Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
La venuta in Italia del presidente iraniano Ahmadinejad per il convegno della FAO del 2-5 giugno, è stata l’occasione per una campagna di odio mediatico che è risultata indicativa della quasi inesistenza di quello che viene definito di solito come “antiamericanismo”. Al di là di quelle che possono essere le critiche verso Bush o verso la politica statunitense in genere, è un fatto che il punto di vista degli stessi Stati Uniti continua a rappresentare per l’opinione pubblica, soprattutto di sinistra, il parametro assoluto del bene e del male.
Un regista noto come un critico radicale del sistema attuale, Ken Loach, ha di recente prodotto un film sullo sfruttamento degli immigrati, dal titolo “In questo mondo libero”, inserendo del tutto pretestuosamente nella storia la figura di un profugo iraniano fuggito a causa della persecuzione dell’odioso regime islamico. Un altro film di grande successo, “Syriana”, ci ha intrattenuto per un paio d’ore sulle efferatezze della politica estera affaristica degli Stati Uniti, ma solo per farci arrivare il vero messaggio, cioè la minaccia oggi costituita dall’Iran e dall’integralismo islamico.
Il senso di certe rappresentazioni è abbastanza evidente: gli Stati Uniti e il cosiddetto Occidente possono comportarsi male, ma i nemici degli Stati Uniti “sono” il male.
In realtà, nulla dimostra che il tasso di criminalità del regime iraniano sia superiore alla media degli altri regimi, comprendendo in questa media anche i Paesi cosiddetti di “democrazia occidentale”. Al cosiddetto “boia di Teheran”, Ahmadinejad, non si è potuto sinora attribuire nessun crimine dell’entità di quelli già noti che sono stati commessi dall’amministrazione Bush, cioè torture, detenzioni senza processo, sequestri di persona, esecuzioni sommarie, ecc.
Il fatto che l’Iran voglia dotarsi dell’energia nucleare, diventa inoltre la prova che stia perseguendo un programma di armamento atomico. Più semplicemente, il governo iraniano potrebbe aver adottato un programma nucleare per lo stesso motivo per cui lo sta adottando il governo italiano, e cioè su sollecitazione delle varie agenzie internazionali che hanno prospettato un affare gigantesco, una miriade di appalti, insomma un saccheggio a tutto campo del denaro pubblico. Il nucleare è un assurdo dal punto di vista economico per la sproporzione macroscopica tra costi e vantaggi, ma costituisce sicuramente una pacchia dal punto di vista affaristico, per questo motivo la Confindustria ha immediatamente sposato il progetto del nostro governo.
Il governo italiano è affascinato dall’ipotesi nucleare perché è un governo corrotto, e questa spiegazione è la più realistica anche per la scelta del governo iraniano, che probabilmente non avrebbe avuto nessuna noia se fosse stato un po’ più corrotto, e si fosse rivolto agli USA per acquistare da loro una tecnologia nucleare obsoleta, e a condizioni molto meno convenienti.
Un altro tema attualmente in voga nella stampa e in televisione, è la “minaccia” di Ahmadinejad di “cancellare” Israele dalla carta geografica. È un tema molto caro a Furio Colombo ed altri sionisti “dal volto umano”, ma, anche in questo caso, c’è ben poco di concreto. Ahmadinejad deve contrastare le accuse che gli provengono dai musulmani sunniti, che contestano a lui ed agli Iracheni sciiti la connivenza con l’invasore americano; Ahmadinejad è costretto quindi a rifarsi una verginità con le affermazioni reboanti, lanciando profezie facili, quanto astratte, sulla sorte di Israele.
Israele è una colonia statunitense come il Kosovo e, come il Kosovo, reggerà finché la presenza militare statunitense lo consentirà. Come il Kosovo, pare che Israele ospiti già una base militare USA, che dovrebbe essere stata completata nel 2005; almeno così indicano le foto lanciate su Internet dal giornalista sionista Barry Chamish.
Dal punto di vista geopolitico, Israele avrebbe una sola chance di sopravvivenza, e cioè crearsi immediatamente vicino uno Stato palestinese la cui esistenza dipenderebbe a sua volta da quella israeliana. Era l’ipotesi di Rabin, che non era un pacifista e si preparava già ad imporre ad Arafat una quota di popolazione ebraica nel nuovo Stato palestinese; ma non era certo l’ipotesi degli Stati Uniti, a cui Israele interessa solo come base per il traffico militare/affaristico/criminale, come appunto è il Kosovo; non a caso, il primo ministro israeliano Rabin è stato assassinato da un presunto “attentatore solitario”, che è il marchio di fabbrica dell’assassinio “Made in USA”.
Mentre Ahmadinejad ha lanciato su Israele solo profezie astratte, le vere minacce di bombardamento atomico provengono oggi dagli Stati Uniti, ed il bombardamento atomico sull’Iran è una ipotesi di cui si parla come se niente fosse. Insomma, quanto a criminalità, allo stato attuale dei fatti, Ahmadinejad non è in grado di reggere il confronto con i criminali dell’amministrazione statunitense.
Qui interviene però un atteggiamento religioso a spegnere il confronto critico sui dati concreti: mentre la criminalità di Ahmadinejad dimostra l’abiezione e la irredimibilità del regime che lui rappresenta, al contrario la criminalità di Bush non fa altro che alimentare la messianica attesa di un nuovo presidente USA che rimetta tutto a posto.
Il più importante teorico italiano del razzismo, Julius Evola, riteneva che la razza non sia altro che la religione originaria - la vera religione, che è sottintesa ad ogni altra religione - che consiste nel considerare i nostri padroni come se fossero anche i nostri dei. La divinizzazione dell’immagine degli Stati Uniti, non è altro che la divinizzazione dei nostri padroni coloniali, che usano il territorio ex-italiano come base per i loro traffici militari, affaristici e criminali; e infatti la visita di Bush in Italia è, come al solito, dettata dall’intento di estorcere al governo Berlusconi altre basi militari.
In fondo, per i nostri giornali e telegiornali, la vera colpa di Ahmadinejad è solo di essere della razza sbagliata.
12 giugno 2008
Il papa Ratzinger ha ricevuto il presidente USA Bush, non soltanto tributandogli il massimo degli onori, ma anche dando all’udienza un tono amichevole e confidenziale. In tal modo Ratzinger ha fornito un ulteriore esempio del suo relativismo morale, per il quale il presidente iraniano Ahmadinejad è stato tenuto fuori dalla porta, e non perché potesse vantare crimini superiori a quelli di Bush (e chi ci riuscirebbe?), ma soltanto perché viene indicato come un presunto nemico del cosiddetto Occidente.
È chiaro che se il papa decidesse di non avere più a che fare con i criminali, non potrebbe più parlare con nessuno, neppure con se stesso, perciò è altrettanto chiaro che certe pretestuose discriminazioni sono dettate da tutt’altre finalità. In diplomazia, infatti, si parla con tutti, anche con i nemici, anzi, soprattutto con i nemici.
La storia dei contatti diplomatici tra gli Stati Uniti e l’Iran è abbastanza lunga, dato che è cominciata negli anni ‘80 con lo scandalo Iran-Contras (in cui un ancor giovane Ahmadinejad risultava essere tra i contatti del colonnello North), e continua tutt’ora, con una serie di accordi sottobanco sia per l’Iraq che per l’Afghanistan, senza i quali gli Stati Uniti non potrebbero proseguire l’occupazione di quei Paesi. Basta non fermarsi ai titoli di prima pagina, perché questo dato risulti persino leggendo la stampa ufficiale.
Il fatto che il governo statunitense conceda a se stesso ciò che vieta agli altri - cioè avere contatti con il mostro -, dimostra che il razzismo verso Ahmadinejad è anche un modo in cui gli USA riconfermano tutte le gerarchie razziali all’interno del cosiddetto Occidente. Il governo statunitense preclude cioè ai Paesi europei di avere una propria politica estera, pretende inoltre una disciplina incondizionata e servile, che si manifesti nel ripetere meccanicamente tutta una serie di slogan.
Con il papato di Ratzinger, persino il Vaticano è stato privato di una sua politica estera, cosa che per un’entità come la Chiesa Cattolica costituisce un nonsenso, che non si era verificato neppure nei periodi più aspri della guerra fredda. Il papa attuale ha appiattito le posizioni della Chiesa sulle formule razzistiche dei neoconservatori americani, prestandosi anche a quella incredibile pagliacciata del battesimo in diretta tv del “neocon” Magdi Allam. È un atto che ha creato un grave imbarazzo a tutte le Chiese orientali fedeli a Roma, esponendole ad un pericoloso discredito. L’aspetto più ridicolo della vicenda è che Allam è stato fatto passare per un musulmano, mentre risulta essere un membro della numerosa comunità cristiano-copta in Egitto. Alla Chiesa Copta, il Vaticano ha sempre riconosciuto una continuità episcopale con il cristianesimo delle origini, cosa che comporta il ritenere validi i suoi sacramenti; perciò l’aver nuovamente battezzato Allam costituisce da parte del papa una violazione delle proprie stesse regole, quindi un atto blasfemo, una sorta di sbattezzo.
Questa pavida acquiescenza del papa ai diktat della psychological war statunitense, è spiegabile con una battuta di “Questi fantasmi!”, di Eduardo De Filippo: “Il coraggio lo dà il denaro”. Da quando infatti la Chiesa Cattolica ha perso la sua autonomia finanziaria e la sua potenza finanziaria, ha anche rinunciato ad avere una sua propria posizione politica.
La posizione di dipendenza finanziaria ha fatto diventare il Vaticano un bersaglio fisso della guerra psicologica. Dopo lo scandalo dei preti pedofili, la propaganda ufficiale ha allestito una ulteriore scoperta dell’acqua calda, cioè il parassitismo del Vaticano nei confronti delle casse dello Stato italiano, ed il quotidiano “La Repubblica” ha messo su un’operazione editoriale per imporre un altro best-seller, stavolta sulla casta clericale. Il parassitismo della Chiesa Cattolica nei confronti delle finanze pubbliche costituisce un dato millenario, ma che non era stato contestato prima così in grande stile perché il Vaticano aveva comunque un potere finanziario proprio, con il quale imporre rispetto alla casta giornalistica.
Salutato all’inizio come un “tradizionalista” ed un restauratore, Ratzinger ha adattato il cattolicesimo alle esigenze del calabrachesimo che gli Usa impongono ai propri sudditi, i quali vengono costretti a sempre ulteriori cali di brache, che non servono però ad evitargli nessuno degli attacchi della guerra psicologica. La Chiesa Cattolica è infatti costretta a subire anche un drastico svuotamento di carattere ideologico, che si concretizza nella tesi secondo cui Gesù non avrebbe mai preteso di fondare una nuova religione, ma sarebbe stato soltanto un ebreo devoto. In realtà, in base alle risultanze documentali, non si può stabilire con attendibilità neppure se Gesù sia effettivamente esistito, perciò queste operazioni pseudo-storiche si dimostrano soltanto un tentativo di trasformare il cristianesimo in una sorta di dependance del sionismo. Ma la questione essenziale è un’altra, e cioè che, andando a fondo nella ricerca storica, nessuna religione può rivendicare origini certe. Non solo il Corano è stato trascritto dopo la morte di Maometto, perciò non può essergli attribuito con sicurezza, ma anche l’ebraismo potrebbe costituire una elaborazione religiosa molto meno antica di quanto non pretenda di essere, forse appena di qualche secolo prima della presunta nascita di Cristo.
In questo campo è sempre valsa una sorta di convenzione, per la quale la storiografia accademica si è regolata secondo il criterio del “tu non metti in mostra le mie magagne, ed io non metto in mostra le tue”. È lo stesso criterio che aveva garantito alla Chiesa Cattolica secoli di silenzio sulla questione della pedofilia, dato che questa pratica non è mai stata esclusiva degli ambienti cattolici. Scandali sulla questione della pedofilia, hanno infatti recentemente coinvolto anche ambienti vicini all’Amministrazione statunitense, ma non hanno avuto grande risonanza sui media.
Sino a qualche decennio fa, la Chiesa Cattolica avrebbe fatto valere tutto il suo potenziale editoriale e propagandistico contro un’offensiva di guerra psicologica di questo genere, mentre oggi invece si rassegna a fare da bersaglio fisso; perciò il papa e il clero stanno entrando a far parte del novero dei criminali che vengono discriminati da altri criminali, che gli sono superiori nella gerarchia razziale del cosiddetto Occidente.
19 giugno 2008
|
|
|