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IL DOVERE MORALE DEI RICCHI DI DERUBARE I POVERI
Di comidad (del 02/09/2021 @ 00:06:47, in Commentario 2021, linkato 6447 volte)
In questi giorni in cui il mondo è nella morsa del terrorismo dell’ISIS K e delle Brigate No-Vax, i media hanno trovato il tempo per intrattenerci sullo spettacolo del presidente USA Joe Biden che si appisolava in pubblico. Il vero scandalo in realtà sarebbe stato che Biden fosse rimasto sveglio di fronte ad un primo ministro israeliano che lo intratteneva narrando delle terze dosi di vaccino che sta somministrando, e persino con citazioni bibliche. Lamentarsi della mediocrità dei leader è un modo indiretto per mitizzare il potere che, per essere gestito, non ha bisogno affatto di tipi svegli, semmai ricattabili. Al suo arrivo alla Casa Bianca Biden ha messo fine allo sconcio dei governi infarciti di uomini di Goldman Sachs, chiamando ad assisterlo ed illuminarlo personale del più grande fondo di investimento del mondo, Blackrock.
Per Biden capire dove stessero la Via, la Verità e la Vita non è stato difficile, dato che Blackrock ha più soldi di Goldman Sachs. Noi fantastichiamo di "Nuovo Ordine Mondiale” e di “Grande Reset”, ma alla fine le cose sono più semplici. Avete fatto caso che la Verità, il Bene, la Scienza, la Morale, la Religione, la Giustizia, il Diritto Costituzionale stanno sempre dalla parte dei soldi? Più il denaro si concentra in poche mani, più la luce della Verità risplende. Il denaro dà senso, conferisce a chiunque status ed onorificenze. Pensavi di essere un fesso qualsiasi? Invece tu sei un Virologo; tu sei una Vittima del terrorismo ad honorem; ci sono medagliette per tutti, basta stare dalla parte giusta.
Biden ha dimostrato di aver imparato la lezione dai suoi consulenti, così ha congelato i beni dell’Afghanistan depositati presso le banche americane, circa dieci miliardi di dollari. La ricchezza è fatta di tanti piccoli furti nei confronti dei poveri; furti persino doverosi, perché un governo oscurantista come quello talebano farebbe sicuramente un pessimo uso di quei fondi. Ammesso che quei fondi non siano già spariti definitivamente, come i miliardi libici che Gheddafi aveva saggiamente affidato a Goldman Sachs.
Dopo il Fondo Monetario Internazionale, anche la Banca Mondiale ha sospeso le linee di credito che, secondo il regolamento della Banca, sarebbero spettate all’Afghanistan. La motivazione è la stessa offerta dal FMI: l’Afghanistan attuale non dà garanzie di stabilità. Senza soldi i Talebani non potranno comprarsi i consensi delle varie etnie con stipendi e infrastrutture; in compenso potranno stroncarne la ribellione con le armi americane ereditate dal dissolto esercito afgano. La prosecuzione della guerra civile è assicurata, perciò i finanziamenti del FMI e della BM spettanti a Kabul potranno essere dirottati verso un più opportuno assistenzialismo per ricchi.

I ricchi rubano ai poveri esclusivamente per fare il bene dei poveri ma, mentre gli Americani a volte si dimostrano un po’ rozzi e sbrigativi nel farlo, gli Inglesi possono vantare un’altra classe. La Bank of England rifiuta di restituire al Venezuela le riserve auree che Caracas vi aveva depositato; nel frattempo la magistratura inglese fa la sua parte di indecisa: questo oro a chi lo do? A Maduro o a Guaidò? Il governo inglese ha riconosciuto il golpista Guaidò come legittimo presidente del Venezuela, ma neanche lui finora ha visto un lingotto. Con questa annosa manfrina giudiziaria, la Bank of England continua a tenersi l’oro venezuelano, ed a qualcuno comincia a venire il dubbio che i lingotti siano già partiti per altri lidi.
Anche la Banca d’Italia tiene riserve auree presso la Bank of England, ma oltre mille tonnellate di oro italiano sono depositate presso la Federal Reserve americana. Un bell’ostaggio per garantirsi la fedeltà dell’alleato. Anche in questo caso è lecito qualche dubbio sulla effettiva sorte di quell’oro; che rimarrà comunque misteriosa, tanto nessun governo italiano oserebbe mai chiederne la restituzione.

Un benpensante (o, come si dice oggi, un politicamente corretto) sa che a fare i “furbetti” sono sempre e solo i poveri, come dimostrano i tanti scandali legati al cosiddetto “reddito di cittadinanza” (in effetti un sussidio di disoccupazione), su cui i media quotidianamente ci informano. Sussidiare i disoccupati è immorale perché gli toglie dignità, voglia di lavorare ed auto-imprenditorialità, perciò i miliardi del reddito di cittadinanza sarebbe giusto darli agli Elkann, che saprebbero certamente come utilizzarli meglio. Se proprio il sussidio di disoccupazione non si riesce ad eliminarlo, che almeno i disoccupati vengano colpevolizzati per il fatto di percepirlo, e per fortuna i media stanno provvedendo a riguardo.
Dal punto di vista economico i sussidi di disoccupazione svolgono un ruolo positivo poiché, rendendo il lavoratore meno ricattabile, impediscono il crollo del livello dei salari e quindi la caduta della domanda, con tutte le conseguenze recessive che ciò comporterebbe. Ma queste sono appunto considerazioni economiche, materialistiche, mentre la vera urgenza è elevare il livello morale dei poveri, far capire loro l’importanza del lavoro, perciò è opportuno farglielo perdere. Ci sono multinazionali finanziarie, come la britannica Melrose Industries, proprietaria della GKN, che svolgono un ruolo meritorio: rilevano aziende in difficoltà in modo da intercettare i fondi che gli Stati stanziano per l’occupazione, dopodiché chiudono le fabbriche e licenziano i lavoratori. I fondi per l’occupazione vengono così dirottati verso la finanza speculativa, mentre i lavoratori rimangono con la consapevolezza morale del valore del lavoro, poiché l’hanno appena perso. Qualche malpensante potrebbe supporre che spesso e volentieri anche i ricchi facciano i “furbetti”: chi la pensa così è evidentemente un complottista e un terrapiattista.

Ringraziamo Claudio Mazzolani per la collaborazione.