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DALLA REDUCTIO AD HITLERUM ALLA REDUCTIO AD SALVINUM
Di comidad (del 27/06/2019 @ 00:18:47, in Commentario 2019, linkato 8612 volte)
Lo strano scandalo che ha investito il Consiglio Superiore della Magistratura sta avendo un esito paradossale. Ne sta infatti uscendo rafforzato il mito della “indipendenza” della magistratura o, quantomeno, della necessità assoluta di tale indipendenza, dato che l’infezione sarebbe partita dai politici. L’entità infetta che attenta all’indipendenza delle istituzioni che trovano il loro prestigio nella propria indipendenza (magistratura, Banca d’Italia), sarebbe appunto la “politica”.
L’aspetto curioso è che i magistrati presunti corrotti appartengono ad una associazione che si chiama “Magistratura Indipendente”, una corrente di destra, poiché l’indipendenza della magistratura negli anni ’60 era uno slogan della destra. A trionfare nell’attuale scontro interno alla magistratura sono le correnti di “sinistra”, come “Magistratura Democratica”, che sono diventate adesso proprio loro i principali alfieri di quella indipendenza, negando quindi quello che era il loro assunto quaranta anni fa, cioè l’ipocrisia del negare che l’azione giudiziaria risenta di un movente di parte. L’ipocrisia trionfa a 360 gradi e la politica viene additata come il corpo estraneo da esorcizzare. Per “indipendenza” infatti si intende sempre prendere le distanze da quelle cose losche che sono i partiti e gli uomini politici, mentre le lobby private non sono un problema.
Per denigrare meglio qualcosa o qualcuno, occorre esaltarne ed esagerarne l’importanza e oggi è il caso della “politica”, cioè una categoria che in realtà ha sempre meno presa sugli aspetti decisivi del potere, a cominciare dalla gestione del denaro. Dopo le vicende del cialtrone Trump è diventato di moda parlare di “Stato profondo”, cioè di quegli apparati che conservano intatto il proprio potere al di là del mutare degli indirizzi politici. Anche questa però rischia di essere una semplificazione riduttiva, poiché la vera costante del potere, la connessione dei vari poteri attorno a degli obbiettivi, oggi è riscontrabile nell’azione delle lobby.
Il luogo comune secondo cui il pericolo proviene dalla politica trova un’ulteriore spinta nell’attuale riedizione dell’antifascismo. Sull’Italia ora incomberebbe la minaccia di un nuovo fascismo, di cui il nuovo Duce in pectore sarebbe Matteo Salvini. Come potrebbe mai il nuovo Duce stabilire il proprio regime personale? Salvini non ha dietro di sé le Forze Armate, non ha dietro di sé la Banca d’Italia, non ha dietro di sé la Confindustria, non ha dietro di sé la finanza, non ha dietro di sé la magistratura, non ha dietro di sé qualche Paese di quelli che contano, anzi non ha neppure quelli che non contano. Insomma, non ha niente. Però avrebbe il suo rapporto ipnotico con le masse di cui saprebbe interpretare le tendenze più oscure. Salvini come un nuovo Hitler.

Sennonché, a ben vedere, la “reductio ad Hitlerum” non funziona neppure con Hitler. Come Salvini, Hitler aveva circa un terzo dei voti dell’elettorato, ma non sono stati quei voti a consentirgli il colpo di Stato nel 1933, bensì un cartello di poteri formato dalla Wermacht, dall’alta finanza e dall’industria tedesche; non gli mancava neppure l’appoggio di importanti multinazionali americane come la Standard Oil. Qui non si tratta di banalizzare considerando Hitler un fantoccio, ma semplicemente di constatare l’omogeneità del personaggio al contesto di potere dell’epoca. Non è neppure necessario far riferimento a storiografie alternative, poiché, per certe ovvietà basta la storiografia ufficiale.
Il falso antifascismo è riconoscibile dal tratto inconfondibile della “fascismolatria”, cioè l’accreditare il fascismo di un’autonomia ideologica che in realtà non ha mai avuto. Il principale referente ideologico di Hitler era Henry Ford, l’industriale americano autore del bestseller del 1920 “L’Ebreo Internazionale”. Hitler teneva religiosamente il ritratto di Ford nel suo studio, come se fosse il poster di Ronaldo. Dal suo idolo Henry Ford, Hitler riprese non solo i miti e gli slogan del suo antisemitismo, ma anche il progetto della motorizzazione di massa, tanto che volle fondare la Volkswagen.
Dall’esperienza coloniale europea Hitler riprese poi il modello concentrazionario in funzione dello sfruttamento e dello sterminio, che quindi non fu una sua invenzione. La novità del nazismo consistette nell’applicare il modello coloniale al contesto europeo. Ma del resto anche oggi si trasferisce la pratica coloniale al contesto europeo, applicando a Paesi come l’Italia il modello dei vincoli finanziari e dei genocidi finanziari, sperimentato dal Fondo Monetario Internazionale in Africa e in Sud America.

La parodia dell’antifascismo ci rappresenta il fascismo come fenomeno meramente politico/demagogico: le masse affascinate ed irreggimentate dal cosiddetto “Uomo Forte”, in base allo schema del presunto “populismo”. Ci si “dimentica” che il fascismo vero è una latenza dei poteri reali, quelli militari, finanziari, industriali. O forse non lo si dimentica affatto e si vuole solo far confusione, alimentando il falso mito secondo cui il fascismo sarebbe solo un problema dei bassi istinti delle masse e non dell’avventurismo coloniale delle oligarchie.
Lo spazio mediatico offerto ad un personaggio pittoresco come Salvini ed ai suoi psicodrammi con le ONG, è quindi in funzione della delegittimazione e della criminalizzazione della politica, dei partiti e quindi dell’elettorato, poiché solo da loro potrebbe provenire la minaccia alla stabilità mondiale.
La politica e le elezioni servono, eccome; ma non per decidere qualcosa, bensì per poter incolpare di tutto l’elettore, cioè il cittadino comune. Un cittadino perennemente colpevolizzato come xenofobo, inquinatore, evasore fiscale, ecc., a cui viene offerto lo sfogo del voto solo perché dopo capisca i suoi errori e si convinca ad affidarsi alle asettiche e imparziali organizzazioni sovranazionali, come la Commissione Europea, la Banca Centrale Europea, il Fondo Monetario Internazionale e la NATO.
Qui non si tratta di esaltare l’innocenza del cittadino comune, ma semplicemente di riconoscere che è al di sotto del sospetto, dato che il divario nei confronti del potere delle attuali oligarchie è abissale, senza precedenti storici. Neppure un re o un feudatario medievali detenevano altrettanto potere nei confronti dei loro sudditi: erano vulnerabili alle rivolte, potevano rimanere uccisi in battaglia. Da quando sono state smantellate le grandi concentrazioni operaie, non esiste più alcun potere che possa esercitarsi dal basso. Di fronte a questa realtà, cercare il pericolo fascista in uno come Salvini appare quantomeno sproporzionato.