Il punto debole delle cosiddette teorie del complotto sta quasi sempre nell'eccesso di dimostrazione, cioè nell'affannosa ricerca di "prove" per demolire le versioni ufficiali e proporne di alternative. In realtà, in uno "Stato di Diritto" (ammesso che possa esistere) il criterio della responsabilità politica funziona - o dovrebbe funzionare - in modo opposto a quello della responsabilità penale, perciò un governo può essere legittimamente considerato colpevole sino a prova contraria.
Prima di vestire i comodi panni della vittima e di indire manifestazioni di piazza, il governo francese avrebbe dovuto anzitutto scaricarsi dai sospetti di essere in qualche modo implicato nell'attentato a "Charlie Hebdo", visto che sino a due anni fa Hollande e l'ISIS combattevano insieme contro lo stesso nemico, cioè il "laicissimo" presidente siriano Assad. In uno "Stato di Diritto", una "stampa indipendente" avrebbe preteso da Hollande di dar conto del grado di commistione del governo, dei servizi segreti e delle forze armate francesi con l'ISIS dopo anni di collaborazione, culminati con il riconoscimento diplomatico della cosiddetta "opposizione siriana", che può vantare una sede ufficiale a Parigi.
Macché. Contrariamente a ciò che diceva l'Uomo Ragno, a più potere corrisponde più irresponsabilità. E c'è sempre da stupirsi nel constatare di quanta irresponsabilità si tratti. Se Hollande ha potuto fare la vittima, sottraendosi tranquillamente alle sue pesanti responsabilità politiche, è stato grazie al solito senso di superiorità razziale del Sacro Occidente, a quel "noi-e-lorismo" di cui Ezio Mauro si è dimostrato il massimo ideologo. Sono "loro", gli islamici, a doversi discolpare dall'attentato, e spetta a "noi", i sacro-occidentali, di fargli il processetto per stabilire se si stiano discolpando abbastanza o no.
Ma se il "noi-e-lorismo" non fosse solo squallida propaganda, e se venisse applicato invece con un minimo senso di equità, neppure quello andrebbe a favore del Sacro Occidente. Attualmente infatti il peso dello scontro armato con il sedicente "Califfato" è sostenuto da islamici. In questi giorni l'esercito iracheno, sostenuto e armato dall'Iran, sta cercando di strappare la città di
Tikrit all'ISIS. Lo sforzo bellico di Iraq e Iran non è invece sostenuto dagli Stati Uniti, che hanno fatto mancare il loro appoggio aereo alle operazioni di terra con il pretesto di non essere stati preavvisati. A quanto pare c'è chi non si fida degli Stati Uniti. Ma guarda un po'.
Giorni fa la notizia secondo cui uno o più aerei britannici sarebbero stati abbattuti in Iraq mentre rifornivano l'ISIS, non ha trovato conferma ed è stata troppo prontamente liquidata come una "bufala". La notizia dell'assenza degli USA nella più grossa offensiva contro l'ISIS, invece, non è sicuramente una bufala; anzi, ha tutti i riscontri ufficiali del caso.
Sarà per noi motivo di orgoglio nazionale scoprire che il nostro leader, Renzi, riesca a dare prova della stessa sfrontata doppiezza esibita dagli USA. Mentre Renzi, dall'Egitto, tuonava contro l'ISIS e dichiarava l'urgente necessità di un intervento militare italiano prima che il "Califfato" occupasse le città della Libia, dalla stessa Libia il generale Haftar - quello che dirige l'offensiva contro l'ISIS - chiedeva a Renzi di togliere
l'embargo sulle armi nei confronti del governo di Tobruk. La situazione reale infatti è proprio questa. Mentre l'ISIS si avvantaggia dell'appoggio del Qatar (collaboratore della NATO) e della Turchia (membro effettivo della stessa NATO), l'Italia, e l'Occidente tutto, negano le armi a chi combatte contro l'ISIS. A queste ragionevoli obiezioni, il governo italiano non è mica chiamato a rispondere. Ci mancherebbe altro.
Una mente contorta e complottista potrebbe arguirne che qualcosa non torna, mentre una mente illuminata, e davvero occidentalista, saprà sempre comprendere le mistiche ragioni dell'irresponsabilità dei potenti. Anche le elezioni non servono mica a stabilire veramente chi debba governare, ma esistono solo per poter dare la colpa agli elettori. La colpa non era mai del Buffone di Arcore, ma di chi lo votava. Allo stesso modo oggi la colpa non è di Renzi, ma di chi lo vota. Che Renzi sia stato messo lì prima che chiunque l'avesse votato, questo è un dettaglio del tutto irrilevante.
Nel Sacro Occidente l'elettoralismo è ormai un'ideologia del tutto autoreferenziale, che non deve rendere conto a niente e a nessuno. La legge elettorale detta "Italicum" non è stata ancora approvata in via definitiva, ma risulta ugualmente indicativa di questa nuova frontiera dell'ideologia occidentalista. Questa legge riesce a far apparire persino quel broglio istituzionalizzato che è il sistema elettorale americano, come un'improvvisazione da dilettanti. Il cosiddetto "Italicum" stabilisce infatti che la maggioranza non è più la metà più uno dei voti, ma è il 37%. Perché poi il 37%, non viene spiegato; forse perché è la quota che Renzi conta di poter raggiungere con la sua coalizione.
Questa minoranza del 37% può diventare la maggioranza in parlamento riscuotendo un "premio di maggioranza", che sarebbe però più consono chiamare
premio ad una minoranza. In compenso però, in base allo stesso "Italicum", un'altra minoranza, stavolta del 7,99%, può essere esclusa dal parlamento. (3)
Per quanto fosse criticabile il principio di maggioranza (la "tirannia della maggioranza"), esso offriva comunque l'impressione di una dura oggettività con cui fare i conti; mentre oggi la "democrazia occidentale" può permettersi di liquidare con proterva disinvoltura quel suo antico principio, elevando a criterio assoluto l'arbitrio dettato dall'interesse del momento. Si assiste così al trionfo della beata irresponsabilità del potere, che tappa ogni falla al buonsenso con la potenza propagandistica del suo monopolio mediatico.