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L'ACCOSTAMENTO SUBLIMINALE TRA ASSENTEISTI E TERRORISTI
Di comidad (del 28/01/2016 @ 01:51:10, in Commentario 2016, linkato 2374 volte)
La notizia del marocchino/cosentino arrestato come presunto terrorista - anzi, come "foreign fighter" - dell'ISIS, si presta ad alcune osservazioni. Nietzsche diceva che i poveri non possono rivendicare nessuna superiorità morale nei confronti dei ricchi. Ed infatti la dicotomia tra ricchi e poveri, potenti e deboli, non si misura in base al grado di moralità, ma appunto in base alla ricchezza ed alla potenza, cioè alla effettiva capacità di nuocere. Più sei ricco e potente, più sei oggettivamente pericoloso ed inaffidabile, anche perché la tua potenza materiale comporterà il potere di mistificare e disinformare. Ogni volta che si sposta lo sguardo dalla questione dei rapporti di forza alla questione morale, si compie il passaggio non solo dalla sinistra alla destra, ma soprattutto dalla rivoluzione alla reazione. Il moralismo legalitario infatti si risolve in una santificazione dei rapporti di forza esistenti. La frustrante ricerca di una mitica "irreprensibilità" finisce sempre per scoprire che ognuno ha qualche magagna da nascondere, e perciò, visto che "sono tutti uguali", tutto deve rimanere com'è. La vicenda della "Banda degli Onesti", ovvero del Movimento Cinque Stelle, e della Giunta Comunale di Quarto in Campania, ha riconfermato questa eterna verità.
La differenza di Montesquieu rispetto ad un Marco Travaglio sta appunto nel capire che lo Stato di Diritto non è la "legalità". Per Montesquieu il dominio della legge era l'effetto di un equilibrio dei rapporti di forza tra i vari poteri, i quali trovavano nella legge una linea di compromesso proprio a causa dell'impossibilità pratica di prevaricare gli uni sugli altri. Mentre per il moralismo travaglista la mitica "legalità" è un'aspirazione astratta, che prescinde dai reali rapporti di forza in campo. Non c'è da stupirsi che le multinazionali vengano sempre assolte in Appello o in Cassazione, poiché è difficile credere che un giudice sia disposto a farsi rovinare la vita da un potere sovranazionale troppo più grande di lui.
Il problema è che Marco Travaglio non ha mai preteso di essere di sinistra, tutt'altro. Travaglio si è soltanto trovato ad ereditare una corrente d'opinione che era stata avviata alla fine degli anni '70 dal segretario del Partito Comunista Italiano, Enrico Berlinguer. Il caso delle tangenti versate dalla Lockheed, la maggiore multinazionale dell'aeronautica militare, per vendere i propri aerei, costituì uno scandalo internazionale, che nel 1976 coinvolse anche l'Italia. Si trattò di un evidente caso di imperialismo commerciale sotto la cappa delle "alleanze" imposte dagli USA. Per Berlinguer invece lo scandalo fu l'occasione per dimenticarsi dell'imperialismo e per concentrarsi sulla "questione morale", che divenne la parola d'ordine prioritaria del PCI.
Certo che era davvero arduo nel 1979 spremere una lagrimuccia sulla sorte dell'ex ministro della Difesa condannato per quelle tangenti Lockheed, il socialdemocratico Mario Tanassi, dato che Tanassi aveva una reputazione di filo-americano ad oltranza, e per di più di simpatie golpiste. Ma nessuno allora si chiese quali possibilità concrete avesse a disposizione una mezza calza come Tanassi per opporsi a quell'operazione di colonialismo commerciale che era avvenuta sotto l'ombrello della NATO. In realtà il moralismo berlingueriano costituiva un espediente per congedare l'antimperialismo, e soprattutto per congedare il PCI dal comunismo. Prendersela con i Tanassi di turno è molto più facile che prendersela con i veri potenti.
Nel caso del "foreign fighter" arrestato, proprio l'eccessiva sproporzione delle forze messe in campo, determina la sensazione che il marocchino sia stato "impacchettato" dai servizi segreti turchi per svolgere il ruolo di dono mediatico alle gloriose forze dell'ordine nostrane. Il "dono" è stato forse elargito dal governo turco per rabbonire i nostri apparati polizieschi, ormai diffidenti verso l'azione di Erdogan in tema di immigrazione. I nostri apparati poliziesco-militari erano tanto sospettosi da costringere Renzi a farsi interprete di queste loro preoccupazioni presso la Commissione Europea, sino al punto di opporsi al versamento dei tremila miliardi al governo turco per "gestire" l'emergenza-immigrati. Il "cadeau" turco alimenterebbe altri sospetti, dati i rapporti ormai evidenti di Erdogan e famiglia con la vera ISIS, perciò il marocchino/cosentino ha tutta l'aria di essere stato incastrato; ma le nostre forze dell'ordine non hanno voluto lasciarsi sfuggire l'occasione del palcoscenico mediatico.
La potenza, e l'esibizione di potenza, sono sempre sospette, tanto più è debole il bersaglio contro il quale si indirizzano. Il moralista è sempre pronto a pensare che il "fanatismo" - in questo caso il fanatismo islamico - costituisca un pericolo devastante, come se il male fosse una forza in sé, capace di esprimersi al di là dei mezzi materiali che ha a disposizione. Ma esisterebbe l'ISIS senza il denaro delle petromonarchie? Tutti i politici e tutti i giornalisti sanno che Qatar ed Arabia Saudita sono fedeli alleati della NATO e prediletti partner commerciali del Sacro Occidente, Francia in primis; perciò è meglio parlare di immigrati.
Senza entrare nel caso specifico del marocchino /cosentino, sarebbe anche il caso di domandarsi che possibilità abbia un immigrato di opporsi alle pressioni di gruppi aggressivi e ben finanziati che sono in grado di ricattarlo in tutti i modi. Non sarebbe molto più logico concentrare l'attenzione mediatica su quei canali di finanziamento? Ed infatti non se ne parla proprio.
Forse non è casuale la coincidenza temporale della vicenda del presunto terrorista calabro-marocchino con i processi celebrati in seguito alle inchieste della Guardia di Finanza contro i dipendenti pubblici assenteisti. Dal punto di vista mediatico l'operazione ha un carattere subliminale: assimilare i dipendenti pubblici fannulloni ai terroristi. La minaccia esterna e la minaccia interna.
Tanto impiego di mezzi da parte delle forze di polizia sarebbe stato comprensibile contro spie di una potenza straniera, o contro un'organizzazione criminale internazionale; ma trattandosi di "fannulloni", o presunti tali, ci si chiede perché non bastasse un ispettore. Sono corrotti anche gli ispettori, anche i dirigenti, anche i ministri? E venti anni di "riforme strutturali" e di "cure Brunetta" come mai non hanno risolto nulla?
Allora saremmo di fronte ad uno Stato che accusa e delegittima se stesso, e che esibisce autorazzisticamente la propria potenza verso i comuni cittadini, esposti alla gogna nei video confezionati ad uso dei media; ciò soltanto al fine di prostrare un intero popolo ad una potenza ancora superiore, quella del colonialismo delle organizzazioni sovranazionali che ci dovrebbero civilizzare e disciplinare. L'esito scontato del moralismo è il razzismo.