Come qualcuno aveva paventato, gli eccessi comunicativi di Renzi in campo europeo hanno contribuito ad inasprire il clima ed a renderlo più favorevole a strette della finanza pubblica sempre più drastiche. Le dichiarazioni ed i tweet a base dell'ossimoro: "non accettiamo lezioni, ma faremo ugualmente i bravi, anzi, i più bravi", non sono serviti a placare l'arroganza della burocrazia europea, come ha dimostrato la sortita del commissario finlandese; in compenso hanno contribuito, eccome, a rendere ancora più ineludibile per l'Italia l'osservanza del famoso vincolo del 3%, invece tranquillamente ignorato dalla Francia. Il classico mettersi nel sacco da soli.
Il continuo richiamo di Renzi alle promesse mancate di investimenti da parte del presidente della Commissione UE, Juncker, ha assunto poi un carattere patetico, dato che le promesse sono appunto promesse. Sarebbe inoltre tutto da dimostrare che gli "investimenti" creino davvero nuova occupazione, e non contribuiscano invece a mettere in forse quella che c'è, attraverso le solite "grandi opere" utili solo a distruggere storici tessuti sociali e produttivi.
Anche la comunicazione ufficiale pro-renziana ha assunto ormai uno strano doppio taglio. Ad articoli di apparente incitamento e sostegno, corrispondono piogge di commenti dei "lettori", che vanno in tutt'altro senso, cioè ad auspicare l'arrivo in Italia del castigamatti Troika. Questi
finti commenti, chiaramente preconfezionati, servono a creare l'illusione di un moto spontaneo di opinione pubblica che si lamenta di un presunto "eccesso di democrazia" (l'eccesso di una cosa che non esiste), che si risolverebbe in eccesso di spesa.
C'è poi un Eugenio Scalfari sempre più vaniloquente, che non si limita ad invocare il commissariamento dell'Italia da parte della Troika UE-BCE-FMI, ma si lancia in
elogi della "oligarchia", ritenuta la giusta e necessaria forma di governo. Per ora, secondo Scalfari, si tratterebbe ancora di una oligarchia "elettiva", forse come quella della Troika, che non è stata eletta da nessuno. Scalfari dimostra l'approssimazione dei suoi studi liceali, attribuendo l'auspicio del governo oligarchico a Platone (che semmai parlava di aristocrazia); ma è chiaro che si tratta di fumo pseudo-culturale che va nel senso di portare a compimento la delegittimazione dell'impianto costituzionale. Sarà un caso che Scalfari sia anche uno sperticato supporter di Giorgio Napolitano, il "custode della Costituzione"? Ma chi custodisce il custode? La NATO.
L'eurorenzismo si rivela così un'operazione politica di avvilimento complessivo ed irreversibile: il velleitarismo renziano viene spacciato come ultimo, disperato, rantolo dell'indipendenza italiana. Entro un anno la questione dell'euro potrebbe essere superata dai fatti per il crollo di tutta l'impalcatura fittizia che sostiene la moneta unica. Ma ciò non comporterebbe alcun allentamento della sottomissione coloniale in atto, poiché la sudditanza alla Troika verrebbe giustificata con le inguaribili tare storiche del popolo italiano. La mitica "cessione di sovranità" viene così sganciata persino da questo o da quell'obiettivo da raggiungere, ed il pretesto dell'emergenza finanziaria viene sostituito dall'emergenza razziale dovuta alla strutturale inferiorità del popolo italiano.
Il risultato pratico di questa campagna propagandistica, è di porre la questione della sopravvivenza della moneta unica su uno sfondo sempre più sfocato; ed in effetti il problema a questo punto non è la sopravvivenza dell'euro, e neppure della Unione Europea, ma di stabilire che nessun ostacolo procedurale o legale può essere opposto alle lobby degli affari insediate nelle organizzazioni internazionali, a cominciare dal Fondo Monetario Internazionale.
Infatti, mentre i "troikisti" si lamentano di inesistenti assunzioni di nuovi insegnanti, il Ministero dell'Istruzione finanzia una
speculazione immobiliare dell'Università di Bologna, che svende palazzi storici per costruire un "campus" all'americana di cui nessuno sentiva il bisogno. Il tutto per edificare dei "College" che servano da preliminare all'Università vera e propria; dei "College" che elargirebbero a pagamento - ed a credito - la stessa qualità di istruzione che in passato forniva un liceo pubblico appena funzionante.
Per ora
il TAR ha bloccato la "sperimentazione" del Liceo ridotto a quattro anni, avviata dalla ex ministra Carrozza. Ma questa "sperimentazione", avviata in gran segreto, è comunque indizio di una volontà precisa, che si succede di governo in governo, in quanto espressa dal FMI. La "cessione di sovranità" dovrebbe per l'appunto evitare altri inconvenienti del genere sulla strada delle cosiddette "riforme".