Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il 7 gennaio scorso il quotidiano "Washington Post" ha trattato della vicenda della truffa dei derivati perpetrata dalla banca JP Morgan ai danni di molti Comuni italiani, tra cui sono compresi anche Roma e Milano. Gli estensori dell'articolo hanno però scelto Cassino come città simbolo, in quanto distrutta sessanta anni fa dalle bombe anglo-americane, e distrutta nuovamente oggi dai titoli derivati di JP Morgan. [1]
Non si sa quanto il "Washington Post" se ne rendesse conto, ma l'accostamento tra bombe e titoli derivati non è solo metaforico, poiché riguarda quel legame intimo ed indissolubile tra finanza e militarismo che è alla base dell'imperialismo-colonialismo. Senza le bombe non ci sarebbero nemmeno i titoli derivati.
Oggi imperversa la formula retorica secondo cui l'economia di carta avrebbe soffocato l'economia reale. Ma la stagnazione economica non ha come necessaria conseguenza uno strapotere della finanza: se la finanza è carta, non può certo prevalere con le proprie forze sul circuito della produzione e del consumo.
JP Morgan non è infatti soltanto una banca, ma una propaggine del Pentagono. L'11 maggio dello scorso anno "CNN-Money" ci faceva sapere che JP Morgan è in Afghanistan, a caccia delle risorse minerarie locali, con l'assistenza del Pentagono.[2]
In polemica con le teorie del complotto, si dice spesso che l'economia è un meccanismo complesso e impersonale. Ma l'esperienza storica indica che sono esistite persone complesse che hanno diretto il business mondiale, per di più agendo in tutta evidenza. Nel 2009 è scomparso Robert McNamara, segretario alla Difesa con i presidenti Kennedy e Johnson. McNamara è famoso per aver organizzato il Pentagono nella più colossale e dispotica macchina di spesa pubblica della Storia.[3]
McNamara proveniva dalle industrie Ford, per passare poi a gestire la spesa pubblica statunitense da quel gigantesco comitato d'affari che è il ministero della Difesa. Nel 1968 si rese conto che il business della guerra del Vietnam era un limone ormai spremuto; perciò mollò Johnson per andare a dirigere la Banca Mondiale, che gestì sino al 1981.
L'attivismo di McNamara alla Banca Mondiale fece in modo che questo istituto diventasse un tentacolare ente assistenziale a beneficio delle banche e per le multinazionali; un organismo che fu reso da McNamara persino più efficiente del Fondo Monetario Internazionale, di cui pure la Banca Mondiale era considerata la sorella minore. Ed il tutto avvenne all'insegna dello slogan della lotta alla povertà. Tra l'altro McNamara era ossessionato dall'idea che una delle maggiori cause di povertà sia l'aumento demografico, infatti pochi come lui hanno contribuito all'aumento del tasso di mortalità nei Paesi poveri.[4]
McNamara fu la dimostrazione di come la complessità non prescinda dalle persone, ma le attraversi. McNamara fu più di un leader, fu un crovevia di interessi, la rappresentazione plastica del conflitto di interessi: manager industriale, uomo politico, banchiere, ed anche ideologo piagnone della democrazia e dei diritti umani; proprio lui che aveva fatto inondare il Vietnam di bombe. Molti oppositori della guerra continuano a rimanere ancora oggi affascinati dalle sue capacità affabulatorie. McNamara rappresentò infatti l'espressione più tipica della democrazia come falsa coscienza dell'imperialismo.[5]
I cosiddetti B.R.I.C. (Brasile, Russia, India, Cina) potranno anche vantare tassi di sviluppo del 10% annuo, ma manca loro questa capacità tutta occidentale di vedere che l'economia è una cosa e gli affari tutta un'altra cosa, e di trasformare conseguentemente gli affari in una macchina da guerra totale; un'arte in cui McNamara si rivelò maestro.
JP Morgan si avvale ancora oggi del grande lavoro di McNamara alla Banca Mondiale. Ed infatti visto che c'è un mega-programma per "proteggere" gli agricoltori poveri del mondo dalla volatilità dei prezzi, a chi lo affida la Banca Mondiale? A JP Morgan. Poi dicono che i poveri non rendono.[6]
Ci ripetono in continuazione che l'economia è gestita dai "Mercati", ma si vede che la NATO e la Banca Mondiale non lo sanno. Infatti l'organo supremo della NATO, il Consiglio Atlantico, ha organizzato un "Business & Economics Program" in collaborazione con la Banca Mondiale, per attuare una "leadership transatlantica dell'economia globale" per una "crescente integrazione tra l'economia statunitense e quella europea". "Integrazione" significa ovviamente colonizzazione. In queste riunioni si tratta persino delle questioni del debito europeo, una materia che non dovrebbe riguardare la NATO. Oppure sì?
L'ultimo incontro su questa agenda tra il presidente della Banca Mondiale, Robert Zoellick, ed il presidente del Consiglio Atlantico, Fred Kempe, è avvenuto il 16 dicembre scorso al Four Seasons Hotel di Washington. Il tutto è documentato sul sito ufficiale del Consiglio Atlantico. Mancava solo che ci dicessero il menu e quello che hanno mangiato. Strano che nessun giornale ne abbia parlato. O no?[7]
[1] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.washingtonpost.com/business/battle-scarred-italian-town-now-defeated-by-debt/2012/01/02/gIQA421dhP_story.html&ei=suIJT_fgK8734QTDvMSNCA&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=1&ved=0CCsQ7gEwAA&prev=/search%3Fq%3Djp%2Bmorgan%2Bitaly%2Bwashington%2Bpost%26hl%3Dit%26rlz%3D1R2ACAW_it%26prmd%3Dimvnso
[2] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://management.fortune.cnn.com/2011/05/11/jp-morgan-hunt-afghan-gold/&ei=uR4LT4XSOOWL4gSBq8CNCA&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=1&ved=0CCQQ7gEwAA&prev=/search%3Fq%3Dpentagon%2Bjp%2Bmorgan%26hl%3Dit%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26prmd%3Dimvns
[3] http://www.defense.gov/specials/secdef_histories/bios/mcnamara.htm
[4] http://web.worldbank.org/WBSITE/EXTERNAL/EXTABOUTUS/EXTARCHIVES/0,,contentMDK:20502974~pagePK:36726~piPK:437378~theSitePK:29506,00.html
[5] http://www.youtube.com/watch?v=oie9szU_Rpg
[6] http://web.worldbank.org/WBSITE/EXTERNAL/NEWS/0,,contentMDK:22945434~pagePK:34370~piPK:34424~theSitePK:4607,00.html
[7] http://webcache.googleusercontent.com/search?hl=it&gbv=2&rlz=1R2RNRN_itIT418&gs_sm=s&gs_upl=13828l19015l0l22390l11l11l0l8l8l0l265l702l2-3l3l0&q=cache:l6Gn977dl-MJ:http://www.acus.org/program/global-business-and-economics+atlantic+council+world+bank&ct=clnk
Cresce l'interesse delle multinazionali finanziarie per i business "poveri", dalle pensioni agli ammortizzatori sociali. Tutto diventa occasione per privatizzazioni, imposizione di conti correnti e carte di credito (vedi la "flexsecurity"). Bisogna "liberalizzare", ma le assicurazioni diventano obbligatorie su tutto: oltre alle casalinghe, ora anche i professionisti devono essere assicurati e gli automobilisti, invece che un tagliando, dovranno avere un microchip.
L'assalto del lobbying bancario ai business poveri ha determinato che ora si trovi nel mirino anche la categoria dei tassisti. La "liberalizzazione" dei taxi è già avvenuta da anni negli Stati Uniti, dove i tassisti sono ormai quasi tutti degli immigrati. Lavoratori indiani, pakistani o slavi sono stati costretti nel proprio Paese ad indebitarsi con qualche agenzia finanziaria, per essere poi indotti ad emigrare in modo da riuscire a pagare almeno gli interessi sul proprio debito. L'emigrazione non è una scelta, ma una conseguenza dell'indebitamento personale; e se la "corporazione" dei tassisti non si toglie di mezzo, le agenzie finanziarie non avranno modo di farsi ripagare i debiti. Va da sé che le agenzie finanziarie fanno quasi tutte parte di sottogruppi di grandi banche internazionali.[1]
Si consideri quanto la questione dei migranti renderà agevole governare questa "liberalizzazione", che verrà ridotta a conflitto etnico-razziale, mettendo le vittime le une contro le altre. Contro la "corporazione" dei tassisti potrà quindi essere utilizzata anche l'accusa di razzismo e xenofobia.
Già adesso i tassisti si trovano nel mirino dei media, dato che non solo costituiscono un ostacolo alla "crescita", ma - come ci ha fatto sapere la trasmissione "Report" - sono persino una banda di evasori fiscali. Non manca molto, ed ai tassisti verranno attribuiti anche crimini contro l'umanità, violazioni dei diritti umani e lapidazione di donne adultere.
Questi toni da psicoguerra imperialistica nei confronti delle "corporazioni" non costituiscono una anomalia della propaganda, ma risultano del tutto consoni, dato che l'obiettivo della liberalizzazione dei commerci si trova nel "Business & Economics Program" del Consiglio Atlantico, l'organo dirigente della NATO.
Ma che c'entra la NATO con la "governance" dell'economia mondiale? A quanto pare c'entra. La NATO non si occupa solo di bombardamenti; anzi i bombardamenti servono a gestire il business; è la sinergia tra bombe e banche: bombardieri e bombanchieri.
Tra i membri dell'Advisor Group del "Business & Economics Program" che si occupa di "liberalizzazioni", c'è anche un certo professor Mario Monti, rettore dell'Università Bocconi di Milano. La notizia proviene dal sito Web del Consiglio Atlantico.[2]
Il bello è che c'è chi si preoccupa che Monti stia nella Trilateral e nel Bilderberg, quando addirittura fa parte del Consiglio Atlantico. Insomma, Monti non è un galoppino qualsiasi, ma appartiene alla serie A dei lobbisti; cosa che spiega perché Merkel e Sarkozy lo trattino con tanta deferenza. Nel Consiglio Atlantico Monti viene considerato una sorta di vate, a cui rivolgere angosciosi quesiti sulle sorti dell'economia mondiale. Ai quesiti Monti risponde sempre con le solite panzane, però con quel suo inconfondibile stile sobrio. L'intervista è del 2009 e si trova sul sito del Consiglio Atlantico.[3]
Ogni tanto i giornalisti si svegliano dal loro letargo mercatista, e scoprono improvvisamente che esiste il lobbying mascherato. Pare che le analisi di Standard & Poors siano assolute banalità o addirittura emerite cialtronate, del tipo: se le misure contro la crisi falliranno, allora l'economia europea andrà male. Pare persino che Standard & Poors sia sotto il controllo diretto della destra americana e dei repubblicani, e che la proprietà dell'agenzia di rating sia in mano ai fondi di investimento. Quindi i giudizi delle agenzie non sarebbero altro che un segnale per partire alla rapina di un determinato paese. Ma come avrà fatto la stampa europea a scoprire quest'inghippo? Si è svegliata di colpo persino la Consob, che ha chiesto all'agenzia di vigilanza europea, la Esma, un'indagine sui conflitti d'interessi delle agenzie di rating.[4]
Peccato che poi tutti tornino in letargo e continuino a trattare da "tecnici" altri lobbisti come Mario Monti ed i suoi ministri. Oggi la NATO è la più potente organizzazione del lobbying bancario, nella quale la parte del leone la fanno JP Morgan, Deutsche Bank e la solita Goldman Sachs. Un altro dispensatore di preziosi vaticini sull'economia mondiale, anzi il numero uno del settore, è infatti Robert Zoellick, direttore esecutivo della Banca Mondiale. Zoellick è diventato una sorta di nume tutelare del Consiglio Atlantico, servito e riverito, ascoltato religiosamente. Almeno così ci viene narrato sul sito del Consiglio Atlantico [5]
Il curriculum di Zoellick, pubblicato dalla Banca Mondiale, denota però la consueta mancanza di originalità: anche lui infatti proviene da Goldman Sachs, di cui era vicepresidente.[6]
Allora perché la Consob non si decide a chiedere all'Esma anche un'indagine sui conflitti di interessi della NATO e della Banca Mondiale?
[1] http://www.prestiti.it/finanziarie
[2] http://www.microsofttranslator.com/bv.aspx?ref=IE8Activity&from=&to=it&a=http%3a%2f%2fwww.acus.org%2fpeople%2fbeag
[3] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.acus.org/new_atlanticist/5-questions-mario-monti&ei=2xoTT-yZIfT34QSxt6TjAw&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=3&ved=0CDwQ7gEwAg&prev=/search%3Fq%3Datlantic%2Bcouncil%2Bmario%2Bmonti%26hl%3Dit%26rlz%3D1R2ACAW_it%26prmd%3Dimvnso
[4] http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-01-16/nessun-vincolo-regole-agenzie-222939.shtml?uuid=Aa0puweE
[5] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.acus.org/event/robert-zoellick-world-economy&ei=NR4TT_TTK5SQ4gT92OjOBg&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=1&ved=0CCYQ7gEwAA&prev=/search%3Fq%3Drobert%2Bzoellick%2Batlantic%2Bcouncil%26hl%3Dit%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26prmd%3Dimvnso
[6] http://www.microsofttranslator.com/BV.aspx?ref=IE8Activity&a=http%3A%2F%2Fweb.worldbank.org%2FWBSITE%2FEXTERNAL%2FEXTABOUTUS%2FORGANIZATION%2FEXTPRESIDENT2007%2F0%2C%2CcontentMDK%3A21394208~menuPK%3A64822289~pagePK%3A64821878~piPK%3A64821912~theSitePK%3A3916065%2C00.html
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