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GLI SPOT PUBBLICITARI DELLE ARMI HANNO SOSTITUITO LA STRATEGIA
Di comidad (del 18/04/2024 @ 00:09:52, in Commentario 2024, linkato 7195 volte)
In molti hanno notato che il “99%” è un topos pubblicitario dei prodotti antibatterici, i quali dichiarano appunto di poter eliminare il 99% dei batteri. Per la verità ci sono anche antibatterici più bravi dell’Iron Dome e dell’Arrow israeliani, infatti riescono ad eliminare addirittura il 99,99% dei batteri. Magari è sufficiente quello 0, 01 a fregarti, ma bisogna sapersi accontentare.
Mentre lo spot pubblicitario reclamizzava trionfalmente i successi del sistema di difesa israeliano e l’abbattimento del 99% dei missili e droni iraniani, contestualmente ci si faceva sapere che così non era. Secondo fonti dei militari statunitensi, almeno settanta droni li avrebbero abbattuti loro. A difendere il suolo israeliano contro la preannunciata rappresaglia dell’Iran c’erano anche navi e aerei britannici e francesi; ma il dettaglio sorprendente è che ci fosse persino la Giordania, la quale, pur di difendere Israele, non ha esitato a mettere a rischio la propria popolazione, in quanto ci sarebbero tre morti giordani a causa dei detriti dei droni abbattuti. In più la Giordania si è presa anche le minacce dell’Iran, che ha avvertito che, in caso di ulteriore coinvolgimento della contraerea giordana (peraltro fornita da Macron), questa sarà considerata a sua volta un bersaglio. Dopo aver fatto tutti questi sforzi e sacrifici, e dopo essersi buscato il disprezzo dei suoi connazionali, il povero re giordano Abdullah non si è meritato neanche una pacca sulla spalla dai nostri media ingrati: ma si sa che Israele è il pupo viziato, il figlio prediletto che si prende tutti i meriti a scapito dei fratelli negletti; in questo caso neppure fratelli, dato che i giordani sono arabi e quindi di razza inferiore.
La più frequente accusa che viene rivolta agli antimilitaristi è quella di essere degli utopisti, dato che il mondo reale è aggressivo e bisogna pur sempre essere in grado di difendersi. In realtà i veri utopisti sono i militaristi, i quali si immaginano dei militari ideali che non esistono se non nei loro sogni. Il generale Luigi Chiapperini afferma infatti che il lancio di droni e missili da parte dell’Iran sarebbe stato un fallimento, ciò a causa del solito mantra del 99% di abbattimenti, come se non fossero state colpite due basi aeree ed una di intelligence. La propaganda dovrebbe essere uno strumento della strategia, ma questa non è più propaganda, qui c’è uno spot pubblicitario che si mangia la strategia e la sostituisce. Se questo è il livello dei nostri militari, tanto vale che ci arrendiamo subito. In realtà chiunque guardi la carta geografica si rende conto del fatto che tra Iran ed Israele ci sono oltre mille chilometri di distanza, quindi è questo il tragitto per il quale sono riusciti a viaggiare missili e droni. Anche se l’Iran non raggiungesse la capacità nucleare, basterebbero le misere testate chimiche a costituire una ritorsione contro la celebrata potenza nucleare israeliana. Il feticismo dell’atomica è una suggestione dovuta al suo altissimo costo, ovvero al feticismo del denaro, che fa dimenticare che l’umanità può essere sterminata persino da un banale antipidocchi come il Sarin. Il potere si misura effettivamente in capacità di spesa, ma si tratta di potere di manipolazione sociale, non di potenza militare.

Appellandosi all’articolo 51 della Carta dell’ONU, che prevede il diritto di difesa, l’Iran era tenuto ad avvisare il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ed a rimettersi alle sue decisioni, quindi rinunciava all’effetto sorpresa dichiarando tempi e bersagli. La disinformazione ufficiale su questo dettaglio ha creato le condizioni per l’equivoco e per la fake news di un attacco concordato tra Iran e USA. Una volta tanto invece era tutto trasparente. Va aggiunto che per mettere l’Iran in condizioni di illegittimità sarebbe bastato che il Consiglio di Sicurezza emettesse una risoluzione prima dell’annunciata rappresaglia, cosa che il Consiglio non ha fatto perché avrebbe dovuto sortirne una condanna del comportamento israeliano per l’attacco ad un edificio annesso ad un’ambasciata. Siamo quindi di fronte ad un attacco annunciato con largo preavviso, per la cui difesa si è mobilitato quasi tutto il Sacro Occidente; eppure i missili iraniani hanno ugualmente colpito le basi aeree e di intelligence israeliane. In altri termini, contro gli attacchi missilistici non esiste difesa, poiché anche il più sofisticato dei sistemi antiaerei può essere saturato e aggirato con vari espedienti a basso costo.
Già il 7 ottobre Hamas aveva messo in crisi il sistema antimissile israeliano con piogge di razzetti artigianali, ma la vulnerabilità di Israele agli attacchi missilistici è un’acquisizione ancora più datata, infatti, durante la prima guerra del Golfo del 1991, Tel Aviv e Haifa furono bersaglio di missili iracheni di fabbricazione sovietica, classificati con il nome di “Scud” in ambito NATO, e che invece gli iracheni chiamavano “Al Husayn”. Si trattava di ultraeconomiche repliche delle V2 di von Braun nella seconda guerra mondiale. Nel 1991 il costoso sistema antimissile Patriot dimostrò di non essere affidabile, e lo stesso vale per gli attuali sistemi Iron Dome e Arrow, visto che anche se ci fosse davvero solo un 1% di sforamenti, sarebbe più che sufficiente in caso di attacco chimico. Ne consegue che, ad onta dello spot pubblicitario che lo afferma, Israele non è davvero minacciato da nessuno dei suoi vicini, dato che, se realmente lo fosse, le cose si sarebbero messe molto male da tempo.
Questa considerazione realistica fu esattamente quella che spinse il primo ministro israeliano Rabin a cercare un accordo ed a far finta di essere pacifici per un po’, almeno finché Israele non avesse acquisito di nuovo un decisivo vantaggio tecnologico. Ma Rabin fu fatto fuori dai suoi concittadini poiché la cessazione delle ostilità, pur essendo strategicamente ragionevole, avrebbe disturbato gli affari delle armi. Dagli anni ’80 Israele è finanziato dagli USA per sviluppare sistemi di difesa antimissile. C’era stata un’ulteriore iniezione di liquidità, cioè un miliardo di dollari stanziati dal Congresso USA nel 2021. Meno male che dopo il 7 ottobre sono arrivati altri quattordici miliardi americani (ed ora altri ne arriveranno), dato che per abbattere uno sciame di pezzentissimi droni suicidi e antidiluviani missili subsonici, Israele avrebbe speso appunto un miliardo e trecento milioni di dollari in una notte, quindi almeno dieci volte in più rispetto a ciò che ha speso l’Iran. Questa non si chiama difesa ma cleptocrazia militare.
Molti si illudono che avallare le fake news sulla “vittoria” delle difese israeliane possa servire almeno a rabbonire Netanyahu e dissuaderlo da una contro-rappresaglia. L’effetto invece è l’opposto, e il problema non riguarda la personalità di Netanyahu, il fatto che sia psicopatico, fanatico e corrotto. Insistere sul mito fallace della supremazia militare di Israele, o di chicchessia, consente allo spot delle armi di continuare a dettare i comportamenti. Sul “Jerusalem Post” del 14 aprile c’è una delirante intervista al capo della difesa antimissilistica israeliana, Moshe Patel, che celebra il fiume di denaro investito negli ultimi quarant'anni dagli USA nei sistemi antimissile israeliani. Sin dai tempi delle "Star Wars” del presidente Reagan, Israele è diventato il principale destinatario di quei colossali investimenti. Di fronte ad un fallimento così evidente e di fronte ad un rapporto di spesa così sfavorevole, Patel deve perpetuare l’illusione, perché è solo un pupazzo animato dal movimento dei soldi, che parlano e pensano al posto suo.
Il fallimento della cleptocrazia militare israeliana nell’ambito operativo sul campo è stato evidente a Gaza, dove l’Israeli Defence Force ha riportato perdite gravissime. Aver dichiarato ufficialmente duecentosessanta caduti è già moltissimo, se si considera che il computo dei morti non considera i feriti deceduti a distanza di tempo. Vanno nel conto anche altri trucchi, come spacchettare le perdite in due capitoli, cioè la risposta all’incursione del 7 ottobre e l’attacco a Gaza. Ed è questa incapacità militare il dato scandaloso che gli spot pubblicitari di questi giorni stanno mettendo in ombra. A nessun governo frega nulla del genocidio a Gaza e neppure di Israele in quanto tale, ma sarebbe una minaccia esistenziale per il giro di affari e porte girevoli legato alle armi se si prendesse atto che sono una frode non soltanto i sistemi antimissile ma anche ogni altra promessa di supremazia militare.