I nessi tra fisco e libertà civili sono familiari alla storiografia, dato che le maggiori rivoluzioni, da quella inglese, a quella americana a quella francese, sono state originate da questioni fiscali. Oggi ci è anche più chiaro che, se certe libertà ci venivano concesse, non era per la nostra bella faccia, ma perché ogni limitazione alla libertà di movimento causava un calo della produzione e dei consumi, e quindi del gettito fiscale per lo Stato. L’arrivo del Quantitative Easing (la produzione illimitata di moneta da parte delle banche centrali a fini di acquisto di titoli pubblici e privati) ha comportato una minore dipendenza dello Stato dalle entrate fiscali, e perciò ha reso possibile la stretta su libertà che sembravano ovvie e acquisite. Prima del Quantitative Easing sarebbero state impensabili limitazioni alla libertà di circolazione come il lockdown ed il Green Pass. C’è quindi qualcosa di peggio persino del fisco, ed è appunto il QE, tramite il quale le oligarchie che occupano quell’astrazione giuridica detta “Stato” possono spiazzare tutte le resistenze sociali.
Certi argomenti non sono più esclusiva dei “complottisti”, e persino nell’ambito della stampa di informazione finanziaria si ipotizza che il lockdown in Austria sia stato adottato non per motivi sanitari, bensì per
“raffreddare” i consumi e quindi l’inflazione. Gli attuali pericoli di iper-inflazione sono stati causati proprio dai precedenti lockdown, in quanto dopo la stasi della produzione e dei consumi c’è stata una corsa all’acquisto delle materie prime con il conseguente balzo dei prezzi. Va comunque precisato che dal punto di vista della lobby dei creditori “iper-inflazione” è anche un’inflazione solo al 10%, che comunque eroderebbe il valore dei crediti.
Il lockdown ha però anche un’altra valenza oltre il raffreddamento dell’inflazione, in quanto è anche un modo per perpetuare il clima di emergenza ponendo le condizioni per la prosecuzione dei QE nella versione più fluviale. L’emergenza cronica garantisce il QE eterno e infinito. C’è quindi un sistema che da un lato si droga di liquidità monetaria, dall’altro lato deve ricorrere ai lockdown e misure similari per evitare gli effetti inflazionistici dovuti a tutta quella liquidità. Il sistema finanziario sembra quindi caduto in una sorta di sindrome maniaco/depressiva, con fasi di euforia da sovrabbondanza monetaria, alle quali devono poi accompagnarsi provvedimenti di raffreddamento della produzione e dei consumi per evitare possibili conseguenze inflazionistiche.
Anche su giornali del mainstream come “The Guardian” la riflessione sugli effetti del QE spinge alcuni analisti ad ipotizzare che la società sia diventata una sorta di cavia per
esperimenti finanziari. Il QE sembrerebbe ispirarsi alla Modern Monetary Theory, un’evoluzione della dottrina keynesiana, secondo la quale lo Stato può produrre tutta la moneta che gli serve, perciò il fisco avrebbe solo una funzione di indirizzo economico. Sennonché la MMT presuppone una società idilliaca, in cui l’obbiettivo sia la piena occupazione e in cui gli interessi di nessuna lobby possano prevalere sugli altri. Ma accade il contrario: in una società con illimitata mobilità internazionale dei capitali tendono a prevalere gli interessi della lobby più forte, che è quella dei creditori, per cui l’afflusso illimitato di liquidità monetaria diventa un’arma in più nelle mani delle multinazionali del credito.
Per la lobby dei creditori la piena occupazione è un pericolo da scongiurare, poiché qualsiasi aumento del potere contrattuale dei lavoratori, e quindi dei salari, comporterebbe rischi di inflazione. Lo stesso vale per la funzione di indirizzo della leva fiscale, che non viene usata dai governi a fini redistributivi, bensì per accelerare la concentrazione forzosa dei capitali. I governi tendono infatti a colpire la piccola proprietà immobiliare, in modo che la caduta del valore degli immobili ne favorisca l’acquisizione a prezzi stracciati da parte di multinazionali.
Lo scorso anno il provvedimento del lockdown non fu sponsorizzato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, bensì dal Fondo Monetario Internazionale, e ciò già dice tutto. Le
spiegazioni addotte dal FMI per consigliare i lockdown apparivano del tutto inconsistenti e non davano conto minimamente degli ovvi effetti deflazionistici del lockdown e degli effetti inflazionistici di una successiva ripresa della produzione e dei consumi.
La letteratura scientifica in campo finanziario ha potuto inquadrare il comportamento di istituzioni come il FMI, le quali appaiono segnate da gravi conflitti di interessi.
Il fenomeno della porta girevole tra mondo accademico, istituzioni finanziarie statali e sovranazionali, e multinazionali del credito, ha assunto proporzioni tali da aver consentito l’affermazione di un lobbying finanziario pervasivo e onnipresente.
Il caso del Fondo di Investimento Blackrock, che, secondo il modello già sperimentato da Goldman Sachs, ha praticamente “occupato” l’Amministrazione Biden, ha riscosso l’attenzione e l’allarme di vari analisti del settore finanziario. Blackrock detiene anche i maggiori pacchetti azionari di multinazionali come Google, Amazon e Pfizer, perciò si verifica una concentrazione di capitali e di potere politico in poche mani. Le menti ristrette e retrograde considerano la porta girevole come una forma legalizzata di corruzione, mentre invece è la prova dell’esistenza di una super-razza, quella dei “competenti”, che ha la sacra missione di salvare l’umanità dall’estinzione; allo stesso modo di quelle caste sacerdotali dell’antichità, che con i loro rituali sacrificali impedivano al sole di spegnersi.