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LA PORTA GIREVOLE DELL’ASSISTENZIALISMO PER RICCHI
Di comidad (del 13/10/2016 @ 00:49:33, in Commentario 2016, linkato 3182 volte)
Da sempre la propaganda capitalistica cerca di convincerci dell’idea che l’egoismo dei ricchi faccia bene soprattutto ai poveri, che la rapacità degli imprenditori sia una panacea per i lavoratori, mentre ovviamente non vale il contrario, perché l’egoismo dei poveri farebbe male anche a loro. Negli Stati Uniti i farmaci hanno ormai prezzi così alti che gran parte della popolazione non può permettersi di comprarli, ma le multinazionali farmaceutiche si giustificano affermando che solo con prezzi così alti è possibile finanziare l’innovazione e la ricerca creando un vantaggio per tutto il mondo. Avidità a fin di bene.

Un articolo del settimanale londinese “The Economist” del gennaio 2016 ripropone in grande stile questo tipo di propaganda. È vero che le aziende più impegnate nei progetti di responsabilità sociale sono anche quelle che evadono più tasse, che la “corporate social responsibility” finisce per moltiplicare i profitti e per attirare anche i migliori (e più ingenui?) ricercatori. È vero che eludere il fisco significa sottrarre una ricchezza che dovrebbe aiutare i più deboli. Ma questi sono dettagli del tutto secondari. Dietro l’apparente egoismo delle aziende si cela un cuore generoso: le aziende eludono il fisco, non pagano le tasse e spostano le sedi fiscali in paesi con imposte bassissime o senza imposte, solo perché se pagassero le tasse le amministrazioni pubbliche, inefficienti e burocratizzate, non riuscirebbero a spenderle in programmi efficaci, mentre non pagandole le aziende private possono selezionare le iniziative più mirate per il bene comune, oltre che fornire nuovi posti di lavoro. Anche se non ci viene detto esplicitamente, ciò spiegherebbe finalmente perché i soldi raccolti spremendo quelli che pagano le tasse vengano sistematicamente elargiti in beneficenza verso multinazionali, banche, assicurazioni e altre associazioni caritatevoli. Quindi il miglior modo di assistere i poveri è quello di assistere i ricchi.

I ricchi possiedono i media ed è abbastanza ovvio che li usino per fare la loro propaganda per persuaderci che il loro bene sia il nostro; ma si tratta del livello di mistificazione più facile da smontare. Il livello di mistificazione più insidioso consiste invece nella contrapposizione tra pubblico e privato, o tra Stato e “Mercato”, come se si trattasse di mondi separati. In realtà tra i due “mondi” del “pubblico” e del “privato” vi è fin troppa frequentazione reciproca. Un espediente retorico banale, ma sempre efficace, è quello di personificare categorie astratte come “pubblico” e “privato”, rappresentandole come contendenti di una tenzone in cui si strappano terreno a vicenda. In realtà le persone concrete che animano entrambe queste astrazioni poi sono le stesse.
Il caso dell’ex presidente della Commissione Europea, il portoghese Manuel Barroso, accolto trionfalmente nella multinazionale Goldman Sachs dopo aver “servito” i cittadini europei costituisce un caso ancora oggetto di critiche. Si tratta però solo del caso più vistoso in un generale fenomeno di “porta girevole” che vede gli stessi personaggi passare disinvoltamente da ruoli pubblici a ruoli privati.
Del resto quando un Mario Draghi avrà concluso il suo mandato da presidente della Banca Centrale Europea, si può essere certi che troverà già pronto ad accoglierlo un posto in qualche multinazionale bancaria, magari la stessa da cui proviene, cioè la solita Goldman Sachs. Ma solo in base ad una dietrologica “cultura del sospetto” si potrebbe supporre che l’intera Unione Europea sia solo la facciata di interessi di multinazionali bancarie. Un atteggiamento “più socialmente responsabile” ci suggerirebbe invece di pensare che Goldman Sachs si trovasse a passare per puro caso da quelle parti nel momento meno opportuno. Dannata sfortuna. La stessa sfortuna che ha dovuto subire la multinazionale bancaria JP Morgan nell’incocciare proprio l’ex ministro dell’Economia nel governo Monti, cioè Vittorio Grilli. Ora, dalla dirigenza di JP Morgan, Grilli sta brigando per sostituire Ignazio Visco alla suprema poltrona della Banca d’Italia. La porta girevole di Grilli tra pubblico e privato dovrebbe quindi girare ancora. A difesa di Grilli qualcuno potrebbe argomentare che la Banca d’Italia non è proprio un’istituzione pubblica ma il risultato di un intreccio inestricabile tra diritto pubblico e diritto privato; ciò confermerebbe però che la distinzione tra pubblico e privato non ha molti elementi a proprio sostegno.

La “porta girevole” ha anche altri risvolti interessanti in campi “insospettabili” (solo per gli ingenui), come quello dei mitici “diritti umani”. Dopo il caso clamoroso di Zbigniew Brzezinski, Consigliere della Sicurezza Nazionale USA e dirigente amministrativo di Amnesty International, vi sono anche altri personaggi, come Suzanne Nossel, che passano dal Dipartimento di Stato Usa agli incarichi direttivi in Amnesty International e viceversa. I diritti umani sono un’astrazione che trova gestori sin troppo concreti.