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VOLER STARE ALL’INFERNO A DISPETTO DEI DIAVOLI
Di comidad (del 25/05/2023 @ 00:18:42, in Commentario 2023, linkato 7999 volte)
Alle volte, di fronte a certe notizie, hai la vaga sensazione che qualcosa ti sfugga. Domenica scorsa a Chisinau, capitale della Moldavia, alcune decine di migliaia di persone sono scese in piazza per ribadire la loro volontà di completare il processo di adesione all’Unione Europea. Dal giugno del 2022 infatti la Moldavia, insieme con l’Ucraina, è ufficialmente “candidata” ad entrare nell’UE, come a dire in procedura d’esame. Insieme con la presidentessa moldava, Maia Sandu, c’era anche la presidentessa del parlamento europeo, la maltese Roberta Metsola, la quale ha promesso il suo pieno appoggio alle aspirazioni della folla. Il contenuto dei discorsi è stato il solito spot pubblicitario: l’Europa come stile di vita, come “sogno”, eccetera. Secondo le cronache, la manifestazione sarebbe la risposta alle “mire di Putin”. Anche la Moldavia spera infatti di essere difesa dall’Unione Europea contro la Russia, visto come è stata difesa bene l’Ucraina.
La Moldavia si trova in una situazione simile a quella dell’Ucraina, sebbene in scala minore, dato che ha solo due milioni e mezzo di abitanti. La Moldavia ha anch’essa all’interno una regione separatista di lingua russa, la Transnistria, che, come il Donbass, è strategica per il controllo del Mar Nero. Tanto per rendere la situazione più tranquilla, truppe russe sono già presenti in Transnistria addirittura dal 1992, ufficialmente inviate dall’allora presidente russo Eltsin in funzione di peacekeeping in seguito ad un conflitto etnico. In un’intervista rilasciata nel marzo scorso, il ministro moldavo dell’energia descriveva le differenze di approvvigionamento energetico tra la Transnistria ed il resto della Moldavia. Mentre la regione russofona viene rifornita di gas praticamente gratis, al contrario il governo di Chisinau è soggetto da decenni alle esose vessazioni di Gazprom. L’intervista, pubblicata dal “Corriere della Sera”, esibiva un titolo completamente fuorviante, in quanto proclamava che la Moldavia non avrebbe più bisogno del gas russo. In realtà dal testo dell’intervista risulta tutt’altro, e cioè che è Gazprom ad aver chiuso i rubinetti, e non si parla per ora di alcuna alternativa a questi rifornimenti.
Non risulta dalle cronache che nella manifestazione europeista di Chisinau si sia trattato di questi problemi, cioè come si possa conciliare l’adesione all’UE col separatismo russofono e russofilo, e con la presenza di truppe russe. Non è chiaro neppure come l’UE possa concretamente ovviare alla dipendenza energetica della Moldavia, dato che è a sua volta in crisi di approvvigionamento. Ad esempio l’Italia, secondo le promesse e le speranze ufficiali, dovrebbe, forse, risolvere la questione con i rigassificatori; i quali non sarebbero comunque attivi prima dell’anno prossimo e sicuramente comporteranno un aumento dei costi dell’energia. Insomma, di preciso non c’è ancora nulla, per cui gran parte dell’Europa sta rischiando la deindustrializzazione. Chi poi sperasse nella “solidarietà europea”, ha a disposizione l’esempio di ciò che è capitato alla Grecia per trarne ispirazione e conforto. Cosa ne avrebbe detto Rabelais, con quel suo linguaggio mistico da buon frate francescano? L’Europa è un sogno? E allora, sognate e non rompete il cazzo.

Meno male che ci soccorrono gli intellettuali. Lo scrittore moldavo Iulian Ciocan ha presentato un suo libro nei giorni scorsi, nell’ambito di incontri legati al premio intitolato al giornalista Tiziano Terzani, che è come dire il premio Oscar alla confusione mentale. Ciocan è autore di una trilogia sulla Moldavia e, nel terzo capitolo di quest’opera, prevede addirittura un’invasione russa della Moldavia, cosa che probabilmente gli garantirà anche il premio menagramo. Le tesi politiche di Ciocan però sono interessanti, poiché rappresentano un vero e proprio inno alla figura retorica dell’ossimoro, della contraddizione in termini, che è il biglietto da pagare per rimanere nel circuito del politicamente corretto e quindi dei media mainstream. Chi ha provato il dispotismo russo, prima nella versione burocratica del PCUS e poi nella versione affaristica di Gazprom, ha giustamente il dente avvelenato; però lascia perplessi questa visione dell’europeismo/occidentalismo come una sorta di ascensore antropologico.
Secondo Ciocan la Moldavia è un Paese europeo ed il suo posto naturale è in Europa. Dopo aver rivendicato questo rango, questo status internazionale che era stato sottratto dal dominio russo, lo stesso Ciocan c’informa però che la Moldavia è piena di russofoni-russofili che vorrebbero tornare alla madrepatria. Ciocan auspica che questi russi in Moldavia imparino almeno il rumeno per non essere soggetti soltanto alla propaganda del Cremlino. Già si intravede perciò il segnale di una possibile guerra civile tra le pieghe dell’europeismo. Lo scrittore ha un piccolo accenno di amaro realismo quando riconosce che lo status di candidato ufficiale all’ammissione nell’UE è stato concesso alla Moldavia solo in seguito all’invasione russa della Crimea; in altre parole, esclusivamente per fare dispetto a Putin: un’Europa ridotta a dispettificio. Ciocan riconosce anche che soddisfare le condizioni di ammissione sarà durissimo. Particolarmente ostica sarà la riforma della Giustizia per poter contrastare finalmente la corruzione in Moldavia; dato che, come è noto, in Europa la corruzione non c’è. Adattare la Moldavia al letto di Procuste delle cosiddette “regole europee”, sarà quindi un penoso percorso sacrificale dai tempi lunghi e incerti, e nel frattempo si starà senza alcuna protezione. Di sacrificio umano in sacrificio umano, il moloc europeo potrebbe anche esigere di immolare la vita di qualche centinaio di migliaia di cittadini per poter un giorno essere degni dell’ammissione nel Sacro Occidente. Come sta succedendo adesso all’Ucraina: si vive nel mondo fittizio di uno spot pubblicitario, nel quale solo i morti ammazzati sono reali. Tanto l’aggressore è solo Putin, mentre l’UE e la NATO per quel giorno hanno un alibi.
Gli aspetti inquietanti non finiscono qui. Vaso di terracotta tra due vasi di ferro, la Moldavia, secondo Ciocan, dovrebbe chiedere asilo al vaso di ferro europeo; ma lo stesso Ciocan teme che gli altri Paesi dell’UE non vogliano davvero la Moldavia nel loro club esclusivo, bensì solo tenerla in eterno sotto esame. Effettivamente questi Europei alle volte sono un po’ altezzosi e snob; però bisogna dargli atto che le armi non le negano a nessuno. L’Europa è lo spot pubblicitario adottato dalle lobby finanziarie, ed ora anche dalle lobby delle armi. Craxi faceva parte della classe politica che ci ha condotto nell’UE; ma dal suo esilio ci fece sapere che l’Europa sarebbe stata un inferno. Una volta si diceva “voler stare in paradiso a dispetto dei santi”; oggi, vista la fila di aspiranti dannati che scalpitano per entrare nell’inferno UE, verrebbe da correggere in: “voler stare all’inferno a dispetto dei diavoli”.