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PROVE TECNICHE DI AUTOSPUTTANAMENTO
Di comidad (del 02/05/2024 @ 00:08:01, in Commentario 2024, linkato 6996 volte)
Da più parti arrivano inviti al padre di Ilaria Salis a “non politicizzare” il caso. In realtà il povero padre non ci può fare nulla, dato che ormai gli altarini sono scoperti e la questione non riguarda più soltanto la persona della Salis. Sino a poco più di un anno fa il fatto che ogni anno la “Legio Hungaria” organizzasse a Budapest un raduno dell’estrema destra europea e mondiale per celebrare la “giornata dell’onore”, faceva parte di quelle cosiddette “informazioni di nicchia”. In base alla famosa eterogenesi dei fini, l’accanimento giudiziario delle autorità ungheresi nei confronti di Ilaria Salis ha sortito un effetto autosputtanante, perciò quest’anno non si è potuto fare finta di nulla come al solito. Pare che il divieto ufficiale di sfilare imposto stavolta ai neonazisti, li abbia costretti a riunirsi nei boschi come passeggiatrici qualsiasi, per cui si sono trovati ad aver indossato le loro sgargianti uniformi senza potersi esibire in pubblico. La loro delusione e frustrazione sono state sfogate con un murales in cui Ilaria Salis veniva rappresentata impiccata; è la tipica reazione di chi è assuefatto ad essere assecondato, vezzeggiato, coccolato, viziato, iperprotetto e d’improvviso si vede negata la soddisfazione dell’ennesimo capriccio.
Le accuse nei confronti di Ilaria Salis sfidano il buonsenso e la verosimiglianza, per cui ci si racconta che, in occasione della “giornata dell’onore” dello scorso anno, l’energumena sarebbe andata a caccia di manifestanti per sottoporli a pestaggi. Del resto con il suo passato di maestrina, la Salis è abituata a vedersela con i direttori didattici e con le mamme degli alunni, perciò affrontare un’orda di neonazisti deve esserle sembrato una passeggiata. Con quel po’ di polpo neonazista che nascondevano nella manica, ci si sarebbe aspettato che le autorità ungheresi agissero con misura e discrezione, accompagnando silenziosamente la Salis alla frontiera dopo qualche condanna con la condizionale. Lo spirito vendicativo, l’arroganza e il senso di impunità hanno spinto invece la magistratura ungherese a strafare, ad esagerare e a darsi la zappa sui piedi con lo spot delle catene in tribunale, svelando così la storica connivenza con la rete internazionale del nostalgismo neonazista. Non si tratta quindi del diritto di chiunque, nazi compresi, di manifestare la propria opinione e della bulletta antifascista che cerca di negarglielo, bensì della protezione che molti paesi NATO elargiscono all’internazionale neonazista. Ci si racconta che la NATO sta lì per difendere la santa democrazia contro i dittatori, però per fare il lavoro sporco contro Putin servono i nazisti, e contro Assad servono i jihadisti.
Neppure si può ridurre il tutto alla criminalizzazione degli ungheresi, perché anche da noi il più pulito ci ha la rogna, e le autorità nostrane non perdono occasione per sbracare, come ha dimostrato il caso della persecuzione giudiziaria nei confronti di Alfredo Cospito. Prima dello sciopero della fame di Cospito, sul 41bis circolavano spot pubblicitari che lo presentavano come un duro regime di isolamento carcerario funzionale all’antimafia, perciò tutte le obiezioni contro il 41bis erano esclusivamente di carattere umanitario e costituzionale. Oggi sappiamo invece che il 41bis è un altro buco nero di abusi e illegalità istituzionalizzata, dato che gli onorevoli Del Mastro e Donzelli, credendo di screditare Cospito, hanno esibito registrazioni riservate da cui risulta che le autorità penitenziarie gestiscono il 41bis come una sorta di sito d’incontri tra boss.

Certi paradossi comunicativi di autosputtanamento derivano da un cambio di mitologia. Lo Stato non è mai esistito se non a livello di astrazione giuridica, per cui la statualità sino agli anni ‘70 ha svolto la funzione di mito legittimante per dei poteri trasversali al pubblico ed al privato, ed al legale e l’illegale; ovvero dei regimi. Il punto è che nell’odierno strapotere delle lobby d’affari la statualità è stata spazzata via anche come mito e sostituita dalla retorica di marketing e dalla narrativa aziendalista e manageriale. Si determina perciò una schizofrenia comunicativa da parte dei pubblici poteri, i quali dovrebbero lasciare in ombra le loro commistioni con gli interessi privati o illegali, ma non ci riescono più, dato che ormai sono drogati di esibizionismo, perdono ogni ritegno e decenza facendo autopromozione in termini di iperbole pubblicitaria. Persino la guerra è diventata uno spot, un’animazione da villaggio turistico, perciò non c’è da sorprendersi se le scuole dell’infanzia fanno sfilare i bambini in tuta mimetica per il 25 aprile.
Come sempre fascisti e politicamente corretti fingono di litigare ma in effetti si fanno da sponda a vicenda. Il tentativo dei nostri politicorretti è di scaricare la responsabilità del caso Salis sul cattivissimo primo ministro Orban, confezionato e venduto dai media come una specie di icona ad uso dei sovranisti o babau ad uso degli europeisti. In realtà Orban è un politicante abituato a tenere il piede in diecimila scarpe, tanto che ha persino cominciato la sua carriera lavorando per Soros. Orban dimostra abilità a fare il vaso di terracotta che si barcamena tra i vasi di ferro, ma i suoi oppositori in Ungheria sono i primi ad avvertirci di non sopravvalutarlo ed a non prendere sul serio la pubblicità ingannevole che lo spaccia come avversario dell’Unione Europea.
Grazie alla distrazione mediatica quasi nessuno si è accorto che Orban ha trasformato contemporaneamente l’Ungheria in presunto “baluardo della civiltà cristiana” ed anche in sede di una delle maggiori industrie pornografiche del mondo. Ma in base alle cronache l’internazionale neonazista (con tanto di banderisti ucraini e CasaPound nostrani) faceva il bello e il cattivo tempo in Ungheria da molto prima che Orban arrivasse al governo, ed anche la rete di complicità politiche e giudiziarie attorno al neonazismo non l'ha inventata lui.
Abbiamo verificato nella vicenda dell’Ucraina come i nostri media ed i nostri politici demonizzano il nazismo o fanno finta che non esista a seconda delle esigenze pubblicitarie del momento. Se si tratta di rievocare il genocidio ebraico o di denunciare gli attuali attentati antisemiti, allora i neonazisti esistono. Durante la seconda guerra mondiale vi fu infatti un’originale versione ungherese del nazismo, il partito delle Croci Frecciate, che collaborò alla deportazione e uccisione di circa mezzo milione di ebrei ungheresi. Ma se si tratta di far guerra ai sovietici o ai russi, invece i nazisti scompaiono dai media, per i quali ci sono solo “patrioti”. Purtroppo nel 2019 a Budapest si è verificato un episodio increscioso nel quale la scissione mediatica tra nazisti e “patrioti” non è stata possibile. La Legio Hungaria aveva organizzato una manifestazione per celebrare la rivoluzione ungherese del 1956, nella quale le ex Croci Frecciate furono molto attive militarmente, sia ammazzando dirigenti e militanti del partito comunista, sia nell’affrontare poi gli invasori russi. Durante la manifestazione i “patrioti” antisovietici però si sono improvvisamente ricordati di essere anche nazisti e sono andati a dar fuoco ad un centro culturale ebraico. Guarda gli scherzi della memoria. Meno male che ci pensano i media a ripristinare l’oblio.