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C’È POSTA (ANARCHICA) PER TE
Di comidad (del 23/02/2023 @ 00:12:06, in Commentario 2023, linkato 25714 volte)
Non c’è nulla di strano nel fatto che Enrico Letta e Stefano Bonaccini si siano lasciati andare a sperticati attestati di stima nei confronti di Giorgia Meloni. Il PD è un partito dipendente dai media e, dato che la stampa di establishment sta trattando bene la Meloni, e che addirittura Bruno Vespa da mesi la tratta come se fosse una statista, allora bisogna adeguarsi al mainstream. Si tratta dello stesso vincolo mediatico per cui Enrico Letta si era precluso ogni esito positivo sul piano elettorale attardandosi nel culto e nella nostalgia di Draghi; un culto che i grandi quotidiani gli imponevano. Anche il fatto che Letta e Bonaccini abbiano ancora una volta scavalcato il dibattito precongressuale e le strutture di partito, affidandosi direttamente allo strumento dell’intervista, rientra in quel regime “intervistocratico” instauratosi nella sedicente sinistra a partire dagli anni’70. Come esempi canonici di intervistocrazia si ricordano i casi di Enrico Berlinguer e Luciano Lama, i quali rovesciarono la linea politica del PCI rispetto alla NATO e della CGIL rispetto al salario, mettendo la base davanti al fatto compiuto, e tutto ciò a colpi di dichiarazioni rilasciate a Giampaolo Pansa ed Eugenio Scalfari. In tal modo si consacrava anche il ruolo sacerdotale del giornalista, che diventava una sorta di autorità morale a cui affidare le proprie confessioni e le proprie aspirazioni di redenzione dalle velleità anti-establishment. Purtroppo il fenomeno intervistocratico coinvolse negli anni ‘70 persino la sinistra “antagonista”, per cui i “leader” del cosiddetto “Movimento” venivano creati sulle colonne del quotidiano “la Repubblica”, per essere successivamente macellati nel tritacarne giudiziario.
Il termine “media” è quindi obsoleto, poiché stiamo parlando di organi che svolgono direttamente un ruolo politico e che dettano moduli, tempi e scadenze della “realtà”. Si potrebbe quindi proporre la sostituzione definitiva della locuzione “mass media” con quella di “Big Tellers”. Gli eventi non esistono più in quanto tali, bensì in base all’aspettativa determinata dai giornali e dalle televisioni. Il 15 febbraio scorso si è svolta l’attesissima e pericolosissima manifestazione degli anarchici a Roma. I giornalisti erano eccitati allo spasimo, pronti a documentare le violenze anarchiche. E poi il flop, la grande delusione. Ci sono soltanto una ventina di persone in bicicletta! A questo punto, i titoli sono, a scelta: fallita la manifestazione anarchica; oppure: la polizia blocca la manifestazione degli anarchici! In realtà era tutto pronto, e molti si stanno ancora interrogando sui segreti e misteri che circondano l’evento. Come mai gli anarchici non hanno voluto manifestare in una piazza con tutte le vie bloccate da decine di cellulari e con centinaia di poliziotti pronti a massacrarli di manganellate? Bah! Valli a capire. La potenza dei cosiddetti media (i “Big Tellers”) consiste appunto nel sovvertire il procedimento dimostrativo, per cui la smentita dell’aspettativa diventa conferma.

Una volta stabilito il rapporto preferenziale con i “Big Tellers”, con i colossi della narrazione, si può accedere allo stadio privilegiato della logica; infatti l’eccellente ministro Nordio, per confermare il mantenimento del 41 bis per Cospito, e per difendere i suoi sodali (i cialtroni Del Mastro e Donzelli), ci ha regalato delle indimenticabili perle di riflessione giuridica. Secondo il ministro, le disperse e recalcitranti orde anarchiche avrebbero ricevuto e recepito gli ordini del detenuto (telepatia?), facendosene ispirare. Che gli ordini siano giunti ai destinatari, sarebbe dimostrato dal fatto che le orde, superando le solite e connaturate beghe e divisioni, siano riuscite a manifestare in più di venti persone. Quindi, secondo il ministro, la manifestazione anarchica corretta, e secondo manuale, sarebbe così concepita: un anarchico a Trento, uno a Forlì, uno a Roma, uno a Trapani, uno in Aspromonte, uno a Oristano. Ognuno deve manifestare rigorosamente per conto suo, altrimenti vuol dire che obbedisce a Cospito. Nordio dovrebbe anzitutto mettersi d’accordo con se stesso: prima dice che Cospito deve stare segregato al 41bis per impedirgli di dare ordini alle orde anarchiche, poi dice che, nonostante il 41bis, i suoi ordini arrivano lo stesso alle orde; anzi, ci arrivano più e meglio di prima.
Bisogna comunque ringraziare i cialtroni Del Mastro e Donzelli, poiché, se non fosse stato per loro, non avremmo saputo che il 41bis non è affatto un regime di isolamento, e che, anzi, ci sono veri e propri obblighi di socializzazione imposti ai detenuti. Il Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria, il DAP, ha infatti costretto Cospito ad incontrarsi con dei boss durante le due ore d’aria, per poi intercettare le conversazioni tra loro. Le rivelazioni sulle intercettazioni sono state agghiaccianti, infatti pare che i detenuti al 41bis siano sfavorevoli al 41bis. Mostruoso! A causa di quelle sue blasfeme opinioni, Cospito ha perso ogni credibilità; almeno ciò a detta degli opinion leader dei talk show, come Massimo Giletti.

L’opinione pubblica forcaiola ovviamente plaude al linciaggio morale di Cospito, ed esige che diventi linciaggio fisico. Anche i forcaioli che hanno compreso che il potere è mentitore e fraudolento praticamente su tutto, sono però rimasti attaccati al mito del 41bis come ultima spiaggia della loro credulità: avete un po’ alla volta distrutto ogni fiducia nelle cosiddette istituzioni, lasciateci almeno la forca in cui credere; e se non c’è proprio la forca, almeno il suo succedaneo, ciò che le assomiglia di più, cioè il 41bis. Intanto però i magistrati sono incavolati con Del Mastro e Donzelli, poiché questi hanno incautamente rivelato che il 41bis non è un articolo di legge, ma una sorta di spot pubblicitario, nel quale il messaggio antimafia serviva in realtà a veicolare e venderci qualcos’altro, cioè un nuovo centro di superpotere, il DAP. Il potere discrezionale del DAP è praticamente assoluto, dato che può andare dalla tortura conclamata nei confronti del detenuto, sino alla concessione ai boss al 41bis degli arresti domiciliari, come si è visto nel 2020 con il pretesto del Covid. Del resto il caso Cospito ha messo in evidenza proprio questo, cioè che il 41bis può essere inflitto a chiunque con pretesti fumosi e, con pretesti altrettanto fumosi, può essere revocato a chiunque; perciò il 41bis non è affatto una misura di sicurezza, bensì uno strumento di potere e una merce di scambio. Un ignaro di dinamiche del potere potrebbe supporre che il ruolo di secondino non sia attraente; invece nei mesi scorsi abbiamo appreso che c’è una lotta ferocissima tra i magistrati per andare a svolgere l’ambitissima funzione di capo del DAP. L’ex ministro della Giustizia Bonafede avrebbe offerto e poi negato la direzione del DAP ai supermagistrati Gratteri e Di Matteo. Quest’ultimo ha anche accusato Bonafede di essere stato oggetto di pressioni non trasparenti nella nomina del capo del DAP. Per cercare di discolparsi, Bonafede è stato costretto ad andare a confessarsi in ginocchio da Massimo Giletti, che ormai svolge ufficialmente il ruolo sacerdotale di Grande Confessore e Inquisitore sul tema 41bis. Si può essere certi che non si deciderà nulla sul 41bis senza passare per il placet di Giletti.
Visto quello che ci è stato venduto grazie agli spot antimafia, figuriamoci cosa ci si potrà vendere con gli spot antiterrorismo. Per tenere sempre allegro e allerta il telespettatore con lo spettacolo edificante del vittimismo dei potenti, si potrebbe proporre un nuovo format televisivo, la messa in onda di un’affascinante trasmissione, dal titolo: “C’è posta (anarchica) per te”. Si potrà allestire una sfilata di vip (giornalisti, politici, magistrati, imprenditori, star dello spettacolo), che dovranno mettersi in lista d’attesa per partecipare allo show. Ogni vip avrà il suo momento di gloria, e offrirà pubblica dimostrazione del proprio coraggio ricevendo in diretta una minaccia anarchica, ovviamente senza lasciarsi intimidire. Ci si potrà fregiare del titolo nobiliare, trasmissibile agli eredi, di Vittima del Terrorismo ad Honorem. I trofei andranno dalla semplice lettera, al messaggio sui social, alla scritta sotto casa. Se non arrivasse niente, si sarà sempre in tempo a spedirsi qualcosa da soli ...