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SIONISMO, FASE SUPREMA DELL'ANTISEMITISMO
Di comidad (del 22/06/2006 @ 22:15:07, in Commentario 2006, linkato 2210 volte)
Durante il suo discorso ad Auschwitz, Ratzinger ha parlato del "silenzio di Dio" durante il genocidio. In questi giorni la stampa legata al sionismo gli ha rinfacciato che il vero silenzio fu nella circostanza quello della Chiesa Cattolica. In effetti, almeno ogni due anni, appare sugli scaffali delle librerie un nuovo testo che documenta le reticenze e le complicità di Pio XII nei confronti della "soluzione finale" voluta dai nazisti.
Eppure il silenzio di Pio XII non fu l'unico significativo. Gli Alleati anglo-americani, nel corso della seconda guerra mondiale, sapevano ma finsero di non sapere, né fecero nulla per ostacolare il genocidio: non bombardarono le ferrovie che conducevano i deportati, non aprirono un nuovo fronte nei Balcani che avrebbe accelerato la fine della guerra ed anche la liberazione dei campi di concentramento; così Auschwitz, alla fine, fu liberata dal cattivissimo dittatore Stalin e non dalle "Grandi Democrazie Occidentali". Nel frattempo la multinazionale statunitense IBM collaborava con i nazisti alla individuazione anagrafica ed alla schedatura di Ebrei e Rom, scovandoli anche fra coloro che avevano solo alcuni antenati della razza sbagliata.
In più c'è da sottolineare che il genocidio fu di fatto annunciato prima ancora di essere perpetrato, poiché se si additano pubblicamente alcune razze come un'infezione, la soluzione non può essere che una sterilizzazione di massa o un eliminazione di massa (e dato che il programma di sterilizzazione fu avviato solo per i malati di mente...).
Insomma tutti sapevano, e per tempo.
In questo contesto, il silenzio più sconcertante fu proprio quello del sionismo. Perché i dirigenti sionisti - che avevano già una loro base internazionalmente legittimata in Palestina dal 1920 - tacquero?
Possibile che preferissero anteporre gli interessi della nascita di un vero e proprio Stato ebraico, all'interesse della salvezza fisica dello stesso popolo ebraico?
Questa ipotesi è stata fatta anche da sionisti, ma non ha senso, perché non si vede in cosa la denuncia del genocidio in atto avrebbe potuto danneggiare il sionismo stesso. Il fatto è che questo episodio, insieme ad altri, pone un dubbio radicale sull'autenticità del fenomeno sionista e sulla sua reale autonomia politica. È difficile credere che se i dirigenti sionisti avessero potuto agire di propria iniziativa, non avrebbero fatto nulla contro il genocidio. Se non l'hanno fatto, è segno che non agivano di propria iniziativa, cioè che erano, già allora, alle dipendenze di qualcun altro e, infatti, nel corso della seconda guerra mondiale i sionisti combatterono con una loro brigata nelle file britanniche.
Il sionismo è nato quindi come strumento del colonialismo britannico, che poteva così anche presentarsi come mediatore dei conflitti fra Arabi ed Ebrei. A far saltare questo gioco fu ancora una volta Stalin, il quale nel dopoguerra favorì l'emigrazione degli Ebrei dall'Europa Orientale, soprattutto dalla Polonia, modificando bruscamente gli equilibri demografici ed i rapporti di forza. In tal modo Stalin coglieva due risultati in un colpo solo: compiaceva l'antisemitismo dei Paesi dell'Europa Orientale e metteva in difficoltà la Gran Bretagna. Tolta la parentesi Breznev, la politica estera russa si è spesso basata sulla tattica di dare all'avversario tanta corda da impiccarsi. Ancora di recente, uno dei provvedimenti di Gorbaciov fu quello di assecondare la puramente propagandistica richiesta statunitense di consentire l'emigrazione degli Ebrei russi in Israele.
Tra il 1947 ed il 1948, l'alleato ufficiale del sionismo sembrava essere proprio l'Unione Sovietica - che fu anche la prima a riconoscere lo Stato di Israele -, tanto che ciò determinò negli Stati Uniti una vera e propria psicosi antisemita che culminò in episodi clamorosi come la cacciata di Charlie Chaplin e il processo ai coniugi Rosemberg, tutti considerati spie sovietiche. In generale l'immagine che prevaleva allora negli Stati Uniti a proposito dell'Ebreo, se non era quella del comunista, era quella del criminale organizzato o del degenerato sessuale, come si vide nell'assurda vicenda giudiziaria e nell'esecuzione capitale di Caryl Chessman.
Nel conflitto del 1956 per il Canale di Suez nazionalizzato da Nasser, Israele era ancora fedele alleato della Gran Bretagna contro l'Egitto, eppure gli Stati Uniti non si fidavano dello Stato ebraico e lo trattarono come un nemico. È curioso il modo in cui viene riportato questo ultimo episodio nel sito sionista "Informazione corretta"(sic!): gli israeliani avrebbero acconsentito a ritirarsi dai territori egiziani che avevano occupato fidandosi delle garanzie americane. Oggi tutta la propaganda sionista deve cercare di aggiustare la Storia in funzione dell'identificazione tra Stati Uniti e Israele che si è verificata solo dal 1967 in poi, dopo la Guerra dei Sei Giorni. È da quella data che il sionismo, da strumento che era, diviene un semplice fantoccio.
Nell'ottobre del 2003, nella Striscia di Gaza, una bomba telecomandata faceva saltare un'automobile con tre agenti della CIA a bordo: un vero attentato di controinformazione che rivelava sino a che punto fosse giunta la penetrazione statunitense in quell'area, ufficialmente ancora sotto il controllo israeliano.
È un fatto che dopo la "alleanza" con gli Stati Uniti, Israele non solo non sia stato più in grado di vincere una guerra, ma addirittura sia diventato oggetto di una diffidenza crescente. Eppure le stragi perpetrate dai sionisti nei confronti dei Palestinesi del 1947/48 furono molto più gravi di quelle di adesso e molti degli stessi storici ufficiali israeliani hanno ammesso che è un falso grossolano la tesi propagandistica secondo cui le popolazioni arabe avrebbero lasciato volontariamente la Palestina in segno di rifiuto della suddivisione territoriale operata dall'ONU nel 1947.
Alla crescente dipendenza economica e militare di Israele nei confronti degli Stati Uniti, corrisponde oggi una altrettanto crescente arroganza propagandistica del sionismo, che di recente è giunto a plaudire alla trasformazione del "negazionismo dell'Olocausto" in reato d'opinione ed all'ipotesi di un attacco nucleare "preventivo" all'Iran. Tutto ciò crea un 'opinione pubblica, in parte ancora latente, pronta a far esplodere la sua insofferenza antiebraica.
Il punto è che il sionismo - ammesso che sia mai esistito come tale - è divenuto pseudosionismo, un'entità incerta che ormai suscita dissenso in numerose personalità del mondo ebraico, per le quali lo stesso pseudosionismo ha elaborato lo slogan liquidatorio di "ebrei che odiano se stessi".
Comidad, 22 giugno 2006