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PERCHÉ NON C’È UN MUSK PER L’ENERGIA NUCLEARE
Di comidad (del 21/11/2024 @ 00:05:23, in Commentario 2024, linkato 3335 volte)
Il gossip ha attribuito le sortite di Elon Musk contro i magistrati italiani alla sua infatuazione per Giorgia Meloni. Perché no? In fondo sono entrambi personaggi costruiti su archetipi fiabeschi. Lei è la Cenerentola della Garbatella, perseguitata dalla sorellastra invidiosa Elly Schlein, ma che riesce comunque a farsi invitare al Gran Ballo dove tocca il cuore dei potenti e magari trova pure il Principe Azzurro. Elon Musk può rivestire i panni del Principe Azzurro, ma vanta soprattutto una carriera da ibrido mitologico: come padrone di Tesla dà vita e forma ad uno dei feticci preferiti dal politicamente corretto in vena di emergenzialismo climatico, cioè l’auto elettrica; come padrone di “X” cavalca il politicamente scorretto seminando battute impertinenti quanto irrilevanti, ma che sono comunque sufficienti a gratificare quella parte di opinione pubblica che crede di potersi opporre alle oligarchie facendo il tifo per qualche oligarca più scavezzacollo. Pur essendo un personaggio mediaticamente controverso, la miliardariolatria in versione Musk trionfa nel talk-show, riuscendo a mettere d’accordo il diavolo e l’acqua santa, infatti Marco Travaglio e Italo Bocchino concordano nel definire Musk un “genio”. Il concetto di genialità risulta piuttosto dilatabile, tanto che, volendo, potrebbe essere applicato persino ad Antonio Tajani.
In una cosa però Musk è sicuramente bravo, cioè nel percepire sussidi governativi, quindi a farsi assistere dal contribuente. Musk ci tiene a precisare che incassa meno sussidi governativi della multinazionale Boeing (quella non la batte nessuno), ma neanche lui scherza. Nonostante le scarse performance di vendita e pur avendo più volte sfiorato la bancarotta, Tesla ha una capitalizzazione di Borsa comparabile con quella dei maggiori gruppi automobilistici come Toyota, e ciò lo si deve appunto ai sussidi governativi che eccitano i sedicenti “investitori”. Anche l’altra creatura di Musk, SpaceX, prospera con gli appalti delle agenzie governative come Pentagono e NASA, le stesse agenzie che hanno creato le tecnologie che i vari Musk, Bill Gates, Steve Jobs, Mark Zuckerberg hanno commercializzato, spacciandole come proprie invenzioni ad un’opinione pubblica credulona. Ma soprattutto Musk per le sue imprese spaziali percepisce miliardi in finanziamenti pubblici, dati non in cambio di prestazioni ma così sulla fiducia, per incoraggiamento. In chiave di strumentale polemica elettorale la CNN ha rinfacciato a Musk i dati ufficiali che certificano la sua dipendenza dal contribuente povero, dato che i ricchi come lui pagano pochissime tasse, e Trump promette di fargliene pagare meno ancora. La CNN però si è guardata bene dal trarre le logiche conclusioni riguardo a tutto questo assistenzialismo per ricchi, e cioè che i mitici “capitalisti privati” sono in realtà dei boiardi del denaro pubblico, che fanno da sponda esterna a lobby d’affari che occupano istituzioni solo formalmente pubbliche.

Ci sono purtroppo settori strutturalmente deficitari e quindi talmente dipendenti dal denaro pubblico che reggervi la mistificazione del capitalismo privato non è per niente facile. Per l’energia nucleare infatti non si è riusciti ancora a confezionare per i media qualche icona pseudo-imprenditoriale “privata” paragonabile a Musk. Giorgia Meloni cerca di rilanciare il nucleare aggrappandosi ai soliti trucchi retorici, come il rivendicare un approccio “pragmatico” nei confronti degli “ideologi”. Pragmatica com’è, Giorgia evita però di dire dove prendere la caterva di miliardi necessaria ad avviare la produzione di energia nucleare.
Il lobbying nucleare cerca di creare una suggestione evocando fantasmatiche figure di capitalisti privati che sarebbero pronti ad investire nel nucleare. La “startup” Newcleo viene promossa con gli stessi trucchi retorici meloniani sulla necessità di infrangere i tabù ideologici antinucleari; ma poi, quando si tratta di esibire quanto si è effettivamente in grado di investire, si balbetta la cifra di quattrocento milioni, che per il nucleare è come dire niente. La parola “startup” (nuova impresa) già di per sé sa di presa per i fondelli, ma comunque un po’ di finzione di investimento privato è utile per conferire un alibi ad un settore che ha anzitutto bisogno di non spaventare il contribuente, non facendogli capire che alla fine sarà sempre lui a pagare il conto e non il mitico “mercato”. Ecco allora che Newcleo viene accreditata chiamandola a fare da partner privato addirittura a Fincantieri per progetti “ecologici” di trazione navale nucleare. La sproporzione tra i due soggetti della partnership è tale da rendere evidente che il privato sta lì solo per creare l’illusione che non si tratti solo di denaro pubblico.
Contrariamente a ciò che viene fatto credere, quanto più un affare è antieconomico tanto più può essere lucroso per una lobby, poiché lo scopo non è produrre beni ma creare una voragine in cui riversare denaro pubblico da parassitare. Il lobbying d’affari non attiene all’economia reale ma alla pura fisica del denaro, in termini di massa e velocità del denaro stesso. Se si considera poi che il nucleare è avvolto dal segreto di Stato in ogni sua fase (costruzione delle centrali, produzione dell'energia, smaltimento delle scorie, smantellamento delle centrali obsolete) si comprende che è praticamente impossibile un controllo sui costi e sui conti. Il problema è che il nucleare comporta troppe perdite per sostenere la finzione del privato in modo da creare icone di “privati” alla Musk da propinare al pubblico. L’azienda elettrica francese EDF è una SpA interamente a capitale pubblico, cioè il governo francese ne è l’unico azionista, determinando una pretestuosa quanto schizofrenica dissociazione tra diritto pubblico e diritto privato. Questa doppia parte in commedia dimostra tutta l’artificiosità del dualismo tra pubblico e privato. EDF ha salutato il primo anno di bilancio positivo dopo anni bui di deficit dovuti proprio alla costosissima manutenzione delle centrali nucleari. Il governo francese annuncia trionfalmente che, dopo avervi rinunciato per molti anni, riscuoterà di nuovo i propri dividendi per il possesso delle azioni di EDF. Però lo farà dal 2026; quindi c’è sempre tempo per ripensarci.
Ad onta della narrativa rassicurante lo scorso anno EDF non è riuscita neppure lontanamente a colmare le perdite degli anni precedenti. La guerra in Ucraina ha migliorato le prospettive di vendita per l’energia delle centrali nucleari; inoltre c’è un allarmismo mediatico che oggi enfatizza il contenzioso tra Russia e Austria, in modo da tenere alto il prezzo del gas. D’altra parte la produzione industriale e la relativa domanda di energia sono in generale diminuzione, perciò non è detto che l’allarmismo mediatico e la speculazione di Borsa riescano a tenere alti prezzi e profitti. La prospettiva di salvezza per EDF si basa perciò sugli esborsi dell’azionista governativo, che spreme il contribuente per colmare i buchi di bilancio e non riscuote mai quando si affaccia qualche piccolo profitto, cosa che sarebbe impensabile per gli azionisti privati. Pensiamo ad esempio agli Elkann, che non appena riscuotono i sussidi governativi immediatamente li distribuiscono in dividendi agli azionisti.

Ringraziamo Mario C. “Passatempo”