stata inventata e messa a punto con successo negli USA. Questa truffa immobiliare presenta come controindicazione il fatto che, dopo aver spolpato fino all’osso la popolazione più povera, gli speculatori e le banche siano costretti a rifilarsi bidoni reciprocamente, oppure a ricorrere all’aiuto soccorrevole dello Stato. Così, mentre il governo Rajoy scatena gli ufficiali giudiziari, gli sfratti per morosità sui mutui crescono in modo esponenziale, i procedimenti di pignoramento dal 2008 ad oggi sono arrivati a 350.000 secondo dati ufficiali, e il fenomeno dei suicidi per chi perde il lavoro o la casa ha raggiunto un livello endemico. Il tutto mentre il numero di abitazioni invendute e vuote in Spagna ha superato il milione di unità.
La ricetta di Rajoy per risolvere la "crisi" è stata la solita: i "tagli lineari", cioè riduzione delle deduzioni fiscali, riduzione dei fondi per la Scuola, la ricerca scientifica, la salute e la disoccupazione; e, contemporaneamente, rifinanziamento con soldi pubblici degli istituti di credito che hanno mandato in malora l’economia spagnola con le loro truffe. Qui il governo spagnolo perde la sua durezza e si intenerisce fino a promettere alle banche ben sessanta miliardi di euro. Ma il fatto che la "crisi" sia uno slogan/pretesto per creare povertà e che la povertà sia un business, diventa ancora più chiaro se si pensa che, in un paese ridotto allo stremo, la manovra finanziaria prevede incredibili incentivi per il gioco d’azzardo.
Mentre l'opinione pubblica spagnola viene distratta dalle velleità secessioniste della Catalogna, ecco come Rajoy ha pensato di giocare veramente le sue carte. Sheldon Adelson aveva posto precise condizioni per il faraonico progetto di Eurovegas, che il governo Rajoy si è affrettato ad accettare. Dopo un tira e molla con la Catalogna, si è deciso finalmente che Eurovegas sorgerà nelle vicinanze di Madrid con sei casinò, dodici resort, nove teatri e cinema, e tre campi da golf; un bel progetto per chi deve tirare la cinghia. In effetti gli incentivi del governo permetteranno di dedurre le perdite al gioco dalle vincite, mentre l’Ibi (l'Ici spagnola) per le case da gioco otterrà esenzioni fino al 95%. Roba da fare invidia alla Chiesa Cattolica nostrana.
Non c'è dubbio che Adelson porterà in Spagna una ventata di nuova moralità, visto che per i suoi casinò di Macao il magnate risulta già coinvolto in inchieste che riguardano rapporti con la mafia cinese e lo sfruttamento della prostituzione. Il magnate sarebbe anche un magnaccia.[2]
Ma si tratta di marachelle, di birichinate, ed alla fine si scoprirà che la colpa è tutta dei Cinesi; e magari ci si dirà pure che l'FBI si è ricordata improvvisamente di questi peccatucci solo perché Adelson aveva dato i suoi finanziamenti elettorali a Romney invece che ad Obama. Queste inchieste dell'FBI in effetti sanno molto di cortina fumogena, di espediente per placare quella parte di opinione pubblica che fa fatica a digerire personaggi come Adelson. Il vero problema infatti è un altro. Non si capisce perché debba esistere un "magnate" del gioco d'azzardo. Quali competenze, quali capacità manageriali, quali know-how, sarebbero necessari per impiantare un casinò? Mica è uno stabilimento della Volkswagen.
Gestire il gioco d'azzardo in realtà non richiede nessuna competenza; semmai la "competenza" consiste nell'accaparrarsi questa gestione, cioè nell'impedire materialmente ad altri di soffiarti l'affare. Non per niente il gioco azzardo in passato o era un affare del crimine organizzato, oppure era un monopolio dello Stato. Oggi capita però che lo Stato ed il crimine organizzato si mettano d'accordo per gestire insieme il business; ed è appunto il caso del "cartello" (o "criminal conspiracy"?) Rajoy-Adelson.
[1] http://ansamed.ansa.it/ansamed/it/notizie/rubriche/cronaca/2011/11/09/visualizza_new.html_641915733.html
[2] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.huffingtonpost.com/2012/06/29/sheldon-adelson-prostitution_n_1638439.html&prev=/search%3Fq%3Dsheldon%2Badelson%2Bprostitution%26hl%3Dit%26tbo%3Dd%26biw%3D1440%26bih%3D809&sa=X&ei=IOyxUI3JEMj5sgaejoHgAw&ved=0CFsQ7gEwBQ
La pubblicazione dei dati Eurostat sull'aumento della povertà e del rischio-povertà in Europa ha suscitato sui media il solito "dibattito", viziato in partenza dal rappresentare l'impoverimento come un "problema", come un effetto indesiderato delle politiche di "rigore". In realtà il bombardamento sociale del "rigore finanziario" non è sostanzialmente diverso dai bombardamenti militari, nei quali l'obiettivo dichiarato è un pretesto non soltanto per il consumismo delle bombe (tanto paga il contribuente), ma anche per fare il maggior numero possibile di "danni collaterali", cioè di vittime civili. Anche il "rigore" è un business, ed il "danno collaterale" della maggiore povertà apre a sua volta nuove frontiere al business. [1]
In questi anni è risultato sempre più evidente il nesso consequenziale tra l'aumento della povertà e la finanziarizzazione dei rapporti sociali. La povertà diventa un business finanziario, costringendo i poveri all'indebitamento crescente.
Pochi giorni fa il governo tedesco ha potuto annunciare trionfalmente che l'obiettivo del pareggio di bilancio è stato raggiunto con un anno di anticipo, e ciò soprattutto grazie al fatto che la Germania ha potuto finanziare il suo debito pubblico a tasso zero, poiché, contestualmente, sono stati i Paesi del Sud dell'Europa non solo a pagare tassi di interesse più alti, ma anche ad indebitarsi maggiormente. Dopo un anno in cui ci si era sempre detto che "il problema è il debito", si è poi scoperto che il governo Monti non soltanto non ha ridotto il debito pubblico, ma lo ha aumentato. Il cosiddetto "spread" si è rivelato così una tassa sulla povertà, un'elemosina dei poveri nei confronti dei ricchi.
Procede intanto l'addestramento dei poveri all'uso degli strumenti finanziari. Il governo Monti ha rilanciato la "Social Card" di tremontiana memoria, annunciando la sperimentazione in alcune città e Regioni di una nuova versione familiare della carta. Viste le cifre in ballo per questa carta prepagata, il vantaggio per le famiglie è pressoché inesistente, semmai il vantaggio è per BancoPosta che la gestisce. [2]
Lo scopo della social card è in realtà quello di allargare il target dei servizi finanziari. Nata negli USA, anche lì "in via sperimentale", la Social Security Card si è diffusa a macchia d'olio, tanto che i fruitori della carta nel 2013 ammonteranno già a dieci milioni, secondo le stime di Comerica, l'istituto di credito di Dallas a cui il Tesoro americano ha affidato il business. [3]
I Paesi anglosassoni stanno dimostrando che i poveri costituiscono un target inesauribile per l'offerta di servizi finanziari. Non soltanto la carta di credito viene oggi concessa anche ai disoccupati, ma questi sono anche fatti oggetto di un vero e proprio allettamento per dotarsi di questo "servizio" finanziario. Il fatto è comprensibile, se si considera che disoccupati e precari possono essere ridotti ad un livello assoluto di dipendenza da questi strumenti finanziari; cosa che non sarebbe possibile nei confronti di chi disponesse di fonti regolari di reddito. Se i prestiti ai poveri fossero ancora in contanti, allora i rischi di insolvenza sarebbero mortali per un business del genere; ma oggi c'è il denaro elettronico e le banche non devono compromettere la propria liquidità per concedere carte di credito. [4]
I poveri tendono ancora a servirsi soprattutto di contanti, ma le banche intendono sollevare le masse da questa condizione primitiva, attraverso quello che chiamano un programma di "inclusione finanziaria". Il suono nobile e commovente della parola "inclusione" serve a nascondere il fatto che si tratta di un programma a basso rischio d'impresa per lo sfruttamento delle possibilità di indebitamento delle masse più povere. [5]
Il governo britannico ha elaborato nel 2007 un piano di inclusione finanziaria per salvare le masse di "unbanked" dal loro misero destino e per metterle a disposizione dell'amorevole offerta di servizi bancari. Lo stesso governo britannico ha ritenuto di porre una deroga ai limiti della sua "spending review" pur di stanziare dei fondi per questo piano umanitario. [6]
Anche la Banca d'Italia ha impostato un piano analogo, ciò in attuazione delle indicazioni del G-20 a riguardo. A quanto pare il denaro elettronico ha un club di supporter piuttosto nutrito. [7]
La Banca Mondiale, nella sua veste di agenzia specializzata dell'ONU, rappresenta l'avanguardia in questo progetto di soccorso mondiale agli "unbanked". Robert Zoellick, presidente della Banca Mondiale sino al luglio scorso, ha profuso più di tutti il suo personale impegno nella "financial inclusion". Zoellick costituisce il prototipo del perfetto bombanchiere: proviene da Goldman Sachs e, nel periodo in cui ha fatto parte dell'amministrazione Bush, è stato uno dei promotori più zelanti dell'aggressione all'Iraq. Zoellick è anche un ospite d'onore, pressoché fisso, del Consiglio Atlantico della NATO. [8]
Le banche in questo periodo hanno una pessima reputazione e, spesso, persino una pessima stampa. Ma le denunce possono rimanere sul vago, mentre, come si dice, il diavolo si annida nei dettagli. C'è qualche prestigioso commentatore che auspica addirittura un passaggio completo al denaro elettronico, con l'abbandono definitivo del contante; ciò in nome della lotta all'evasione fiscale, come se l'elettronica fosse intrinsecamente onesta, e fosse in grado solo di "tracciare" e non potesse anche sviare. L'unico risultato certo dell'adozione integrale del denaro elettronico, sarebbe invece quella di rendere definitiva la "financial inclusion", cioè di non porre più limiti alle possibilità per le banche di impoverire e sfruttare i popoli.
[1] http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/internetsocieta/2012/12/03/Quasi-120-milioni-europei-minacciati-poverta-_7895880.html
[2] http://it.finance.yahoo.com/notizie/social-card-nuova-versione.html
[3] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.money-zine.com/Financial-Planning/Buying-Insurance/Social-Security-Debit-Card/&prev=/search%3Fq%3Dsocial%2Bsecurity%2Bcard%2Bjp%2Bmorgan%26start%3D10%26hl%3Dit%26sa%3DN%26tbo%3Dd%26biw%3D960%26bih%3D513&sa=X&ei=hfG8UMDvK4GetAaI34HQCA&ved=0CDIQ7gEwADgK
[4] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.thisismoney.co.uk/money/cardsloans/article-2188712/No-job-No-problem-Credit-card-firms-make-easier-borrow-youre-unemployed.html&prev=/search%3Fq%3Dcredit%2Bcard%2Bunemployed%26hl%3Dit%26tbo%3Dd&sa=X&ei=z9q9UJSQIYWc9QSvi4GQCA&ved=0CGwQ7gEwBg
[5] http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://betterthancash.org/why-e-payments/financial-inclusion/
[6] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.dwp.gov.uk/docs/financial-inclusion-actionplan061207.pdf&prev=/search%3Fq%3Dfinancial%2Binclusion%2Btask%2Bforce%26hl%3Dit%26tbo%3Dd&sa=X&ei=gIq_UIiHFqj44QTr2IGQCQ&ved=0CEsQ7gEwAg
[7] https://docs.google.com/viewer?a=v&q=cache:jzIFz5CUih4J:www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/quest_ecofin_2/QF_96/QEF_96.pdf+inclusione+finanziaria&hl=it&gl=it&pid=bl&srcid=ADGEESgQQ3hwQR0xoAeUk4UIkTjsVtB6umCq5hVi_mnDSU7lvwh0VUbzU0O2RUlpexYn9dnM_DfR6YwM8HmMTVffsq_xK8qN2h-FDl67NDh-4Y6Matqo0O3an_QCnh1WmOyvQMxPMUev&sig=AHIEtbQWcBWF_nh7kVgUOuDqKK8eLNWgTg
[8] http://translate.googleusercontent.com/translate_c?depth=1&ei=a_u-UICpNqKJ4gTjxYCgAg&hl=it&prev=/search%3Fq%3Drobert%2Bzoellick%2Bfinancial%2Binclusion%26hl%3Dit%26tbo%3Dd&rurl=translate.google.it&sl=en&u=http://live.worldbank.org/closing-gap-financial-inclusion-liveblog-webcast&usg=ALkJrhhqbsOGR4FNmRTl8X_TgQlJ6ZnqRg
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