Tra i rituali della Commissione Europea c’è la sceneggiata della “persecuzione” di qualche multinazionale del digitale. Stavolta è toccato ad Amazon, a cui è stata inflitta una multa di oltre un miliardo. Molti commentatori hanno già notato che la cifra è irrilevante a fronte dei profitti di Amazon, ma c'è anche da osservare che una multa può essere impugnata ed il suo pagamento effettivo diventa del tutto aleatorio. Se la Commissione avesse voluto fare un po’ più sul serio, avrebbe emanato una direttiva per indurre gli Stati a tassare Amazon e le altre multinazionali del digitale per i sovrapprofitti realizzati grazie alla rendita di posizione acquisita con i lockdown; ed una tassa non poteva essere impugnata.
Ciò non vuol dire che l’azione della Commissione Europea sia del tutto ininfluente, dato che ha consentito ad Amazon ed ai cori dei suoi cantori di esibirsi nel consueto
repertorio vittimistico, versando calde lacrime sul “libero mercato” intralciato con lacci e lacciuoli dal potere politico intossicato da velleità socialiste. La barzelletta in circolazione è che Amazon abbia costruito il suo impero sulla “soddisfazione del consumatore”, come se non si sapesse già come verrà trattato il consumatore quando Amazon avrà fatto fuori gli ultimi concorrenti e consolidato la sua posizione di monopolio.
In realtà nel capitalismo reale il maggiore cliente, il maggiore “consumatore”, è sempre lo Stato. Sul suo sito Amazon si vanta infatti di essere
il principale fornitore di servizi informatici della CIA e della NSA. Meno male che questa notizia sta proprio sul sito di Amazon, altrimenti pure si direbbe che si tratta di fantasie complottiste. Grazie a questi super-contratti con agenzie governative federali, Amazon dispone della certezza di liquidità necessaria per fare dumping ai danni dei concorrenti nella distribuzione delle merci. C’è anche un altro paradosso: le tecnologie di cui Amazon dispone sono state tutte elaborate da agenzie federali statunitensi con ricerca finanziata con pubblico denaro, ma poi le stesse tecnologie vengono rivendute a chi le ha inventate. La questione non riguarda quindi la persona di Jeff Bezos, come non riguardava Steve Jobs o Bill Gates o Mark Zuckerberg, bensì un sistema di commistione affaristica tra pubblico e privato.
Anche le innumerevoli
agenzie di “intelligence” del Regno Unito acquistano oggi i servizi informatici (i “cloud”) di Amazon, che può così vantare un rapporto privilegiato con i principali servizi segreti del Sacro Occidente. L’ipotesi che circola, secondo cui la stessa Amazon sarebbe essa stessa una agenzia di “intelligence”, cioè di spionaggio, ha una sua fondatezza; ma il dato certo è che risulta invece infondata la narrazione di una fortuna di Amazon costruita sul rapporto con i milioni di piccoli consumatori. Questo risvolto di successo commerciale di Amazon semmai è un effetto, il riflesso di una posizione dominante, non la sua causa. A questo punto è chiarissimo il motivo per cui la Commissione Europea con Amazon si limita a scherzare e mettere su un po’ di scena, perché a fare sul serio si rischierebbe di vedersela con sigle come CIA, NSA e MI6.
Il segretario del PD, Enrico Letta, ha detto che in Italia il liberismo non c’è mai stato. Se è per questo, il “liberismo” non c’è stato mai da nessuna parte; il liberismo non esiste proprio, è solo narrativa, suggestione, propaganda. Il fascino sfuggente del liberismo sta proprio in questo senso di altrove indeterminato, di incompreso e di incompiuto. Il liberismo è la rosa che non colsi, si annida in quell’ultima privatizzazione che ti sei dimenticato, in quella riformetta strutturale che hai mancato per un soffio. Sembrerebbe quasi una bella poesia di Guido Gozzano; sennonché c’è quel maligno gusto della recriminazione e del rimprovero a guastare l’effetto ed a scoprire il fraudolento gioco retorico.
Come dottrina economica il liberismo è intrinsecamente mistificatorio, perché per garantire la libertà di movimento delle multinazionali, è stato necessario creare invece impedimenti artificiosi all’attività economica delle piccole e medie imprese che agiscono in ambito locale, ed è appunto il caso dei lockdown. Non solo non esiste il mitico “mercato”, ma non esiste neppure il soggetto cattivone che, secondo la fiaba vittimista del liberismo, lo contrasterebbe, cioè lo Stato, un’astrazione giuridica che copre lobby affaristiche che si muovono disinvoltamente tra pubblico e privato. Del resto Enrico Letta dovrebbe saperlo bene, visto che, pur nel suo piccolo, queste cose le pratica anche lui, infatti ha fatto parte del consiglio di amministrazione della multinazionale spagnola Abertis.
Sulla porta girevole tra pubblico e privato si è costituita una casta di privilegiati, una sorta di super-razza di “competenti” alla Mario Draghi. Nel Paese che i media si ostinano a narrarci come il più liberista di tutti, gli USA, è diventato leggenda
il caso di porta girevole del generale Keith Alexander, prima al Pentagono, poi a dirigere la NSA, poi a gestire una propria azienda di sicurezza informatica, per poi approdare al consiglio di amministrazione di Amazon.