LA FALSA IDENTITÀ OCCIDENTALE
Da agente provocatore qual è, Ratzinger ha dato in questi giorni il suo contributo alla messinscena del presunto scontro tra cristiani e musulmani. È la risposta propagandistica del sistema coloniale alla opposizione che si sta delineando contro la missione militare in Libano.
Tutta la rappresentazione mediatica tende a mettere in contraddizione gli occidentali progressisti e terzomondisti, ponendo loro il quesito capzioso e paternalistico se l'antiamericanismo e l'antisionismo siano ragioni sufficienti per appoggiare i movimenti di resistenza islamica. La manifestazione contro la missione militare in Libano che si prepara per il 30 settembre, per quanto apprezzabile negli scopi e nelle intenzioni, si presenta ancora una volta vulnerabile a questa ulteriore offensiva ideologica del dominio, proprio perché non riesce ad uscire dalla trappola della falsa identità occidentale.
La questione è che il colonialismo non consiste in uno scontro di civiltà e neppure in uno scontro tra popoli, e neanche può essere ricondotto a generiche cause economiche. Il colonialismo è uno specifico modello di aggressione politico/affaristico/criminale che funziona anche all'interno dei paesi colonizzatori, modello per il quale il governo statunitense ha avuto lo stesso approccio sia a Baghdad che a New Orleans. Anche il business dell'emigrazione si fonda sulla contestuale distruzione del tessuto economico e sociale sia dei Paesi di provenienza degli emigrati, sia dei Paesi dove essi vengono deportati.
La falsa coscienza indotta dal colonialismo è invece quella di spezzettarti la realtà in tanti "problemi": il problema palestinese, il problema della emigrazione, il problema del precariato, il problema dei soccorsi, ecc.; ma, se si va a vedere, la costante dei problemi è unica, e riguarda un approccio economico che si preoccupa preliminarmente di far terra bruciata del contesto economico/sociale/ambientale precedente.
Il bombardamento a tappeto del Libano, inspiegabile sul piano strettamente militare, è la indispensabile premessa di una futura dipendenza economica del Libano, la condizione per eliminare i rapporti sociali e produttivi esistenti, per poi soppiantarli. In questo senso, le "missioni di pace" sono anche l'aggancio per un affarismo connesso alla ricostruzione.
Ma anche la Tratta ad Alta Velocità distrugge un ambiente in modo irreversibile, rendendo un'intera valle economicamente dipendente da una tecnologia di cui la popolazione non potrà mai avere la gestione e il controllo. Perciò la TAV si rivela un pretesto per dominare e colonizzare un territorio, una colonizzazione che persisterà persino quando la TAV sarà riconosciuta come antieconomica e quindi abbandonata.
Ciò che il paternalismo occidentalista impedisce di vedere, è che il terzo mondo siamo anche noi.
Comidad, 21 settembre 2006
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