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LA POLIZIA DI STATO AL TEMPO DELLA CLEPTOCRAZIA
Di comidad (del 20/11/2008 @ 09:24:12, in Commentario 2008, linkato 1460 volte)
Sulla sentenza di Genova, che ha mandato assolti i vertici della polizia per le torture alla scuola Diaz, Gad Lerner ha commentato sul suo blog domandandosi se non sarebbe stato meglio negare l’evidenza, e presentare l’operato dei poliziotti come una legittima reazione al terrorismo; dato che, in tal modo, si sarebbe almeno evitato di scaricare “all’italiana” tutta la responsabilità sui funzionari subalterni.
In realtà, la sentenza di Genova non è stata all’italiana, ma all’americana, dato che ricalca in pieno lo schema già attuato nei processi per le torture nel carcere di Abu Ghraib: anche in quel caso tutta la colpa è stata circoscritta a dei subalterni, senza coinvolgere le responsabilità degli alti gradi militari e dell’amministrazione Bush, la quale, nello stesso periodo delle sentenze, si adoperava sfacciatamente, e con successo, per rendere ufficiale e legale la pratica della tortura negli USA.
Prima delle sentenze su Abu Ghraib, allora sì, si sarebbe adottata la vera soluzione all’italiana, cioè la negazione dell’evidenza sino in fondo, dato che, in questa circostanza, l’evidenza la si è negata, eccome, ma soltanto per ciò che riguardava le responsabilità politiche e dei vertici della polizia.
Anche se i fatti di Genova sono avvenuti qualche anno prima di quelli di Abu Ghraib, le sentenze sono giunte dopo, e quindi si sono adeguate a questo nuovo modello politico e comunicativo; un modello che prevede sia la spettacolarizzazione mediatica delle torture, che diventano un modo per attrarre consenso, sia l’abbandonare la manovalanza al suo destino.
La novità non consiste perciò nelle torture e nei pestaggi a freddo - che ci sono sempre stati -, ma nel consentire la circolazione di immagini ed informazioni a riguardo, cosa che comporta una punizione legale, per quanto mite e meramente simbolica, degli esecutori materiali.
Non è affatto scontato che questo nuovo modello politico/comunicativo sia stato tracciato lucidamente, ma può anche derivare dalle caratteristiche tipiche delle oligarchie cleptocratiche, caratteristiche che implicano una esasperazione esibizionistica della mentalità gerarchica, un vero e proprio culto della disuguaglianza.
In altre parole, se da un lato si sancisce e si santifica l’impunità propria e quella dei propri pari, dall’altro lato non si è disposti a muovere un dito per difendere un proprio subalterno. Ciò che nella vicenda di Genova è completamente mancato, addirittura saltato, è infatti la vecchia tradizione dello spirito di corpo della polizia. I poliziotti potevano ammazzarsi a vicenda - e lo facevano, e ancora lo fanno, molto spesso -, ma una volta non si sarebbero mai mollati a vicenda, ed un superiore si sarebbe comunque fatto in quattro per tutelare un proprio sottoposto.
Le dichiarazioni del senatore Gasparri - esponente dell’ex AN, tradizionale partito dei poliziotti -, dopo la sentenza di Genova hanno quindi assunto un tono involontariamente patetico, poiché la polizia non solo non è “uscita a testa alta” da tutta la vicenda, ma ha offerto lo spettacolo penoso di una istituzione allo sbando. Lo stesso Gasparri poi non ha speso una parola a favore dei poliziotti subalterni condannati, per lasciarsi andare a dichiarazioni tronfie e trionfali sulla caduta della “teoria del complotto”, cioè sulla assoluzione dei vertici della polizia, dimostrando così che quella era la sua unica e vera preoccupazione.
Tutto ciò ricorda lo “stile Rumsfeld”, che in Iraq lasciava l’esercito senza equipaggiamento e senza servizi logistici, per versare tutti i quattrini nelle casse di ditte di mercenari privati come la Blackwater; oppure che nel 2006 non era disposto ad inviare neppure un aereo per mettere in salvo i cittadini americani rimasti nel Libano bombardato da Israele, ma arrivava ad offrirgli di prestargli il denaro per fuggire solo in cambio di interessi da strozzo. Si tratta di un potere criminale, il cui personale è composto da criminali comuni, che si regge e si legittima esclusivamente sulla criminalizzazione dei suoi sottoposti. Non sarebbe stato possibile l’avvento di un personaggio abietto come Brunetta al Ministero della Funzione Pubblica, senza la criminalizzazione preventiva degli statali, attraverso anni di campagna mediatica guidata dagli articoli di Pietro Ichino. Il risultato è che oggi abbiamo uno Stato che si regge sulla criminalizzazione degli statali, e che progetta di derubare i contribuenti attraverso l’appalto delle sue funzioni a ditte private.
20 novembre 2008