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L’UNIONE EUROPEA NON Č UNA TECNOCRAZIA MA UNA CLEPTOCRAZIA
Di comidad (del 25/07/2024 @ 00:11:08, in Commentario 2024, linkato 6342 volte)
Secondo la stampa israeliana il drone yemenita piombato su Tel Aviv il 19 luglio scorso sarebbe stato “monitorato” dal sistema di difesa per sei minuti prima di colpire la città. Il motivo del mancato abbattimento del drone, secondo la versione ufficiale dell’autorità militare israeliana, sarebbe un “errore umano”; infatti pare che per quel giorno Dio abbia potuto esibire un alibi di ferro.
La locuzione “errore umano” è pleonastica, in quanto anche i dispositivi tecnici sono l’effetto di scelte umane, soprattutto per ciò che riguarda la decisione di investire denaro e risorse in una tecnologia invece che in un’altra. Il sistema che avrebbe dovuto difendere i centri urbani in Israele è il cosiddetto “Iron Dome”, costruito dalla multinazionale israeliana Rafael, che è a capitale controllato dal ministero delle Finanze. In realtà il sistema “Iron Dome” è talmente costoso che Israele non può permettersi di sostenerlo da solo, quindi a pagare il conto sono gli Stati Uniti. Da bravo oste che dice che il vino è buono, il sistema “Iron Dome” vanta una percentuale di successi del 90%; la cifra però è da considerarsi controversa poiché il sistema non considera gli attacchi contro bersagli diversi dai centri urbani. L’ultimo fallimento è anche più clamoroso che nel caso dell’attacco iraniano dell’aprile scorso, dato che in questa ultima circostanza il drone ha colpito direttamente, senza neppure aver bisogno di una preventiva saturazione del sistema di difesa con bersagli di disturbo.
Non soltanto gli USA sono i principali finanziatori dei sistemi di difesa antimissile israeliani, ma c’è anche uno stretto rapporto di collaborazione dell’israeliana Rafael con la sua omologa statunitense, la Raytheon; quella che produce l’antimissile “Patriot”, che ha in comune con “Iron Dome” l’efficacia incerta, con il rischio di perdere il controllo e di auto-bersagliarsi, ed i costi abissali.
Fortuna vuole che a garantire la qualità dei prodotti di Raytheon ci sia il segretario alla Difesa in persona, Lloyd Austin, che proviene proprio dal consiglio di amministrazione di Raytheon. L’oste ed il cliente quindi sono la stessa persona che fa porta girevole tra i due ruoli e i due stipendi, perciò gli si può credere sulla parola quando dice che il vino è buono; oltretutto Austin e gli altri squadroni di portagirevolisti sono talmente onesti che non passano mai alle multinazionali informazioni riservate che permetterebbero di fare insider trading e manipolazione del mercato borsistico (o no?). La commistione e l’intreccio tra multinazionali e apparati pubblici consente alle lobby d’affari di acquisire posizioni di potere praticamente feudale e con un paravento legale. D’altra parte, proprio perché il capitalismo è una forma economica così composita e mistificata, occorre un surplus di trucchi retorici per sostenere la narrativa. Prima ci si dice che il capitalismo è “anarchico”, poi invece ci si racconta che il principio unificante e ordinatorio c’è, dato che il capitalismo sarebbe in grado di operare una “sussunzione”, cioè di assorbire in un quadro generale forme particolari e arcaiche di dominio e di rendita. Sennonché in questo marasma capitalistico l’unica costante, l’unico filo conduttore, è sempre l’assistenzialismo per ricchi.

Purtroppo per la Rafael e la Raytheon ci sono osservatori neutrali, come i militari indiani, che rilevano il fatto che i vari sistemi antimissile israeliani sono stati aggirati nell’attacco iraniano del 13/14 aprile e che i bersagli designati dagli iraniani sono stati centrati. D’altra parte è meschina e provinciale questa pretesa di valutare un sistema antimissile in base alla protezione effettiva dagli attacchi. Sarebbe invece molto più “europeo” valutare in base agli enormi costi e quindi agli enormi profitti per le multinazionali del settore e per i loro lobbisti nella politica e negli apparati pubblici; infatti in ambito europeo il 13/14 aprile è stato salutato come un successo, dato che si è speso un miliardo e mezzo di dollari in una sola notte. Di fronte a questo argomento così europeo, la multinazionale tedesca Rheinmetall ha deciso di copiare i sistemi israeliani e si propone come capocordata di un consorzio di affari europeo. Non sono neanche egoisti, c’è da mangiare per tutti.
Tra l’altro il CEO di Rheinmetall è un eroe a denominazione di origine controllata. La CNN ha riportato che, grazie all’intelligence americana (che stavolta non si è distratta come col North Stream ma ha tempestivamente avvertito le autorità tedesche), è stato sventato un complotto di Putin per assassinare il CEO di Rheinmetall. Il CEO ha anche un nome eroico, infatti si chiama Armin, come il condottiero che guidò i germani alla vittoria contro i romani a Teutoburgo. Peccato che quel suo cognome cacofonico di origine svedese, Papperger, rovini tutto l’incanto.
Comunque la cosa importante è che l’entusiasmo di Papperger per i sistemi di difesa antimissile israeliani abbia trovato la sponda giusta, cioè la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Nell’aprile scorso la von der Leyen ha espresso pubblicamente interesse e ammirazione per i sistemi di difesa antimissile israeliani, apprezzando la loro performance in occasione dell’attacco iraniano. In quanto esponente di spicco della cleptocrazia europea, la von der Leyen ha immediatamente riconosciuto che è più “performante” ciò che le consente di rubare di più; come col siero Pfizer: se avesse funzionato non ci sarebbe stato il pretesto per imporre la quarta e quinta dose. e quindi di raddoppiare i profitti.
Una delle maggiori barriere ideologiche a difesa dei sistemi di potere è rappresentata dalle finte critiche che in realtà sono apologie. Mentre i sistemi antimissile fanno cilecca spesso e volentieri, le finte critiche svolgono egregiamente il proprio lavoro di confondere le opposizioni. Quando si descrive l’Unione Europea come una “tecnocrazia”< si crea un’apparenza di obiezione alludendo ad una mancanza di democrazia; mentre in effetti si sta celebrando e legittimando l’UE in nome di una sua presunta gerarchia della “competenza”, che sarebbe da auspicare “in tempi di crisi” (come a dire sempre). Va riconosciuto però che anche il saccheggio del denaro pubblico può essere considerato una competenza o una tecnica; perciò, una volta ascesa al vertice della società, è ovvio che la delinquenza comune percepisca se stessa come un’aristocrazia del merito.