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Propaganda e realtà nel vicino oriente
Di comidad (del 03/11/2005 @ 21:20:05, in Commentario 2005, linkato 1345 volte)
Le recenti e ripetute dichiarazioni del Presidente iraniano sulla necessità di far scomparire Israele dalla carta geografica, sono state da molti definite come "follie". Come sempre accade, però, la propaganda fornisce un quadro rovesciato rispetto a quello reale. È un fatto che oggi gli Stati Uniti dipendano anche dall'Iran per poter mantenere la loro occupazione dell'Iraq.
Bush ha potuto realizzare l'occupazione coloniale dell'Iraq grazie alla collaborazione della comunità sciita, che sta regolando i conti con gli antichi padroni: i Sunniti.
La storica guerra civile irakena fra Arabi Sunniti e Arabi Sciiti costituisce per gli Stati Uniti anche l'alibi per un'occupazione a tempo indeterminato dell'Iraq, perciò Bush ha tutto l'interesse a tenere viva la faida etnico-religiosa, come indica la macchina propagandistica messa in atto con il processo a Saddam Hussein. Ma la comunità sciita irakena ha come protettore l'Iran - paese non arabo, ma islamico/sciita - , anzi molti Sciiti irakeni sono da poco rientrati proprio dall'Iran, dove erano rimasti in esilio dopo la fallita rivolta contro Saddam Hussein del 1991.
A voler valutare in base alla propaganda ufficiale, oggi gli Stati Uniti e l'Iran sembrerebbero ai ferri corti, a causa della volontà iraniana di dotarsi di armi atomiche. La propaganda copre, però, una realtà diversa, nella quale Stati Uniti ed Iran risultano oggettivamente e soggettivamente alleati per spartirsi il potere in Iraq.
È una situazione che ha delle analogie con quella del 1939, in cui Germania nazista ed Unione Sovietica si spartirono la Polonia. Analogia per analogia, si potrebbe pensare che alla fine Stati Uniti ed Iran vengano a confronto come fecero Germania ed URSS: ma il fatto che nella Storia si presentino spesso situazioni già viste, non vuol dire che poi tutto avvenga secondo le medesime forme. Bush somiglia molto ad Hitler, ma ciò non vuol dire che Bush sia il nuovo Hitler, soprattutto perché, a differenza di Hitler, Bush non è disposto a cimentarsi né in una guerra totale, né in una "guerra infinita".
La propaganda conferisce alla politica aggressiva degli Stati Uniti un alone di strapotenza, mentre in effetti si tratta solo di spregiudicatezza. Oggi gli Stati Uniti non possono e non vogliono affrontare i costi di una vera guerra sul campo, ma devono affidarsi alle faide locali per trovare alleati, così come è accaduto anche in Afganistan.
Non c'è da stupirsi se anche il governo iraniano faccia la sua propaganda per accreditarsi come il più intransigente avversario del colonialismo occidentale, e ciò proprio nel momento in cui in realtà ne è alleato. Per mascherare i suoi interessi regionali e per difendersi dalle accuse di collaborazionismo che gli arrivano dal mondo Arabo, l'Iran oggi è costretto a fare da sponda alla propaganda occidentale, avallando l'immagine del fanatismo islamico. Accadde così che nella propaganda la situazione internazionale sembri possedere una coerenza che, nella realtà, non ha.
Comidad, Napoli 3 novembre 2005