Il Middle East Institute dichiara nel suo logo la volontà di fornire analisi geopolitiche non partigiane o faziose sul Medio Oriente (Providing non-partisan, expert information and analysis on Middle East). E chi potrebbe mai dubitarne? Il vice direttore del MEI, Paul Salem, scrive infatti articoli che sono un modello di equilibrio e pacatezza. Possiamo trovarne un esempio in un articolo di pochi mesi fa, dove si faceva appello agli USA, notoriamente troppo restii e riluttanti a bombardare chicchessia, perché mostrassero finalmente un po’ di buona volontà nel caso ISIS. Sappiamo che, un po’ controvoglia, gli USA lo hanno poi accontentato. Ma il raffinato analista ha dovuto utilizzare il meglio della sua capacità argomentativa per spiegare come i bombardamenti non siano soltanto efficaci, ma anche terapeutici e persino taumaturgici, per non parlare dell’ansia delle popolazioni coinvolte che non aspettano altro.
Ecco alcuni passi di questo panegirico del bombardamento:
"-A breve termine un intervento del genere quasi certamente conterrebbe l’organizzazione terroristica;
-Sul medio periodo potrebbe avere un impatto positivo su altre aree in mano ai ribelli;
-Creare nuove opportunità per garantire gli aiuti umanitari;
-Aumentare le possibilità di un ritorno ai negoziati politici."
E ancora, dal panegirico all'apoteosi mistica:
"Gli eventuali bombardamenti aerei dell’ISIS da parte degli Usa non riuscirebbero a sradicarla dalle città che ha già conquistato in Siria, ma potrebbero impedire all’Isis di attaccare altre zone…..
Tutto ciò costituirebbe un notevole passo avanti e infonderebbe sicurezza e fiducia in aree oggi sotto il controllo dei ribelli moderati non jihadisti.
Se poi a ciò si aggiungesse una politica di serio sostegno all’Esercito siriano libero (Fsa) in termini di armamenti, finanziamenti e addestramento militare………
Con un solido sostegno internazionale, e con bombardamenti aerei assicurati dagli Usa e da altri alleati, la coalizione guidata dall’FSA potrebbe riconquistare terreno.
E per la popolazione che vive sotto occupazione da parte dell’Isis (questa pioggia di bombe, ndr), se arrivasse, sarebbe gradita.
Un intervento aereo avrebbe oltretutto un impatto diretto sul regime di Assad… potrebbe portare anche alla tacita creazione di una no fly zone."
Pare che, a differenza delle benefiche bombe americane, le bombe di Assad abbiano effetti del tutto indesiderabili: con la no-fly zone invece…
"...l’aviazione di Assad non avrebbe la libertà di organizzarvi bombardamenti aerei e sganciare le cosiddette “bombe barile” sulle città che negli ultimi tre anni hanno sterminato migliaia di persone..."
quindi l’intervento Usa:
"... potrebbe consentire alle piccole città e ai paesini liberati di accedere a un maggiore livello di sicurezza, permetterebbe ai gruppi umanitari di intervenire con più libertà di movimento, e consentirebbe alle aree interessate di iniziare a ricostruire la vita sociale ed economica."
Un vero miracolo! Non sono bombe, è manna dal cielo. C'è da farsi venire l'invidia che non bombardano anche noi.
Altri bomb-benefit nell’
articolo di Paul Salem pubblicato su "l’Espresso" del 2 settembre.