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PUTIN SUBISCE IL FASCINO DEL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE
Di comidad (del 13/09/2018 @ 00:38:07, in Commentario 2018, linkato 2328 volte)
Per la sua famosa intervista-fiume a Vladimir Putin, il regista Oliver Stone è stato molto criticato dagli occidentalisti puri e duri, che magari avrebbero voluto che gli saltasse alla gola gridando “sporco dittatore”, invece di offrirne un ritratto “umano”. Ma Putin non ha avuto la formazione tipica dell’uomo politico occidentale che, sin dall’adolescenza, viene fabbricato e confezionato per diventare un distributore automatico di slogan. Gli Obama, i Renzi, i Macron hanno trovato i loro estimatori per pregiudizio ideologico, non perché suscitassero empatia. Putin, al contrario, ha ricevuto una formazione da picchiatore e pistolero e ciò gli ha consentito di emergere come leader in Russia in un momento in cui il coraggio fisico faceva la differenza. In Putin si coglie perciò lo stesso percorso sofferto dal pensiero alla parola che è tipico delle persone comuni e ciò suscita la loro empatia.
Se gli occidentalisti, invece di indignarsi a comando, avessero ascoltato (cosa che non gli capita mai), avrebbero notato delle “perle” interessanti che dimostrano che Putin è molto più “occidentale”, o molto più vittima dei falsi miti occidentali, di quanto si voglia farci credere. In particolare, ad un certo punto dell’intervista Putin si scioglie in una celebrazione sperticata degli ottimi rapporti della Russia con il Fondo Monetario Internazionale.
Non è quindi difficile indovinare chi abbia consigliato a Putin di lanciarsi nell’avventura scriteriata di una riforma delle pensioni. Ma non c’è neppure bisogno di indovinare, dato che la risposta ce la fornisce lo stesso sito del FMI, nel suo ultimo report sulla Russia, nel quale appunto si esortava il governo russo ad avviare una riforma delle pensioni. Ma guarda che originalità.
La dipendenza ideologica della Russia dal FMI era già evidente da una decina d’anni. Insieme con il gruppo dei cosiddetti BRICS, la Russia ha cercato di ritagliarsi un ruolo di maggiore rilievo nel FMI e, per questo obiettivo, non ha esitato ad aumentare le proprie quote finanziarie di partecipazione. Nel 2016 i BRICS hanno coronato il loro sogno ed alcuni di essi, tra cui la Russia, sono entrati nella “top ten” dei Paesi partecipanti al FMI. Basta però osservare che della “top ten” faccia parte in settima posizione anche l’Italia, per comprendere che non è poi un così grande affare, dato che dal FMI riceviamo solo grane.

Oltre a dispensare pessimi consigli, il FMI porta infatti l’infezione del “lobbying”, un bel termine tecnico per definire un banale fenomeno di criminalità comune, un associazionismo a delinquere che si avvale però del privilegio di agire all’ombra del mito di una inesistente tecnocrazia.
In quanto centrale mondiale del lobbying, il FMI favorisce nei vari Paesi la formazione di gruppi di interesse che imparano a lucrare, a spese della loro popolazione, sugli effetti devastanti delle “riforme strutturali” imposte dallo stesso FMI. Le pensioni sono ormai universalmente oggetto di un vero e proprio attacco predatorio, il cui obbiettivo finale è di lasciare campo libero al business della previdenza privata.
In Russia non c’è un aumento dell’aspettativa di vita che possa anche lontanamente giustificare un innalzamento dell’età pensionabile. Sarebbe poi davvero strano che si verificasse un aumento della vita media in un Paese che soffre ormai cronicamente per le sanzioni economiche. Ma anche nell’assurda ipotesi che una riforma delle pensioni avesse una qualche base economica, una tale riforma sarebbe comunque da considerarsi suicida per un governo che deve quotidianamente affrontare un tentativo di destabilizzazione dall’esterno; una destabilizzazione a cui il FMI non è neppure così estraneo.
Il malcontento popolare in Russia per la riforma delle pensioni è stato infatti una manna per quelle agenzie di destabilizzazione che sono le ONG. A fornire alla stampa occidentale le notizie sulla repressione in Russia è, ovviamente, una ONG dei “diritti umani”, la OVD-Info, una filiazione della ONG Open Democracy.
Chi è il maggior finanziatore di Open Democracy? Sul proprio sito ce lo rivela candidamente la stessa ONG: il maggior finanziatore di Open Democracy è la Open Society Foundation di George Soros. Insomma, stavolta Putin se l’è proprio cercata.