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ANCHE IL 7 OTTOBRE NEL SACRO CALENDARIO DEL CULTO CLEPTOCRATICO
Di comidad (del 10/10/2024 @ 00:08:05, in Commentario 2024, linkato 6246 volte)
La data del 7 ottobre è assurta ai fasti della religione ufficiale con un nuovo significato, sfrattando la celebrazione dell’obsoleta Madonna del Rosario; ciò ad ennesima smentita del luogo comune secondo cui vivremmo in una società secolarizzata che avrebbe perso il senso del sacro. Spacciando gli israeliani per ebrei, si è trasformato un evento bellico in oggetto di culto sacrificale, estorcendo all’opinione pubblica la sottomissione al mistero, doloroso ma anche glorioso, del Popolo Eletto che si scontra col Male Assoluto. Si tratta di una vera e propria diffida, di una sfacciata intimidazione nei confronti di chi voglia porre troppe domande, ammonendolo a non incorrere nella blasfemia. A distanza di un anno dall’attacco di Hamas e di altre formazioni palestinesi, l’Israeli Defence Force infatti non ha ancora pubblicato i risultati dell’inchiesta che avrebbe dovuto spiegare i motivi della debacle del sofisticato e costoso sistema elettronico di protezione militare al confine di Gaza. La BBC ha pubblicato una ricostruzione parziale degli eventi del 7 ottobre in base a presunte testimonianze di militari israeliani, i quali avrebbero condizionato le loro dichiarazioni alla garanzia di rimanere nell’anonimato. Da quel poco che si capisce, pare che un attacco da Gaza fosse atteso ma che, nonostante le numerose segnalazioni nei giorni precedenti, la sua portata fosse stata gravemente sottostimata dagli alti comandi; mentre, al contrario, erano assolutamente sovrastimate le capacità della barriera di protezione. La vicenda del 7 ottobre quindi va oltre la questione delle balle sugli stupri e sgozzamenti, e persino al di là del famigerato Protocollo Hannibal che impone ai militari israeliani di impedire la presa di ostaggi anche a costo di uccidere commilitoni e concittadini.
In questo marasma di domande ancora senza risposta ufficiale, c’è infatti una certezza, cioè il miliardo e cento milioni di dollari che è costato il muro di protezione israeliano. Lungo sessantacinque chilometri, il muro era stato completato nel dicembre del 2021 ed era dotato di modernissimi sensori e sistemi anti-tunnel. Un’altra certezza è che la questione del fallimento del muro anti-Gaza e dei suoi costi è scomparsa dal dibattito; e ciò appunto grazie all’operazione di consacrazione degli eventi del 7 ottobre, nella loro trasformazione in “pogrom” o addirittura in appendice dell’Olocausto. In altri termini, più sacro e più culti misterici ci metti, meno devi rendere conto di quanto hai speso e di quanto hai “mangiato” per vendere al pubblico una pericolosa illusione di invulnerabilità.

C’è anche un altro aspetto da mettere in ombra grazie alle nebbie del sacro, e cioè i bidoni che hai rifilato. Lo scorso anno Israele è riuscito a vendere alla Germania il suo sistema antimissile Arrow 3, costruito in collaborazione con la multinazionale americana Boeing, un nome che già da solo garantiva che si trattasse di un bidone. Il sistema dovrebbe essere consegnato alla Germania entro il 2025. Nello stesso periodo Israele ha firmato un accordo per la vendita di un altro suo sistema antimissile, il David’s Sling, costruito in collaborazione con la multinazionale americana Raytheon. Stavolta il pollo (pardon, l’acquirente) è stato la Finlandia, che ha così celebrato alla grande il suo ingresso nella NATO. Il sistema antimissile Iron Dome, finanziato dagli USA ma costruito interamente dall’azienda israeliana Rafael, è stato invece meno fortunato, infatti allo stato attuale l’unico compratore pare sia il governo di Cipro. Ma, in quanto finanziatori fin dall’inizio del progetto, anche gli USA dovrebbero dotarsi del sistema Iron Dome.
A “protezione” di Israele c’era anche un quarto sistema, il famoso Patriot della multinazionale Raytheon, i cui fallimenti risultano agli atti del Congresso americano fin dal 1992; cosa che non ha mai impedito di continuare a spenderci denaro pubblico. Si può prendersela con quell’infame della Guida Suprema Khamenei, e magari far fuori anche lui, ma ciò non sposta i termini del problema delle scarse prestazioni dei sistemi anti-missile israelo-americani in rapporto ai loro costi esorbitanti.
La scorsa settimana l’IDF ha ammesso che nella serata del primo di ottobre scorso ventitré missili iraniani hanno colpito delle basi aeree israeliane, in particolare la base di Nevatim. Secondo l’IDF sono stati colpiti solo edifici amministrativi e i danni sarebbero irrilevanti. Anche se il resoconto israeliano sui danni fosse vero, sta di fatto che i missili sono passati e si può intuire ciò che sarebbe accaduto se avessero avuto come bersaglio aree residenziali o centrali elettriche, oppure portato testate chimiche. La morale della favola alla fine è sempre che, nonostante i loro costi stratosferici, i sistemi antimissile non risultano efficaci. Proprio come era accaduto al Muro di Ferro al confine di Gaza, anche le frecce, le fionde e le cupole sono state funzionali esclusivamente al sistema della cleptocrazia militare. Assistiamo anche ad un ulteriore paradosso per la logica ma non per gli affari: oggi le multinazionali delle armi possono fare ancora più soldi proprio perché le armi da loro prodotte in passato non hanno funzionato.
L’Israel lobby, l’AIPAC, organizza “viaggi di istruzione” in Israele per i parlamentari americani, repubblicani e democratici; e vediamo poi questi “legislatori”, allineati come scolaretti, accettare lo stato di sudditanza psicologica e la conseguente umiliazione. Certo, i “legislatori” vanno in fila a riscuotere la loro tangente sui finanziamenti pubblici che gli USA inviano a Israele ma, per comprendere pienamente tutto ciò, occorre tener conto che la potenza del lobbying non sta solo nel comprare i politici; sta anche nel diventare il loro modello esistenziale. Israele realizza compiutamente l’ossimoro dell’emergenza permanente e quindi catalizza automaticamente l’attività di lobbying, il quale non è uno strumento neutro. Il lobbying non può promuovere allo stesso modo affari bellicisti o affari che richiedano un contesto pacifico, affari del tutto legali oppure affari loschi che necessitino di un margine di illegalità. Il lobbying batte sempre la politica e la domina poiché la politica richiederebbe una valutazione ragionata delle opzioni in campo; mentre il lobbying segue per riflesso condizionato tutto ciò che conferisce più massa, più velocità e minore trasparenza ai flussi di denaro pubblico, quindi guerre ed emergenze sanitarie; che consentono di fare affari velocemente e criminalizzando chiunque si azzardi a chiedere spiegazioni. Il lobbista è più diretto, non ha incertezze e ripensamenti, sa sempre quello che deve fare, perciò alla fine sarà il politico ad ammirare il lobbista, ad esserne sedotto e ad imitarlo. Se la si mette in termini di fisica sociale, si può dire che non è Israele ad avere una sua lobby, bensì è il lobbying ad aver creato Israele.