"
"Per la propaganda del Dominio, nulla può giustificare il terrorismo; in compenso la lotta al terrorismo può giustificare tutto."

Comidad
"
 
\\ Home Page : Archivio (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 23/10/2008 @ 10:40:00, in Commentario 2008, linkato 1532 volte)
A distanza di due settimane dallo sciopero generale dei lavoratori della Scuola indetto dai sindacati confederali, sui media è stata lanciata la “notizia” secondo cui a Napoli le graduatorie degli insegnanti precari sarebbero state manipolate per favorire alcuni insegnanti nell’assegnazione delle supplenze. Se dai titoli dei giornali e telegiornali - che hanno fatto pensare ad un giro di mazzette per ottenere supplenze -, si va ai dettagli della presunta notizia, ci si accorge immediatamente che si tratta di altro, e cioè del presunto ingresso di alcuni pirati informatici nei sistemi di quelli che una volta si chiamavano Provveditorati. In altre parole, è tutta una serie di supposizioni: riscontrati alcuni presunti errori nelle graduatorie, si è presunto che ciò potesse essere dovuto a incursioni esterne e si è anche supposto che potessero esservi complicità interne; dopo di che, si è presunto che dietro al tutto vi fosse un “tariffario” per consentire di accedere ai vantaggi nelle graduatorie.
In definitiva, si tratta esclusivamente di indagini in corso, considerando anche che ormai le segnalazioni di incursioni esterne nei sistemi informatici delle varie amministrazioni pubbliche rientrano nella routine.
Il punto è che occorreva una campagna mediatica utile a screditare la categoria degli insegnanti mentre si accinge ad entrare in sciopero contro il decreto Gelmini, perciò si sono montati alcuni elementi in sé non significativi, per ottenere il pretesto per poter suggestionare l’opinione pubblica. Non è un caso che la narrazione mediatica abbia collocato il “caso” a Napoli, poiché in tal modo qualsiasi volontà di verificare la notizia si sarebbe immediatamente arresa di fronte all’irresistibilità del richiamo razzistico.
Lo sciopero indetto per il 30 ottobre prossimo, costituisce quanto di più timido e ambiguo i sindacati confederali potessero esprimere, poiché si ferma agli aspetti più esteriori e propagandistici di un decreto che, in effetti, demanda i veri obiettivi di privatizzazione e saccheggio del denaro pubblico ad altri provvedimenti governativi (la privatizzazione delle Università con lo strumento delle fondazioni è passata, ad esempio, attraverso il decreto Tremonti). Nonostante le esitazioni e i compromessi, la campagna di discredito mediatico è scattata inesorabilmente, come del resto era prevedibile.
Se si va indietro negli anni, è possibile accertare che tutte le mobilitazioni sindacali degli insegnanti sono state precedute da analoghe campagne di stampa, a volte con dettagli truculenti, come insegnanti che tagliano la lingua ai bambini o li violentano. Questa regolarità si riscontra anche nel caso di mobilitazioni operaie, con la sola variante che le “notizie” riguardano legami tra sindacati e Brigate Rosse.
Le regolarità indicano che esistono dei centri decisionali in grado di lanciare e dirigere campagne di guerra psicologica. Durante il ventennio fascista, esisteva un Ministero della Cultura Popolare (detto Minculpop) che deteneva istituzionalmente lo specifico compito di utilizzare l’arma dei media. Oggi il Minculpop ufficialmente non esiste più, ma le sue funzioni sono state assorbite da organi dei servizi segreti, ed un Minculpop segreto può agire con molta più efficacia dell’altro, che screditava se stesso con la sua palese esistenza.
Tutte le agenzie di stampa, tutte le case editrici in grado di gestire un best-seller, tutti i giornali e telegiornali sono diretti da personale dei servizi segreti, tutti i maggiori opinionisti sono legati ai servizi segreti; perciò la funzione del giornalista e quella dell’agente segreto si identificano.
È consueto nell’ambito della sinistra invocare la “complessità” per tacciare di semplificazione e “teoria del complotto” coloro che riscontrano tali regolarità. Ma la “complessità” e le “teorie del complotto” in un caso del genere non c’entrano nulla, perché non in tutti i fenomeni mondiali è possibile riscontrare le stesse regolarità, che invece si possono verificare nel comportamento dei media. È invece nei media, nella gestione dell’opinione pubblica, che l’esistenza di un centro decisionale risulta facilmente individuabile, poiché ricorrono tempi e schemi fissi.
Non esiste evidenza dei fatti che possa assicurare l’unanimità su alcuna questione, e neppure nessun conformismo può di per sé arrivare a tanto. Gli esperimenti di psicologia sociale di Asch e di Milgram hanno indicato infatti che è l’unanimità, o almeno l’illusione di essa, a determinare il conformismo, e non viceversa.
A differenza del governo Prodi, il governo Berlusconi sta beneficiando di un unanimismo che di per sé è sospetto, poiché è contrassegnato da una partecipazione al coro anche di quella che si presenta come la stampa di opposizione. I sondaggi danno immancabilmente la popolarità del Presidente del Consiglio in ascesa, mentre imprecisati dati statistici celebrano un mitico “effetto Brunetta”, che avrebbe fatto miracolosamente calare le assenze per malattia nel Pubblico Impiego.
“La Repubblica” è un giornale anti-berlusconiano e, perciò, se celebra i trionfi del berlusconismo, allora questi trionfi devono essere autentici: un assioma del genere fu imposto negli anni ’80 negli Stati Uniti, quando la stampa “liberal” e “radical” divenne la maggiore celebratrice dei risultati della “deregulation” di Ronald Reagan.
Per creare consenso, occorre eliminare il dissenso: tutto il sistema si basa su questa ovvietà; ma si tratta di un’ovvietà che può esser realizzata solo da una direzione centrale della comunicazione di massa, cioè da un Minculpop occulto.
23 ottobre 2008
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Di comidad (del 30/10/2008 @ 00:20:16, in Commentario 2008, linkato 1342 volte)
In questi ultimi due o tre anni è stata costruita dai media l’immagine di un Giulio Tremonti come intellettuale tormentato e dolente, in guerra contro il pensiero unico ed i dogmi della cosiddetta globalizzazione. Quando i media si impegnano in una operazione d’immagine di questa portata, è segno certo che c’è qualche grosso affare losco in corso, ed occorre dissimularlo agli occhi dell’opinione pubblica, già distratta dal Luna Park ideologico del dibattito fine a se stesso.
Tremonti, da ministro dell’economia del precedente governo Berlusconi, incorse in una ondata di critiche indignate allorché tentò di varare una legge per favorire la vendita di beni demaniali, cioè delle proprietà dello Stato, ai privati. Dato che nessun privato possiede i mezzi finanziari per acquistare davvero questi beni, si trattava in realtà di una svendita, e il progetto di Tremonti fu all’epoca facilmente individuato e smascherato.
Quell’infortunio è stato già dimenticato e, grazie al nuovo alone mistico ed eroico di cui oggi è circondato, nessuno si è accorto che Tremonti è recidivo; anzi stavolta è riuscito a commettere quel crimine contro la società che gli fu impedito cinque anni fa.
Il decreto Tremonti è diventato legge il 6 agosto di quest’anno, perciò oggi costituisce la legge 133/2008, che all’articolo 16 istituisce le fondazioni universitarie che consentono ai privati di impadronirsi degli Atenei. Nel comma 2 dell’articolo 16 c’è però il colpo grosso: non solo alle fondazioni passa la proprietà dei beni immobili delle Università, ma addirittura l’Agenzia del Demanio trasferisce alle stesse fondazioni la proprietà dei beni immobili già in uso da parte delle stesse Università.
Quindi non soltanto oggi i privati possono mettere le mani sui vastissimi e preziosissimi patrimoni immobiliari delle Università italiane, ma addirittura lo Stato gli regala tutti i beni demaniali che in qualche modo vengono usati dalle stesse Università. La perfida vaghezza di questo passaggio della legge consente di fatto di regalare ai privati qualunque bene immobile con cui le Università abbiano in qualche modo a che vedere.
L’affare è mastodontico, mostruoso, comporta cifre inimmaginabili; e il tutto avviene mentre si discute dei significati simbolici e ideologici del maestro unico o del voto in condotta, oppure si commenta con indignazione che esistono università con tre o quattro studenti, come se c’entrasse qualcosa con le manovre per sbancare lo Stato a vantaggio di cosche affaristiche italiane e straniere.
Il complesso affaristico/mediatico ha quindi segnato uno storico risultato a suo favore, poiché la mega-operazione di latrocinio legalizzato è stata accuratamente nascosta all’opinione pubblica; e ciò avviene proprio nel periodo in cui chiunque può immediatamente consultare i testi delle leggi connettendosi a internet. Per nascondere il crimine non è stato necessario far sparire le prove, ma è bastato semplicemente distrarre l’attenzione, indurre a parlare d’altro; e, non a caso, negli attuali “pour parler” si è arruolato in prima linea anche un opinionista della tempra morale di Giampaolo Pansa.
A differenza della Gelmini - che è una donna di paglia, un fantoccio mediatico -, Tremonti è un uomo di fiducia delle cordate affaristiche guidate dalle Corporation statunitensi. Attualmente le Corporation dissimulano i loro affari dietro le tattiche di “understatement” tipiche della propaganda statunitense, perciò mentre sui media si discetta sulla possibile fine del capitalismo e dell’impero americano, gli affaristi possono mettere a segno i loro colpi più redditizi a scapito di colonie come l’Italia.
L’entrata delle multinazionali nelle fondazioni universitarie verrebbe celebrata da una campagna mediatica, che saluterebbe come una nuova era di progresso la collaborazione tra capitale privato e ricerca pubblica; e ciò mentre i patrimoni immobiliari dello Stato italiano verrebbero intascati dalle stesse multinazionali che, per questi regali, non dovrebbero pagare alcunché allo Stato, ma solo a Tremonti.
Più soldi Tremonti smuoverà a favore degli affaristi privati, più la sua beatificazione mediatica navigherà a gonfie vele. Non ci sarebbe perciò da sorprendersi se lo stesso Tremonti, venisse fatto oggetto di minacce terroristiche o camorristiche. In tal caso la sua santità diverrebbe intoccabile, e chi osasse dubitarne, sarebbe immediatamente scomunicato.
30 ottobre 2008
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587 588 589 590 591 592 593 594 595 596 597 598 599 600 601 602 603 604 605 606

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (46)
Commenti Flash (62)
Documenti (30)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenêtre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (33)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


21/11/2024 @ 18:03:55
script eseguito in 47 ms